Sensazioni interiori

I giovani e mio figlio.


In questo periodo discuto molto con mio figlio, ma devo dire che molte volte non ci capiamo e si è creato fra di noi come una sorta di barriera, che non ci consente di trovare la giusta armonia famigliare, la scuola è sicuramente il motivo principale delle nostre discussioni. Lui ha 14 anni e frequenta la prima liceo scientifico, devo dire che il suo impegno non risulta del tutto sufficiente, in particolare quello che mi fa arrabbiare è che sembra che abbia paura di studiare troppo, s'impegna quel minimo indispensabile per prendere la sufficienza, però in questo modo rischia continuamente di trovarsi impreparato e difatti in alcune materie è andato sotto. Ma non è solo la scuola che mi sta preoccupando è il suo modo di porsi in questa società, lo vedo sempre di più omologarsi negli stereotipi consumistici del momento che sono poi quelli che alla fine gli impediscono di crescere individualmente.  L'abbigliamento che utilizza fa a pugni con la mia mentalità, non sopporto di vederlo con jeans sbiaditi e consumati che costano una cifra soltanto per seguire una stupida moda e  tenersi i capelli pettinati nel modo più strano. Faccio sempre più fatica a capirli questi giovani, compreso mio figlio, che non fanno mai il minimo sforzo per cambiare questa società che sta cadendo a pezzi e diventano sempre di più individualisti pensando soprattutto a farsi i comodi loro, non a caso pretendono sempre qualcosa senza mai dare niente in cambio. A volte mi domando, ma questa scuola a cosa serve? Dovrebbe essere il luogo di crescita di questi ragazzi, non soltanto culturale ma anche civile e personale, mentre invece mi accorgo che questi giovani si trovano alla fine del loro percorso in condizioni peggiori di come eravamo noi 40 anni fa, perché se non altro avevamo un modo di pensare molto più realistico e socievole. Certo ci sono ancora ragazzi e giovani che riescono a crescere bene, ma questa società ormai nel suo complesso non è più in grado di dare gli stimoli giusti ad una generazione che si trova sempre più sola e che ha un grande timore del domani.