faccio un paio di esempi, tanto per chiarire.
artigiani africani hanno deciso di fare lance da caccia masai smontabili in tre pezzi così che il turista possa infilarle nella samsonite; idem per le maschere.
altro esempio: ho giusto adesso delle persone in india che si incazzano quando, volendo fare delle foto a delle persone, queste chiedono loro la mancia.
adesso capite quanto deleteri si possa essere ? e quanto delle nostre paturnie portiamo a giro, sicuri, magari inconsciamente, non di essere ospiti in casa d'altri, ma di essere fruitori di servizi dovuti, anche quando poi ci pigliano allegramente per il culo e non ce ne accorgiamo.
insomma, la bufala è che facciamo qualcosa che non è quello che pensiamo di fare, il più delle volte. partecipiamo a dei riti collettivi, scopiazziamo dei comportamenti in orgine si, eroici, ma che possiamo oggi compiere solamente grazie alla massificazione, alla distruzione di tutto ciò che immaginiamo o vogliamo pensare essere autentico ma che, nella stragrande maggioranza dei casi, è un teatrino a nostro uso e consumo.
che le piramidi o la torre eiffel o ayers rock siano poi quello che siano nessuno lo mette in dubbio. ma è il rapporto con loro che per me vale poco la pena. si è spetatori, si viaggia in bolle d'aria fino al palco privilegiato da dove osservare lo spettacolo, senza notare, molte volte, che il palco è poggiato sul sudore e il sangue di quei poveracci che l'indimenticabile panorama lo abitano 365 giorni all'anno.
e la nostra sola presenza, anche se siamo corretti, ecologici, non razzisti, anche solo per il paragone forzato che comporta, è un virus. ma cosa pensa un bambino di un villaggio dogon quando si vede un imbecille in bermuda e scarponcini che gli fa
le foto ? anche solo fargli vedere che esiste un mondo di transumanti grassi in bermuda gli fa venire delle idee e dei desideri, il più delle volte irrealizzabili, che ne faranno un disgraziato. e tanto per dirlo, lo sapete che i laotiani hanno rifiutato per anni che gli inglesi costruissero un ponte su un fiume che li divideva dalla thailandia, che alla fine hanno perso e che quel ponte ora è l'itinerario privilegiato dei puttanieri di pattaya che vanno a prendere le bambine da buttare nei bordelli ?
ma quindici giorni in oriente e tornare pensando di diventare buddhisti ? ma lo sapete a quanti succede ? trovo assurdo ritenere di poter gettare via come polvere 3000 anni di cultura greco/cristiana in due settimane ma non tanto per il valore della suddetta cultura, quanto perchè ci impregna totalmente, ed è impossibile anche solo lontanamente pensare di far propria una cultura altra, anch'essa di tradizioni millenarie, come fosse un vestito che si cambia.
insomma, viaggiamo pure, ma facciamolo con coscienza, con consapevolezza. e magari decidiamo di spostarsi meno, ma di avere, con meno barriere culturali da superare, un contatto con cose la cui comprensione, meno ostica, ci faccia capire più cose, e più seriamente. ed un altra considerazione. perdetevi. partite a caso.
non fissate nulla, montate in macchina e fatevi conquistare dal nome di un luogo, dallo sfizio del bivio, della stradina sconosciuta. non date retta ai cartelli, quelli vi porteranno sempre sull'autostrada. finite allegramente nelle aie di una colonica, circondati da cani ululanti e doppiette spianate. andate piano, a piedi, evitate i menu trilingue, rischiate il cagotto ma che sia vita e non un film, per quanto bello, visto in una poltrona con l'aria condizionata.