Traduzione

One Art e relative traduzioni


One ArtThe art of losing isn't hard to master;so many things seem filled with the intentto be lost that their loss is no disaster. Lose something every day. Accept the flusterof lost door keys, the hour badly spent.The art of losing isn't hard to master. Then practice losing farther, losing faster:places, and names, and where it was you meant to travel. None of these will bring disaster. I lost my mother's watch. And look! my last, ornext-to-last, of three loved houses went.The art of losing isn't hard to master. I lost two cities, lovely ones. And, vaster,some realms I owned, two rivers, a continent.I miss them, but it wasn't a disaster.  --Even losing you (the joking voice, a gestureI love) I shan't have lied.  It's evidentthe art of losing's not too hard to masterthough it may look like (Write it!) like disaster.(Elizabeth Bishop)E ora le varie traduzioni: quale preferite e per quale motivo?UN'ARTEL'arte di perdere non è troppo ardua.Tante cose dimostrano l'intentod'esser perse. Se avviene, non è un dramma.Perdi una cosa al giorno. Accetta l'ansiadelle chiavi smarrite, dell'ora male spesa.L'arte di perdere non è troppo ardua.Perdi di più e più in fretta, per far pratica.Luoghi, nomi, e dov'era che volevifare un viaggio. Nulla sarà un dramma.Ho perso l'orologio della mamma.Ora, l'ultima o quasi di tre case dilette.L'arte di perdere non è troppo ardua.Ho perso due città, molto belle. E più vastiregni che possedevo, due fiumi, un continente.Mi mancano, ma non è stato un dramma.Anche perdere te (la voce gaia,un gesto amato) non mi smentirà.L'arte di perdere non è troppo arduaanche se può sembrare (scrivi!) un dramma.(Traduzione di M. Guidacci) UN’ARTE (Traduzione di Damiano Abeni) Dell’arte di perdere si è facili maestri; ogni cosa pare così colma dell’intento d’andar persa, che perderla non è un disastro. Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta l’estro delle chiavi perse, dell’ora senza sentimento. Dell’arte di perdere si è facili maestri. Poi allenati a un perdere ulteriore, un perdere più lesto: luoghi, nomi, e ogni dove che la mente voleva visitare. Nulla di ciò sarà un disastro. Ho perso l’orologio della mamma. Impiastro! E di tre amate case non ho salvato niente. Dell’arte di perdere si è facili maestri. Ho perso due città stupende. E in quel contesto, diversi regni miei, due fiumi, un continente. Mi mancano, ma non è stato un disastro. Perfino nel perderti (il riso nella voce, un gesto che amo) non avrò mentito. E’ evidente, dell’arte di perdere non si è difficili maestri anche se può sembrare (e scrivilo!) un disastro. [da Nuovi Argomenti n.11, Quinta serie, Luglio-Settembre 2000] UN’ARTE (Traduzione di Marilena Renda) L’arte di perdere non è una disciplina dura tante cose sembrano volersi perdere che la loro perdita non è una sciagura. Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta la tortura delle chiavi di casa perse, delle ore spese male. L’arte di perdere non è una disciplina dura. Esercitati a perdere di più, senza paura: luoghi, e nomi, e destinazioni di viaggio. Nessuna di queste perdite sarà mai una sciagura. Ho perso l’orologio di mia madre. Era mia ed è svanita – ops! – l’ultima di tre case amate. L’arte di perdere non è una disciplina dura. Ho perso due vasti regni, due città amate, due fiumi, un continente. Mi mancano, ma non è mica un disastro averle perdute. Nemmeno perdere te (la figura, la voce allegra il gesto che amo) mi smentirà. È chiaro, ormai: l’arte di perdere non è una disciplina dura, benché possa sembrare (scrivilo!) una sciagura. Un’arteL’arte di perdere non è difficile da imparare;sembra che così tante cose voglianoessere perse che la loro perdita non è una tragedia, Cerca di perdere qualcosa ogni giorno. Accetta la noiadelle chiavi perse, dell’ora trascorsa malamente.L’arte del perdere non è difficile da imparare. Cerca di perdere sempre di più e sempre più velocemente:luoghi e nomi e mete che ti attendonoancora. Lasciale andare tutte quante. Ho perso l’orologio di mia madre. E vedi, l’ultimadelle mie tre case amate se n’è pure andata.L’arte di perdere non è difficile da imparare. Ho perso due belle città. E due terreniche erano miei, due fiumi, un continente,mi mancano, ma non era una tragedia. Perfino perdere te ( la tua voce scherzosa, un gestoche amo) non è la prova contraria. E’ ovvio,l’arte di perdere non è troppo difficile da imparareanche se sembra (scrivilo!) proprio una tragedia.(Traduzione di Stefanie Golisch)UN'ARTE
Perdere è un'arte e non vuole maestro; son tante le cose che naturalmente si perdono, e perderle non è disastro.Perdi un cosa al giorno. Accetta il maldestro di chiavi perdute, di un'ora insipiente. Perdere è un'arte e non vuole maestro.Poi prova a perdere ancora, perdere presto: i luoghi e i nomi, una meta imminente e niente di ciò ti sembrerà un disastro.Ho perso l'orologio di mia madre. Tosto ho perso tre case: non ho più niente. Perdere è un'arte e non vuole maestro;Ho perso due belle città. E tutto il resto, i miei regni, due fiumi e un continente. mi mancano, certo, ma non è un disastro. --Anche perdere te (gli scherzi, un gesto che amo). Non m'inganno. E' evidente Perdere è un'arte e non vuole maestro. anche se all'occhio sembra (scrivilo!) un disastro. (Traduzione di Andrea Sirotti) Una sola arte L’arte di perdere non è difficile da imparare;così tante cose sembrano aspettaredi essere perse, che perderle non è un disastro.Ogni giorno perdi qualche cosa. Accetta l’ansiadi chiavi perdute, di un’ora spesa male.L’arte di perdere non è difficile da imparare;allora impara a perdere di più, a perderepiù in fretta:luoghi e nomi e dov’è che avevi in mentedi andare. Non sarà mai un disastro.Ho perso l’orologio di mia madre. E guarda!l’ultimao la penultima di tre amate case ho perso.L’arte di perdere non è difficile da imparare.Ho perso due città, belle. E, più vasti,i regni che possedevo, due fiumi, un continente.Mi mancano, ma non è poi un disastro.Anche perdere te (la voce giocosa, i gestiche amo) sarà la stessa cosa. È evidenteche l’arte di perdere s’impara fin troppo prestoanche se pare (scrivilo!) un disastro. (versione di Gabriella Sica, dal suo libro Emily e le Altre.Con 56 poesie di Emily Dickinson, Roma, Cooper, 2010)