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da (la Stampa)


Fiducia sul welfare, Prc all'attacco
Fausto Bertinotti, presidente della Camera
Il maximendamento scontenta l'ala sinistra del governo, anche Boselli frena: «Noi con le mani libere»TORINOVia libera dal governo alla fiducia per il welfare ma forte tensione tra gli alleati di maggioranza. Il Pdci parla di «passo indietro» e «lavoratori traditi».Il Prc convoca il gruppo della Camera e la segreteria ma decide di votare la fiducia anche se tutte le critiche restano in piedi. Il segretario Franco Giordano dice «sì a fiducia, ma verifica a gennaio», precisando la necessità di «una nuova fase» anche se al momento «no ritiro dal governo» dei ministri di Rifondazione. Sempre Giordano spiega che anche i dieci dissenzienti del gruppo voteranno sì alal fiducia sul welfare per rispetto di disciplina e per non creare un danno al partito. «Abbiamo deciso di restare legati ad un vincolo con il nostro elettorato, altrimenti a gennaio entrerà in vigore lo scalone Maroni», spiega Elettra Deiana al termine della riunione di gruppo della Camera. Strappo anche dei socialisti di Boselli che annunciano «da domani mani libere», ma voteranno sì alla fiducia. Alla fine di una mattinata di tensioni il governo chiede la fiducia sul welfare su un testo che non è quello dell’accordo con le parti sociali del 23 luglio scorso nè su quello modificato dalla Commissione Lavoro della Camera. L’esecutivo sceglie una terza via presentando un maxiemendamento di sintesi.Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, dice «sostanzialmente poniamo la fiducia sull’accordo del 23 luglio». All’ottimismo di Romano Prodi della mattinata, «troveremo una soluzione che metta d’accordo tutti», nel pomeriggio sono in molti a protestare ed a salire sulle barricate. Alla sinistra radicale non piace la terza via scelta dal governo. «Ancora un tradimento nei confronti dei lavoratori. Siamo insoddisfatti. L’accordo sul welfare è un passo indietro», dice Pino Sgobio capogruppo del Pdci a Montecitorio. Augusto Rocchi, capogruppo di PRC in Commissione Lavoro alla Camera, dice che «ora si apre un problema politico. Per questo è convocata subito una riunione urgentissima della segreteria». Intanto Enrico Boselli si chiama fuori. Dopo aver incontrato a colazione Romano Prodi, parla di «incontro insoddisfacente», annunciando che lo SDI terrà le «mani libere» verso il governo. Per Boselli «il governo si è rimangiato l’impegno assunto al Senato sull’indennità di disoccupazione ai co.co.pro.».