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Post n°24 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da totem63

immaginefaccio un paio di esempi, tanto per chiarire.

artigiani africani hanno deciso di fare lance da caccia masai smontabili in tre pezzi così che il turista possa infilarle nella samsonite; idem per le maschere.

altro esempio: ho giusto adesso delle persone in india che si incazzano quando, volendo fare delle foto a delle persone, queste chiedono loro la mancia.

adesso capite quanto deleteri si possa essere ? e quanto delle nostre paturnie portiamo a giro, sicuri, magari inconsciamente, non di essere ospiti in casa d'altri, ma di essere fruitori di servizi dovuti, anche quando poi ci pigliano allegramente per il culo e non ce ne accorgiamo.

insomma, la bufala è che facciamo qualcosa che non è quello che pensiamo di fare, il più delle volte. partecipiamo a dei riti collettivi, scopiazziamo dei comportamenti in orgine si, eroici, ma che possiamo oggi compiere solamente grazie alla massificazione, alla distruzione di tutto ciò che immaginiamo o vogliamo pensare essere autentico ma che, nella stragrande maggioranza dei casi, è un teatrino a nostro uso e consumo.

che le piramidi o la torre eiffel o ayers rock  siano poi quello che siano nessuno lo mette in dubbio. ma è il rapporto con loro che per me vale poco la pena. si è spetatori, si viaggia in bolle d'aria fino al palco privilegiato da dove osservare lo spettacolo, senza notare, molte volte, che il palco è poggiato sul sudore e il sangue di quei poveracci che l'indimenticabile panorama lo abitano 365 giorni all'anno.

e la nostra sola presenza, anche se siamo corretti, ecologici, non razzisti, anche solo per il paragone forzato che comporta, è un virus. ma cosa pensa un bambino di un villaggio dogon quando si vede un imbecille in bermuda e scarponcini che gli fa
le foto ? anche solo fargli vedere che esiste un mondo di transumanti grassi in bermuda gli fa venire delle idee e dei desideri, il più delle volte irrealizzabili, che ne faranno un disgraziato. e tanto per dirlo, lo sapete che i laotiani hanno rifiutato per anni che gli inglesi costruissero un ponte su un fiume che li divideva dalla thailandia, che alla fine hanno perso e che quel ponte ora è l'itinerario privilegiato dei puttanieri di pattaya che vanno a prendere le bambine da buttare nei bordelli ?

ma quindici giorni in oriente e tornare pensando di diventare buddhisti ? ma lo sapete a quanti succede ? trovo assurdo ritenere di poter gettare via come polvere 3000 anni di cultura greco/cristiana in due settimane ma non tanto per il valore della suddetta cultura, quanto perchè ci impregna totalmente, ed è impossibile anche solo lontanamente pensare di far propria una cultura altra, anch'essa di tradizioni millenarie, come fosse un vestito che si cambia.

insomma, viaggiamo pure, ma facciamolo con coscienza, con consapevolezza. e magari decidiamo di spostarsi meno, ma di avere, con meno barriere culturali da superare, un contatto con cose la cui comprensione, meno ostica, ci faccia capire più cose, e più seriamente. ed un altra considerazione. perdetevi. partite a caso.
non fissate nulla, montate in macchina e fatevi conquistare dal nome di un luogo, dallo sfizio del bivio, della stradina sconosciuta. non date retta ai cartelli, quelli vi porteranno sempre sull'autostrada. finite allegramente nelle aie di una colonica, circondati da cani ululanti e doppiette spianate. andate piano, a piedi, evitate i menu trilingue, rischiate il cagotto ma che sia vita e non un film, per quanto bello, visto in una poltrona con l'aria condizionata.

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Commenti al Post:
febbra
febbra il 06/01/07 alle 15:09 via WEB
Grande Tot! Tutti a Frittole! :-)
 
kristalle
kristalle il 07/01/07 alle 00:59 via WEB
E' vero quello che scrivi, sul turista che si lamenta se gli chiedono un'obolo per farsi fotografare, come per quelli che si lamentano del cibo, che vorrebbero spaghetti e insalata e non apprezzano il piacere di assaggiare cibi diversi nel loro luogo di origine (salvo poi andare a pranzare a milano in un ristorante messicano...)Ma io penso che si possa anche viaggiare per il piacere di vedere luoghi, e non per annoiare gli amici al ritorno con le foto, solo per poter dire: io lì ci sono stato. Purtroppo fare il viaggiatore come una volta sarebbe prerogativa di pochi eletti che se lo potrebbero permettere economicamente, e che invece stanno 2 mesi alle maldive...
 
 
luigispi
luigispi il 07/01/07 alle 04:31 via WEB
A parte il tuo solito stile da "pamphlet" e qualche opportuna confessione (è il lavoro che ti fa vivere..), la tua denuncia è fondamentalmente giusta e condivisibile. Ti rammenterei, però, che essa non risulta del tutto nuova. Infatti, in passato, e in epoca non sospetta (prima della massificazione delle vacanze, cioè) il fenomeno è stato ironicamente analizzato e gustosamente stigmatizzato da un grande Personaggio del mondo del Cinema-Arte, tale Jacques Tati (autore, produttore, sceneggiatore,scrittore di colonne sonore e interprete : un Poeta dello schermo morto in povertà). Infatti, precorrendo i tempi con grande genialità, Egli,intuiti i pericoli della massificazione vacanziera, in un linguaggio discreto in "punta di penna" -intelligente e altamente poetico- ne descrive le contraddizioni , le incongruenze e le insopportabili forzature. Il suo discorso, a mio parere, si estende in quasi tutta la sua (ahimè breve) produzione filmistica. In particolare, nelle "Vacanze del signor Hulot" (splendida colonna sonora) e nell'eccezionale "Play-time", in cui tocchi di ironia e romanticismo sottindendono allusioni chiare e dirette al fenomeno sociale da te denunciato. Purtroppo, individualista e ribelle nella vita, non si è mai piegato al conformismo e, forse, per il fatto che abbia sdegnosamente sempre rifiutato omologazioni e precisi "schieramenti" politici, oggi sta cadendo in un ingiusto oblìo. Mentre si ricicla chaplin e totò additati come grandi modelli "culturali". Che tristezza... Ciao, Louis
 
welly
welly il 08/01/07 alle 20:35 via WEB
Ma porca miseria! Per una volta non ero stata breve... e il messaggio è scomparso tra l'invio e l'arrivo. Riscrivo (e forse riassumo). Concordo con te ("te" inteso come totem, ça va sans dire) che viaggiare potrebbe essere fatto in modo molto più creativo, conoscitivo, emotivo, eccetera. Ma un po' - forse - la gente è stanca di pensare e in vacanza vuole la "pappa pronta" (che magari poi non gli piace perché voleva quella della mamma). Credo ci sia anche la paura di avventurarsi fuori dai "soliti" viaggi (a sentire i giornali, ogni volta che si esce dai percorsi organizzati si rischia di tutto). Sicuramente molti viaggiano spesso più per "moda" che per reale interesse. E si finisce col dimenticare che il viaggio dovrebbe essere una sorta di "avventura" e non una riproduzione in posti magari solo un po' più esotici delle abitudini e delle comodità di tutti i giorni. Devo ammettere che capisco poco chi va dall'altra parte del mondo e poi passa il tempo a giocare a scala 40 sotto l'ombrellone, come se fosse a Rimini o a Fregene. Personalmente continuerò a girare "a naso", a volte con piacevoli sorprese, a volte con momenti di sconforto. Ma non per questo smetterò di sognare le Piramidi, Luxor, i templi della Nubia. E la via Inca verso Macchu Picchu... P.S. E continuerò ad apprezzare Chaplin, ma questo è tutt'altro discorso ;-)
 
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