Tra i firmatari della Costituzione della Repubblica[
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Umberto Terracini firma la Costituzione, Roma 27 dicembre 1947.Eletto deputato e vicepresidente dell'
Assemblea Costituente nel
1946, un anno dopo ne sarà presidente dopo le dimissioni di
Giuseppe Saragat. È lui a firmare la
Costituzione italiana insieme al Capo dello Stato
Enrico De Nicola e al Presidente del Consiglio dei ministri
Alcide De Gasperi.Favorevole all'alleanza coi socialisti nel
Fronte Democratico Popolare, a seguito dell'
attentato a Togliatti, avvenuto il 14 luglio
1948, presenta una
mozione di sfiducia al governo guidato dalla
Democrazia Cristiana, che secondo lui ha la responsabilità morale e politica dell'attacco al leader comunista. La mozione, in cui Terracini fece uso dell'espressione "complesso del tiranno" per indicare che a suo dire la DC stava imitando i metodi del
Partito Nazionale Fascista, viene respinta con 173 voti contrari e 83 favorevoli.Nel medesimo periodo fonda il movimento "
Solidarietà democratica" con l'intento di difendere le libertà democratiche e di fornire assistenza legale e materiale agli arrestati per motivi politici e alle loro famiglie.Fu in questi anni, e precisamente nel 1948, che Terracini fu costretto a convolare frettolosamente a nozze con la sua compagna, la bella
attrice di
cinema e
teatro Maria Laura Rocca; questo per sedare lo scandalo nascente. Infatti, la Rocca era ancora ufficialmente sposata con il
colonnello Giuseppe Bisazza, dal quale aveva anche avuto un figlio, Oreste, e quindi i due risultavano due pubblici
concubini, intollerabile immoralità per l'epoca. Durissime le parole sul fatto dei quotidiani dell'epoca: "... La concubina che con lui (cioè Umberto Terracini) continua a vivere nell'appartamento di
Montecitorio, da entrambi trasformato in volgare alcova di comodo per illegittimi ed immorali incontri, al pari di una qualsiasi camera ammobiliata...".
[6] Una volta legalizzata la sua situazione matrimoniale, Terracini decise di
adottare il figlio della Rocca, che prese così il nome di Oreste Bisazza Terracini, che oggi è uno dei più affermati avvocati romani.La reazione al rapporto di Chruščëv sui crimini di Stalin[
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modifica wikitesto]Quando, nel marzo del
1956,
Togliatti tornò da
Mosca dopo aver ascoltato il rapporto di
Nikita Chruščëv (allora segreto) sui crimini di
Stalin, Terracini ricordò la sparizione del suo amico
Béla Kun ed esortò i compagni di partito a non accontentarsi di condannare gli "errori" (così li definiva Togliatti) del regime sovietico, bensì ad avere l'onestà di fare insieme una dura autocritica su come i comunisti di tutto il mondo si fossero trincerati dietro il loro "desiderio di non sapere":
[7]«Qui non si tratta di chiarire degli errori. Si tratta di disporci tutti a una sincera e severa autocritica che stabilisca, di fronte al partito e di fronte soprattutto alla nostra coscienza, fino a che punto la nostra cosiddetta "disciplina" sia stata invece quiescenza e omertà coi delinquenti».
[8]L'appoggio all'intervento sovietico in Ungheria[
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modifica wikitesto]Nel novembre del 1956, in linea con le posizioni del partito sulla
rivolta ungherese, salutò l'entrata delle truppe sovietiche che misero fine al governo
Nagy con le seguenti parole: "Questa mattina abbiamo saputo che le truppe sovietiche, di stanza in Ungheria, sono intervenute per porre fine ai massacri in atto, a scudo dei combattenti per la costruzione del socialismo. Questo fatto non può che trovare unanime appoggio e solidarietà in tutti i veri democratici e socialisti italiani."
[9]Anni sessanta e settanta[
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modifica wikitesto]Terracini confermò fino alla morte il suo seggio alla
Camera dei deputati, dove nel
1954 eseguì un intervento indignato quando lo scudo crociato non diede le autorizzazioni fondamentali per poter realizzare la
Festa dell'Unità. Nel
1962 viene candidato alla presidenza della Repubblica, ma (dopo 200 preferenze al primo scrutinio e 196 al secondo) esce dalla possibilità di elezione; nel
1964 ci riproverà ma, nonostante il considerevole aumento di consensi (da 200 a 250, per tutti i 12 scrutini su 21 in cui lotta per la vittoria) fu sconfitto da
Giuseppe Saragat.Nel
1971 fu tra i firmatari della
lettera aperta pubblicata sul settimanale
L'Espresso sul caso
Pinelli, in cui si accusava il commissario
Calabresi di essere un "torturatore". Negli
anni settanta partecipò attivamente alle campagne innocentiste a favore di alcuni esponenti della
sinistra extraparlamentare quali
Giovanni Marini[10] (condannato per l'omicidio di
Carlo Falvella),
Achille Lollo[11] (condannato per il
Rogo di Primavalle) e
Fabrizio Panzieri[12] (condannato per l'omicidio di
Miki Mantakas). Non può peraltro essere sottaciuto il suo impegno nel favorire il ritorno in Italia dall'Urss ed il sostegno nei primi difficili anni offerto a Dante Corneli, il comunista di Tivoli, oppositore di Stalin, incarcerato nel 1936 e deportato nel Gulag staliniano. Umberto Terracini seguì con simpatia sia l'edizione (1977) delle memorie di Dante Corneli, sia l'edizione (1982) delle lettere al fratello Mario di Emilio Guarnaschelli, l'antifascista torinese fucilato nell'Estremo Oriente siberiano nel 1937, curata da Nella Masutti.Vecchio saggio della politica italiana, negli ultimi vent'anni della sua vita svolge un ruolo marginale nello scacchiere istituzionale.