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l'italia degli anti

Post n°13 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da totem63

sono arrivati. sono in piazza. e non sono pochi, come si poteva sperare, credere, pensare.

sono tanti. e non sono fannulloni in gita premio. non sono bande di professionisti, commercialisti, piccoli industriali del bresciano, sciampiste. sono popolo, sono gente.

sono il popolo degli anti. omofobi, razzisti, maschilisti.

"Prodi Zingaro"
"Luxuria pisciati addosso"
"Prodi boia Luxuria è la tua troia"
"Pontida ce l'abbiamo duro"

il popolo che fa i caroselli con i vestiti da sposa, tutti maschi, che prende in giro i matrimoni dei gay. il popolo che salda chiesa e caserma. il popolo la cui sessualità è la fenech ed il cui umorismo è alvaro vitali. il popolo che scoreggia contento in prime time.

ed alla testa di questi italiani i terminali "politici" di questa italia rurale, analfabeta; il campanile della lega, dove l'erba del vicino non è piu' verde perchè ci faccio pisciare il cane, l'orbace in naftalina di AN, dove l'erba del vicino non è più verde perchè al vicino gli ho spaccato la testa, ed il collante di tutto, il venditore di sè stesso, il circenses per tutti, dove l'erba del vicino non è più verde della mia perchè ci ho messo il tendone del grande fratello. abusivo.

sia chiaro a questo punto che berlusconi non è l'anomalia. non è caduto dal cielo.
non è un marziano. certo i suoi se li è pasturati. se la DC in fondo amministrava questi italiani ma senza imporre alcuna cultura se non quella preesistente, conservandola, coltivandola, proteggendola, lui se li è tirati su bene  anestetizzando ogni papilla mentale con  gli hamburgher, si è massaggiato bene la pancia di quell'italia che fino ad allora, pur se controvoglia, condivideva l'idea che comunque i figli andavano fatti studiare e che il lavoro era una cosa seria.  un italia che era sostanza, e che invece ora le figlie spera diventino veline e i figli spacciatori di bond fasulli. l'italia delle scorciatoie, l'italia dell'arrangiarsi sulla pelle degli altri. l'italia delle mafie, delle paure, dell'incultura, dell'analfabetismo, della delega emozionale al centravanti, l'italia dei biscardi.

questa è la vera italia che ha sdoganato, altro che i fascisti. un italia che nulla ha da proporre se non i propri particolarismi, i propri egoismi. orgogliosa però dei propri vizi.

come se don abbondio anzichè essere confuso di fronte al borromeo lo insultasse e lo facesse processare a perugia, dandogli del finocchio e dello spacciatore di droga.

questi italiani che la domenica mattina vanno in chiesa,e sempre meno, vanno a lavare la macchina, vanno a puttane e non assicurano la colf, che prenderebbero a spingardate i migranti fuori dalle acque territoriali, che tirano su i figli come dei semidei preziosi cui tutto è concesso e nulla è negato, sempre in prima fila per difenderli, scrigno prezioso del loro genoma.

e questa italia finalmente a testa alta sfila. sfila contro. contro tutto ciò che è altro, diverso, futuro. e c'è. è tanta. l'italia in doppia fila. e ci dobbiamo fare i conti, con questo popolo; questo popolo che condivide con noi questi tempi duri, dove sarebbe necessario ci fosse responsabilità, coerenza, senso civico, collaborazione, coraggio, azzardo, apertura. ma mica per il sol dell'avvenire. ma per un paese normale, civile, serio. un paese senza soprusi, senza furbizie, senza camorre. un paese dove il diritto è certo, di cui si possa essere se non fieri ed orgogliosi almeno soddisfatti. un paese senza eroi, nel bene e nel male. magari noioso. ma solido.

io non so da che parte andremo. certo la loro è facile, non comporta impegno, studio, lavoro. basta affidarsi alla corrente, dare retta al peggio che è nell'uomo, farsi pensare dagli altri. ma è anche la rovina, l'abiura di ogni civiltà.

ed ho paura, francamente ho paura.

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Commenti al Post:
lubely
lubely il 03/12/06 alle 12:55 via WEB
Paura no. La paura la si ha quando non hai i mezzi per difenderti. Quando si è in pochi contro tutti. Non è il nostro caso. Più che paura io ho un rimpianto. Mi ricordo tanti anni fa Achille Occhetto dire: "Adesso tocca a noi". Mi ricordo un nano pelato che annunciava la discesa in campo. Mi ricordo che lo guardavano come un numero da circo, e quello invece aveva già tutto il piano scritto in testa. Ci siamo fatti fregare. Adesso è più dura. Ma tanto vinceremo lo stesso
 
scilla5
scilla5 il 03/12/06 alle 22:40 via WEB
il figlio di una mia conoscente è andato a Roma con il pullman organizzato per andare a vedere berlusconi. In pratica è tutto gratis, cosi ne ha approfittato per andare a vedere la cugina che abita li'. Dice che sul pullman e cosi all arrivo al megaraduno c erano inni di tutti i generi (scadenti) pro berlusca. E' tornato a casa vergognandosi come un ladro.
 
welly
welly il 04/12/06 alle 01:35 via WEB
Io di paura ne ho. Ma sono ancora convinta che si possa uscirne. Certo, non bisogna "distrarsi" più, nemmeno per un attimo... E non è comunque bello.
 
Stefy14
Stefy14 il 04/12/06 alle 21:27 via WEB
l'ho letto almeno tre volte 'sto post e lo rileggerei all'infinito. da mago delle parole quale sei hai saputo tradurre in scritto quello che le persone come noi hanno nella testa. io non voglio avere paura, se siamo in tanti a pensarla così qualcosa dovrà pur dire. Grazie tot, mi hai fatto venire le lacrime. Stefi
 
Virginia_Woolf2006
Virginia_Woolf2006 il 11/12/06 alle 22:51 via WEB
Premetto che sono assolutamente nuova ai blog, forum o quant'altro sia questo spazio riempito dalle tue accorate, vere e lucidisseime parole. Ho letto quanto hai scritto con condivisione profonda, ammirando l'uso che ai delle parole, le emozioni di sdegno o di partecipazione che sai comunicare e trasferire.Ribolle il sangue alla viste del nano pelato e della sua corte dei miracoli che riesce sempre e comunque a sfoderere furbescamente sorrisi e cotillon. Si stringe la giugulare al pensierpo della sentenza della cassazione...si ribalta lo stomaco all'idea dei modelli che stianno-stiamo propinando alle future generazioni. Nonostante tutto, nonostante la paura, nonostante l'arroganza di chi deride e ostenta celodurismo neofascista, io voglio credere. Credere nella gente come te, come qualli che ancora si indignano, come chi sa ancore discernere e non smettere di pensare.
 
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