triathlon

NEI GIARDINI CHE NESSUNO SA


Sono trascorse ormai due settimane da quando, più o meno all'ora di pranzo, una telefonata di mia figlia mi comunicava che il suo amato nonno..non c'era più. Ho voluto rimanere in silenzio in queste due settimane, volutamente in silenzio, in rispettoso silenzio, perchè ho creduto che fosse il modo più naturale e semplice per rendere omaggio al nonno, che aveva fatto del silenzio il suo mondo, essendo impossibilitato a parlare per questi lunghissimi sei anni, cadenzati dai rumori delle macchine attaccate al suo corpo martoriato, incaricate di gestire la sua sopravvivenza. Avevamo atteso tutti questo triste giorno. L'avevamo atteso, l'avevamo temuto, ma forse anche auspicato il prima possibile, trovando mille e più difficoltà nell'accettare la visione di una così feroce e palese sofferenza che non lascia spiragli neppure al nulla, e stride con tutto ciò che possa essere chiamato vita.  L'avevamo anche immaginato questo istante, ipotizzando come comunicarlo poi a mia figlia, essendo cosi profondo, esclusivo e di una purezza unica il rapporto nipote-nonno che avrebbe meritato una delicatezza particolare, ma è invece avvenuto il contrario..ed è stata lei a dirlo a noi. Così va la vita.. Mi sono ritrovato di colpo a rivivere istanti lontani oltre 13 anni, stessa diagnosi, stesso decorso anche se questo più agonizzante e lungo, stessa mesta conclusione, quando la voce di mia madre mi svegliava dall'illusione che mio padre potesse vincere l' impari battaglia contro questa vile e subdola malattia degenerativa. Sono spesso però i momenti più drammatici e tragici a regalarci lezioni di vita. E credo che in fondo anche un corpo inanimato e privo di ogni minima reazione fisica, possa offrircene. Mi fa piacere voler credere che poche settimane fa, quando fiero e balzante ho salutato il nonno posandogli sopra la mia medaglia di Podersdorf, lui l'abbia percepito, l'abbia per così dire...vissuto. E mi fa piacere voler credere, e di questo ne sono più convinto, che l'ultima cosa che sia riuscito a vedere..sia stato il sorriso di sua nipote. Sono forse piccoli appigli che noi "che rimaniamo" cerchiamo per non abbatterci troppo e trovare comunque un ripiego consolatorio, ma sono importanti.  "Mi dispiace per il vuoto..gioisco per la sua rinascita"  diceva un sms tra le centinaia di dimostrazioni di affetto e di vicinanza ricevute. E queste credo siano davvero le parole più appropriate..E' ormai finita la stagione agonistica di triathlon, e in questi mesi autunnali sarà solamente un allenarsi per puro piacere e senza obbiettivi di gare, anche se ne ho già messe nel mirino un paio per il prossimo anno. E' sempre una bellezza particolare però fare qualche uscita con i compagni di squadra, tra la vasca della piscina e l'asfalto della corsa, visto che la bici l'ho ormai appesa in garage in attesa della prossima stagione. Domenica, ho ricorso un "over20" con una fatica immane, ma è stato suggestivo ed importante accompagnare, almeno per un tratto coloro che stanno preparando le imminenti maratone. Unico veto in questi allenamenti di squadra...è che non è permesso parlare di calcio. Ed è un veto che ho dittatorialmente imposto io... chissà perché
.. Ma questo fine settimana mi ha regalato un'inattesa emozione nell'assistere allo spettacolo dei detenuti del carcere di Saluzzo denominato "Amunì" dell'attività di laboratorio della Compagnia Voci Erranti. Oltre alla bravura, alla capacità artistica, al coinvolgimento visivo ed emozionale, gli attori hanno saputo interpretare al meglio il ruolo a loro assegnato, trasmettendo quella profondità così particolare che un tema così delicato richiedeva..."una storia di figli..in attesa del padre.." (!) ... “Davanti a me vedo un gruppo di detenuti che si muovono in un grande spazio vuoto. Li osservo e vedo uomini nel pieno della vita, nell'età di essere padri. Basta un gesto involontario o una parola uscita dal controllo e la visione cambia completamente, ora li vedo figli. Figli-padri, padri-bambini, figli difficili e padri assenti, figli senza padri non perchè orfani ma in quanto privi di padri autorevoli, testimoni delle responsabilità della vita. Ora vivono nell'attesa del ritorno alla libertà e nel frattempo, diventati loro stessi padri, attendono il ritorno del padre..." . Bravi davvero