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Di Vittorio


 Fondazione G. Di Vittorio: Ocse, la vera faccia della diseguaglianza
La Fondazione Giuseppe Di Vittorio ripropone un'analisi delle diseguaglianze crescenti nel nostro Paese sulla base dei dati del rapporto Ocse diffuso alla fine di maggio. L'Ocse ha diffuso infatti la versione in italiano del Better Life Index, che dal 2011 si propone di misurare le condizioni di "benessere" nei 34 paesi membri (più Brasile e Federazione Russa) su 11 dimensioni che superino la sola misurazione in termini di Prodotto Interno Lordo. La fotografia che ne esce per l'Italia non è certamente confortante, dato che il nostro paese si colloca al di sotto della media dei paesi considerati in quasi tutte le dimensioni, sicuramente in quelle più significative. Inoltre, si confermano le larghissime distanze tra le diverse regioni, con condizioni ancora peggiori nel Mezzogiorno.Secondo l'Ocse, infatti, l'Italia vanta buoni risultati solo in poche valutazioni sul benessere. Si colloca, infatti, al di sopra della media in quanto a equilibrio lavoro-vita privata e stato di salute; ma al di sotto della media in quanto a impegno civile, abitazione, benessere soggettivo, qualità ambientale, occupazione e guadagni, e istruzione e competenze. In Italia, il reddito medio disponibile pro-capite aggiustato era pari a 25.166 dollari annui, leggermente inferiore alla media Ocse, pari a 25.908 dollari annui.Si riscontra, tuttavia, un notevole divario tra le fasce più ricche della popolazione e quelle più povere: il 20% più ricco della popolazione, infatti, guadagna circa 6 volte le somme guadagnate dal 20% più povero. In termini di occupazione, in Italia il 56% delle persone di età compresa tra 15 e 64 anni ha un impiego retribuito, al di sotto del tasso medio di occupazione Ocse (65%). In particolare, in Italia il 66% circa degli uomini ha un impiego retribuito, a fronte del 47% delle donne.  L'indice sfata anche qualcuno dei molti luoghi comuni diffusi - anche dall'Ocse stessa - sull'Italia, rilevando che la garanzia del posto di lavoro rappresenta un altro fattore costitutivo essenziale della qualità occupazionale. Coloro che si trovano di fronte a un rischio elevato di perdere la propria occupazione sono più vulnerabili, soprattutto nei paesi in cui il sistema di protezione sociale è meno sviluppato. In Italia, i lavoratori hanno una probabilità del 5,9% di perdere il lavoro, una cifra superiore alla media Ocse del 5,4%, dato che colloca il nostro paese al 27esimo posto tra i 36 considerati. (sul sito della Fondazione la nota completa: www.fondazionedivittorio.it)