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Post n°160 pubblicato il 06 Marzo 2012 da Friederich_Haarman
Sono scappata da un laboratorio.
E’ stato facile: ho detto che volevo prendere una boccata d’aria fresca, ne ho diritto anch’io, me la sono svignata.Non che stessi male, solo mi ero stancata di essere sbatacchiata da un vetrino all’altro,
e poi non mi piaceva stare sotto osservazione, sono una tipa riservata. A dirla tutta ero anche preoccupata.
Sentivo i più giovani, imprudenti, bisbigliare: volevano fermare il tempo cellulare. Ho capito subito
che stavano pensando a me, per via del nome che porto, Mirta, non sono mica scema.
L’ho visto, quasi trasparente, ciliato, in controluce; si muoveva in doppia elica avvitandosi
leggero, come non avesse peso e direzione, non sapeva dove andare. Me lo sono portato via,
prima che il giorno terminasse ammazzandomelo di dolore.
Un gesto avventato, ve lo dico subito, non ho attenuanti.
Mi dispiace per voi. Cronobio, amore mio patogeno, la testa tra le nuvole, fatti vedere ancora un po’ mentre sorridi e vibri; lascia che appoggi lo sguardo al tuo, che mi sostiene, come certa musica.
Ti hanno fatto per non perdere i ricordi, di queste cose non capisco quasi niente, ma l’idea non mi pareva tanto buona. Te lo ripeto ogni mattina, ma ascolti poco: troppe cose in quella testa, non importa.
Mi piace entrare nel tuo sonno mescolato, quello che di notte cancella ogni dolore (ma non a te).
E se ti stacchi, e ti volti piano per non svegliarmi, ti vengo ad abbracciare da dietro.
Cosa sarà del mondo, più tardi, quando ci uniremo?
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