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IL PUNTO "G" ESISTE DAVVERO ?


Tutti lo cercano ma nessuno sa dove si trovi esattamente. Tanto che molti esperti ne mettono persino in discussione l’esistenza. Il dibattito su cosa davvero sia il punto G femminile è ancora lungi dall’essere terminato, e divide gli studiosi tra chi si dice in grado di identificarlo con esattezza e chi invece lo ritiene una pura e semplice invenzione. Una polemica che prosegue attraverso le pagine di Geo, il mensile Gruner+Jahr/Mondadori diretto da Fiona Diwan in edicola questo mese. Il punto G è stato ribattezzato in questo modo nel 1982 in onore del sessuologo americano Grafenberg, che per primo lo avrebbe descritto negli anni cinquanta. Ma un recente articolo pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology lascia trasparire parecchi dubbi sull’esistenza del punto G, definito “un moderno mito della ginecologia, un fraintendimento degli scritti di Grafenberg e degli studi sulla prostata femminile”. Una scuola di pensiero che trova molti estimatori anche in Italia. Come Vincenzo Puppo, medico sessuologo di Firenze del Centro Italiano di Sessuologia, che a Geo smentisce la teoria secondo cui il punto G sarebbe una zona a sensibilità maggiore costituita da un sistema di ghiandole che circondano l’uretra, la cui stimolazione provocherebbe l’orgasmo vaginale: “Ma come può una ghiandola procurare un orgasmo?”, si chiede Puppo. “Non credo affatto che il punto G esista. Basta leggere l’articolo di Grafenberg per rendersi conto che l’autore non ne ha mai parlato e che tutta la letteratura scientifica al riguardo si basa su studi condotti su un basso numero di pazienti”. Di avviso totalmente opposto Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia H. San Raffaele Resnati: “Il punto G si trova sulla parete anteriore della vagina, a 3-4 centimetri all’interno rispetto all’entrata vaginale. Studi recenti hanno dimostrato che è un derivato della prostata maschile. Si tratterebbe di un residuo embrionale che per tale ragione può essere tanto, poco e per nulla sviluppato”. Nonostante il dibattito sia ancora aperto l’esistenza del punto G è largamente accettata. Un’anomalia che può comportare delle conseguenze a livello psicologico per una donna: “Se è convinta che il punto G esista”, aggiunge Puppo a Geo, “e non riesce a trovarlo perché non risponde alla sua stimolazione, può pensare di avere qualcosa che non va, mentre è stata informata in modo non corretto sulla sua sessualità”. (La Stampa) P.S. Allora esiste o no ? o dovete farcele girare ancora a lungo con sta storia... E rispondete né, non fate finta di avere mal di testa :-)