Boutique del suino

Di ritorni in torni


Greta viveva con la madre semibuia e un gatto chiamato Andrea in un appartamento che a vederlo dalla soglia, in piedi sullo stoino, avresti detto carino sarchiando la suola alle scarpe ma che ad entrarci... ad entrarci, ti saresti messo ad urlare voglio uscire da te, fammi uscire da te scarificandoti con le unghie pel panico mezza faccia nel momento stesso in cui la porta,richiudendosi sinistramente da dietro, ti avesse fatto giungere tra le scapole il soffio, anzi, lo stronfio diaccio del battente che gira sui cardini e non cigola, no no no, ma stronfia spostando una gran massa d'aria come stronfiano le massaie grasse che salgono le scale, simili a partorienti quando nei film il poliziotto della stradale improvvisatosi ostetrico ingiunge loro (le partorienti, non le massaie grasse) di respirare forte e poi queste qui sbuffano berciano e ti scacazzano uno stronzone peloso sui sedili posteriori dell'auto che muore strangolato dal cordone ombelicale... la porta, si diceva, gira sui cardini, impatta il telaio fissato nello stipite e come un mantice parlante, aderendo all'infisso e lasciando scorrere linguacciuto e insinuante il chiavistello nel bucio, mentre il soffio ti vibra sulla nuca e ti scende per la collottola fin tra le natiche, dentro al soffio ti sussurra un sussurrio di cose terribili sul conto di Greta, la madre semibuia e il gatto chiamato Andrea.