PARAFERNALIA

il sonno dell'informazione genera mostri


vediamo bene tutti i giorni notizie quali quelle della strage di erba, dove anche giornali "seri" si sono buttati a pesce sulla colpevolezza del tunisino, o i ripetuti gridi di allarme sulla violenza dei videogiochi che, se si va a vedere, non sono poi così violenti come li si dipinge, smontando dunque il teorema che il bullismo da questo dipende, o la notizia, artatamente propalata da sappiamo chi, che la finanziaria ridurrà in rovina tutte le famiglie italiane, senza che nessuno si sia preoccupato di calcolare in che scaglione sarà, oppure, tornando a tempi addietro, quando si sono scagliati tutti contro una canzone di huey lewis and the news, che solo per il titolo " i want a new drug" fu ritenuta un inno allo schiantarsi in vena chissà quale nuovo intruglio..  ma di esempi così ce ne possono essere a migliaia."l'opinione pubblica..."  espressione che io sostituirei tranquillamente con l'altra locuzione di moda, ovvero "l'immaginario collettivo".faccio una premessa. dovremmo ripulire il campo da alcuni malintesi. uno è che si viva in democrazia. non lo ritengo affatto. come cacchio faccia un demos cosi' allargato a potersi esprimere coscientemente su delle cose delle quali non sa assolutamente nulla non so chi lo possa affermare. la democrazia si ferma ben prima delle assemblee condominiali.. diciamo che non è una dittatura, ma una iconocrazia, dove il potere, se non di decisione, di rappresentazione, ce l'hanno in mano alcune icone mediatiche. un altro è che si possa incidere sulla realtà sostanziale delle cose. quando una monsanto è in grado di ricattare intere nazioni sovrane, voglio vedere come si possa pensare di influire sulle schizofrenie della macroeconomia mondiale e quindi, alla fine, sulle scelte politiche, ma riconducibili a scelte economiche, di un paesino come il nostro.  quando ci ritroviamo in una società che ha, per impraticabilità di alternative, adottato una informazione orizzontale, superficiale dove si è subissati di notizie non verificabili nella loro totalità, è scontato che ci si ritrovi peggio che nei secoli passati dove di ciò che succedeva al di fuori della contea non si sapeva niente. perlomeno, ai tempi, non si soffriva di un senso di impotenza che invece oggi, almeno a me, un po' mi devasta.stava meglio, penso, un boscaiolo della garfagnana che sapeva quando tagliare, come tagliare, dove finiva il bosco suo, di chi era quello accanto e come si facesse il carbone e dove andare a venderlo. sava meglio intellettualmente, dico. gli giravano meno i coglioni.non sapeva e non poteva sapere assolutamente nulla dell'economia mondiale, nè della rivoluzione nel pippelucistan, nè dei burkha di assuan o dei frati sodomiti dell'andra pradesh... ovvio che se lo avesse saputo se ne sarebbe fatta una opinione, ma basata solamente su voci passate di bocca in bocca.. attraverso mille passaggi... moooooooolto diverso da quello che sappiamo noi oggi, eh ?? eh ?? col cavolo ! ognuno di noi è il terminale di qualcosa di cui non sappiamo nulla e ogni notizia è la punta di un iceberg. e come potremmo, in definitiva, sapere abbastanza da avere una opinione meditata, informata? impossibile.siamo quindi alle opinioni slegate dai fatti. viviamo, nonostante ciò che si creda, avvolti in una mitologia di eventi che però, alla fine, qualcosa condizionano.condizionano delle idee le quali, più sono accettate senza ragionamento più sono difficili da cambiare. niente è più radicato di un preconcetto.è un epoca di transizione, dove il concetto romantico, ottocentesco di società, di uomo, si sovrappone ad uno sconvolgimento culturale epocale. la società di massadove ogni metro di giudizio passato è inapplicabile e sostituito da simboli, icone, indici di gradimento o successo immaginari :  il denaro, essere famosi. e giu' per li rami i modi per diventarlo. avere un discreto controllo balistico di una sfera di cuoio, darla in modo oculato e remunerativo, saper organizzare un paio di aeroplani contro dei grattacieli. certo, c'è chi si applica ancora onestamente ad una realizzazione di sè attraverso un impegno personale, sostanziale. ma vi sembra che sia questo quello che viene quotidianamente espresso, veicolato, indicato a modus vivendi ?a me non sembra. ogni giorno è uno sciorinare primati di caccole estratte, di culi all'aria, di erostrati in si bemolle, di bambole di plastica. di slogan, di icone, appunto, che sintetizzano in sè, a volte bene, a volte male, un punto di ritrovo, una bandiera, un collante ideale. ma sotto non c'è niente, assolutamente niente.a proposito... "assolutamente", "senza dubbio", "a 360° ....."  impazzano, no ? ed a uno che premette "assolutamente" ad ogni cazzata che dice, cosa gli controbatti ? lo pigli a martellate o lo mandi affanculo.huxley, orwell, avevano visto avanti nel tempo questa deriva. dove si comunica il nulla e non si esprime più. dove siamo diventati dei passaparola, degli steli di grano mossi dal vento. dove tutto e il suo contrario coincidono, sovrapposti. si pensa e si sa per sentito dire. l'allargamento della conoscenza e dell'infomazione è sempre arretrata rispetto alla reale complessità delle cose e quindi, per sopravvivere, si vola sull'acqua di questo mare, notando solo le onde più grosse, ma senza sapere da dove vengano, dove vadano, e cosa ci sia sotto questa superficie plumbea.da parte mia non ho proprio idea di cosa si possa fare, di cosa si possa dire, di come si possa influire per deviare la marcia dei lemming verso il baratro ecologico che ci aspetta dietro l'angolo. è la mia la schizofrenia che deriva dall'avere una visione, pur se parziale, di cio' che ci aspetta e dal senso di impotenza cosciente che la mia condizione mi impone.