faria

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana


Ne avevo lette di tutti i colori sul Pasticciaccio, ma, spavaldo ed un po’ tronfio, mi dicevo che sarei stato benissimo in grado di affrontare quelle pagine dal linguaggio che veniva definito, molto sommariamente, desueto. Ma che spavento mi hanno inflitto le prime due o tre lette! Un ingegno quasi sovrumano era stato capace di intessere quei vocaboli di continuo ricreati, rimaneggiati, rispolverati da profondi archivi della memoria, da una cultura vasta quanto ricca e succulenta. Per mia fortuna mi sono ripreso abbastanza in fretta. Dopodiché la lettura del libro, a tratti, accendeva in me dei lampi da visionario, da mistico della narrazione che prova l’esperienza estatica della trascendenza, quasi rapito da un’ebbrezza panica, come una baccante che segua danzando il dio coperto di pelli di pantera.Crogiolarmi nella ricchezza infinita del romanzo, mai saccente, sempre condita da una giusta dose di ironia, come una pietanza giusta di sale, a volte esaltata da spruzzate di atroce sarcasmo, sempre inflitto più che meritatamente, mi ha dato dei momenti di felicità, mentre in questo periodo di mio non lo ero.