trampolinotonante

I suoni degli Angeli


**************************************************************************************************I suoni degli Angeli "Non odi nell'aria suoni che dicono l'amore di tutti gli esseri viventi?" ( Haerest thou not sounds i' the air which aspeack the love/ of all articolate beings?) Questi i versi che  Percy Shelley, tenerisimo poeta inglese degli inizi dell'800, nella scena V del secondo atto del  " Prometeo liberato"  fa recitare ad Asia ( simbolo della Natura). Un interrogativo cui , due secoli dopo, sembra rispondere Bob Dylan in una sua bellissima canzone dal titolo " Tree Angels: " ..the angels play on their horns all day- the whole earth in progression seems to pass by - but does anyone hear the music they play - does anyone even try..."___ ovvero___ " ...Gli Angeli suonano le loro trombe tutto il giorno- la terra intera sembra oltrepassarli- ma nessuno sente la musica che suonano- neppure ci prova-..."  
Ci troviamo in una condizione di dialogo distante due secoli, che si muove sull'onda di un sentimento lucido, assoluto e che come miraggio luccica in un deserto senza oasi. Non è soltanto l'eco di un abbandono lirico ma anche una risonanza muta in un mondo interiore. Sono parole che guardano senza sguardo, che parlano senza voce, private del loro stesso respiro ma che vivono di un'incessante contemporaneità. Una domanda morbida, sfumata, sognante.  Una risposta come senso di una coscienza che reclinando su se stessa vive di eterna tristezza, ineluttabilmente umiliata e ricacciata nella propria solitudine. Incessante principio di una domanda e  incessante fine di una risposta.
 Molte parti del mondo  in questi tempi non sentono la musica che gli Angeli suonano ma, questi luoghi , folli e tremanti, sentono l'orrida paura, il sapore della polvere e la vista di templi e grattacieli e case, che divelti, rotolano senza angoli né ripari. Luoghi che, come rappresi in un grumo di simboli,  stentano ad essere il respiro stesso della loro vita subendo l'incessante riduzione della loro memoria, sospinta e indifesa nello scontro fra fedi di ciclopica grandezza o incuneata fra  le mareggianti inconsistenze di un dialogo fra il diritto e la criminalità organizzata. 
 L'egoismo e la durezza orgogliosa non sentono i suoni che dicono l'amore. L'architettura del tempo, della storia degli uomini, esige più qualità che non l'architettura dello spazio. L'architettura del tempo ora va per accensioni e bagliori di fuoco tra intervalli di indifferenza e forse anche in mezzo al nostro distaccato disinteresse.
La tragedia di questi popoli e di queste città  rischia di svaporare in una certa indeterminatezza per cui anche la tenera dolcezza della pietas  che eleva e trasferisce il sentimento nella zona più pura dello spirito, sembra indurirsi come roccia. Scrive Italo Calvino nella prima delle sue Lezioni Americane: " ...In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa..." .
In questi luoghi della terra, alcuni lontani, altri a noi vicinissimi,  la volontà di pace e di giustizia marcia contro vento e i venti non dicono mai quello che preparano. Se sono contrari soffocheranno anche i suoni degli Angeli.
******************************************************************************************I bassorilievi sono di Agostino di Duccio. Rimini, Tempio MalatestianoIl disegno " Gli Ulivi della Gioia" è di Trampolino Tonante