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Allarme ebola: le falle della gestione emergenza


Tra le tante ansie sociali che affiggono i paesi del mondo ci mancava solo questo pericolo di morte. Il timore per l’espansione dell’ebola, che ha già mietuto diverse vittime, è cresciuto anche in ragione di un’approssimativa gestione che dell’emergenza è stata fatta, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di “fare ammenda”.Tuttavia, proprio in questi giorni, ecco uno spiraglio di luce: l’infermiera spagnola di quarantaquattro anni, Teresa Romero, sembra non mostrare più tracce di ebola nel sangue. Anche se i primi esami di accertamento sono risultati negativi, essere cauti è un dovere. La donna, infatti, è stata colpita da una brutta infezione polmonare, che la rende cagionevole e potenziale vittima di una ricaduta dell’ebola. Solo quando sarà a tutti gli effetti fuori pericolo e gli ulteriori e successivi test saranno risultati negativi potrà essere dichiarata la sua guarigione. Finalmente una speranza sembra nascere in mezzo alla paura del contagio di massa. Ma l’esame di coscienza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non può nascondersi dietro questa nuova fiducia. Errori e incompetenze sono state rilevate un po’ ovunque dalla stessa OMS nella gestione della reazione al diffondersi del virus a livello internazionale. Risposte inadatte sia dagli Stati Uniti, che dall’Africa dell’Ovest, dove è stata la burocrazia politica a esprimersi al massimo della sua incompetenza. Proprio ivi è arrivato il “mea culpa” dell’OMS. Qui gli uffici principali sembrano essere diretti da personaggi nominati per ragioni politiche dal direttore dell’OMS Africa, che di fronte alla scoperta del virus sembrano non aver reagito in alcun modo.