Dedicato alle Donne

Da Il bene tolto di Giusi D'Urso: Incipit


Nella città fluviale l’aria è lattea e nel pomeriggio sembrasospesa, come quella delle vie deserte ed incurvate o deilungofiume accesi, a riflettere monumenti e case ocra earancio. In una di quelle case, dalle finestre strette e le tendinea smerlo, giace la donna, con gli occhi chiusi ma nondorme. Sdraiata sul divano e discinta, nella vestaglia diciniglia bianca, scivolata nei lembi semiaperti, è assorta eferma. Presa da un ricordo, da una malinconia, del tempofantastico della propria infanzia. Come se dall’immotosilenzio riaffiorasse in lei il chiasso ed il vocio di quei cortili,i colori e le figure.Contrasta adesso, quel rumoroso ricordo, con la sua vitaquieta nella città settentrionale. La sua natura è sopita, elei gioca con le immagini evocate del passato, recitando iframmenti di quegli anni e i brandelli di un altra vita, chesua poteva essere e non è.Respira lentamente ed apre a tratti gli occhi di quel nocciolaintenso. Percorre la sfilza solitaria, ripetendo nellasequenza intrecciata, i passi e i nomi e i luoghi di queltempo.Adesso è nella città del fiume, e le pare strana quellacalma, l’opalescenza lattea dell’aria. Le strade vuote nell’ecodei passi, tutte quelle case ocra e arancio, dalle finestrechiuse.Eppure ci vive.A volte si perde, scivolando come una goccia di pioggiasul vetro umido di una finestra, e allora va indietro neltempo, sbucciando se stessa, a cercare ancora nei ricordi lastessa sequenza di fatti e persone di un tempo fantastico.La sua infanzia in quel lontano paese, suo come una cicatrice.Rincorre le visioni come bolle di sapone, che galleggiandonella stanza, indecenti e panciute, riflettono i pensieriquieti e li ravvivano.Aldo conosce quei momenti. La vede estraniarsi, passarsileggero un dito sulle labbra e sprofondare in qualchepensiero cupo, sdraiata sul divano o vicino alla finestra.Sembra che la frequenza del respiro cali. Inutile parlarle inquei momenti, lei non ode o risponde a monosillabi.Riemerge poi, con fare svelto, sbuffando sui capelli scesi sulviso, come a levarsi da un pensiero, a mostrare di tuffarsidi nuovo nella vita con lui, come se niente fosse accaduto.Lui non sa i suoi pensieri, né saprà mai dov’è andata.Pensa, quella donna dagli occhi nocciola, screziati dipagliuzze dorate. E l’estraniarsi così è diventato eserciziodi consunzione. Scandaglia la sua vita, ne cerca forse unaragione, o semplicemente l’afferra per non perderla.Comunque la rumina e questo la riempie.Si sveglia di soprassalto nella notte con una frase intesta. Quel suo ricordo le urge come se mai fosse statoimportante come adesso. Quel tempo, da cui è voluta scappare,ancora la tiene legata con bolle traslucide, liquide evaganti, evocate quando annega nei ricordi in quel paesecolorato.Le sembra quasi di vederlo il paese sdraiato lungo lavalle.Una valle solcata da un fiume, le cui acque insaziabili eforti hanno eroso rocce laviche, facendone statue grottesche.Le colline circostanti scendono verdi e nodose e, comedita di un arto rapace, s’insinuano fra case antiche edimesse.Lo vede, nel riflesso del ricordo, e tutto le sembra intatto,come fosse passato un solo attimo dall’ultima lunga,calda estate. Il quartiere più antico, la campagna circostante,il via vai della gente che saluta con un lento cennodella testa. Lo stesso odore pregnante di fiori d’arancio.Tutto come allora, nonostante il tempo irrimediabilmentetrascorso.http://www.giusidurso.com