***T®iL£y***

Post N° 211


Il 14/8 seguivo il TG1 delle 20,00  .... Il monologo di Valentino Rossi, il pentimento della Mattel, le code in autostrada e bla bla blaQuasi al termine del TG hanno trattato il triste argomento della violenza sulle donne. Mi ha fatto tanto male vedere relegata questa tragica realtà a tappabuchi per riuscire ad arrivare all’orario stabilito per la fine del TG.Ancora più sconvolta dal modo in cui se n’è parlato, un dramma personale di migliaia di persone ridotto a mere cifre statistiche... X% di donne tra i 20 e 50 anni subscono violenza, X stupri consumati, X violenze domestiche, X decessi da tale data a tale altra data...Non ho potuto fare a meno di pensare  che dietro quelle cifre ci sono tante sofferenze individuali, tanti drammi personali che rimarrano segno indelebile, tanto dolore e tante lacrime.Una di quelle donne potrei essere io, potrebbe essere la ragazza che ti siede accanto in autobus, la donna che incroci sul pianerottolo di casa. Tante tristi storie personali nascoste dal silenzio, silenzio a cui aggrapparsi per illudersi che non sia accaduto nulla, silenzio che urla nell’intimo di ognuna.Io, invece voglio riportare la testimonianza di una di loro, ne ho la sua totale autorizzazione con la sola preghiera ti mantenerle l’anonimato, perciò se qualcuno dovesse riconoscerla è pregato di far finta di nulla.DAL BLOG VIOLENZA SULLE DONNE Questo non è il mio nick ufficiale, Yole non esiste è la maschera di un sera, è il velo che nasconde la vergogna è la voce della sofferenza. Yole rompe il silenzio che è durato per troppi anni.Non riesco a parlare di questa brutta esperienza liberamente, ma so che ho bisogno di farlo per voltare definitivamente pagina.Era il 1994 quando lo conobbi, mi colpirono i suoi occhi, credo di essermene innamorata al primo sguardo. Cominciò a corteggiarmi con molta delicatezza e pensai che fosse la persona con cui avrei diviso la mia vita.Per tanto tempo sono stata felice con lui. Passava il tempo e mi convincevo sempre di più che fosse la persona che mi completava, che con lui sarei stata la persona più felice del mondo e che avremmo condiviso la nostra vita fino alla fine dei nostri giorni. Tutti tentavano invano di avvertirmi, mi dicevano che con lui avrei sofferto perché in passato non si era comportato da vero uomo, e inaspettatamente la sua indole violenta sarebbe tornata.Io ero talmente innamorata da non notare alcun indizio.Continuò così fino a febbraio 2001 quando mi accorsi di aspettare un figlio.Non lo avevamo programmato, ma una vita non può mai essere un "errore", fui felice della novità e credetti che lo sarebbe stato anche lui. Ricordo in ogni minimo particolare il pomeriggio passato a organizzare quella che per noi sarebbe dovuta essere la serata più bella allietata dalla stupenda notizia che avevo per lui.A dispetto delle mie aspettative, quando emozionatissima gli dissi che attendevo un figlio, nostro figlio, rimase in un silenzio irreale e un lampo passò nei suoi occhi. Non riuscivo a capire cosa accadesse, dopo qualche minuto mi disse "devi abortire", senza nessuna spiegazione. Spiegazione che ho continuato a chiedergli, ma che non ho mai avuto. Io mi rifiutai, ma continuai a stare con lui sperando che cambiasse opinione. Credo che anche lui abbia fatto le stesse riflessioni, ma rimanemmo entrambi sulla stessa posizione e così vennero i litigi sempre più insistenti, fino a quel maledetto 17/3/2001 quando all'ennesimo litigio si scatenò la sua furia sferzante. Sotto i suoi colpi non sentivo il dolore fisico, il mio unico pensiero era proteggere il bimbo che avevo in grembo, mi rannicchiai in un angolo con la testa appoggiata alle ginocchia e le braccia a proteggere il mio grembo dai suoi calci, finché le forze vennero meno e svenni. Il mio risveglio avvenne in un letto d'ospedale con la mia migliore amica accanto al letto a tenermi la mano. La prima cosa che feci fu passare la mia mano sul basso ventre con la speranza di riuscire a cogliere la presenza del mio bimbo, mi sembrò di sentirlo. Era solo illusione, la mia amica non ebbe il coraggio di darmi la notizia, chiamò il medico che dopo avermi fatto un resoconto di tanti paroloni tecnici mi disse che il bimbo non c'era più. Non avrei mai visto il colore dei suoi occhi, non avrei mai potuto accarezzare il suo viso, mai avrei baciato la sua fronte, mai stretto le sue mani.Sono passati più di sei anni, sono passate le ferite fisiche il male rimane parte di me.Solo da quando ho raccontato l'accaduto ho cominciato a riacquistare la fiducia in me stessa, solo ora non mi sento colpevole del fallimento più grave quello di non aver protetto mio figlio a sufficienza, solo ora comincio a riacquistare la speranza del domani.Ho voluto raccontare la mia storia per sollecitare eventuali altre persone vittime di violenza domestica a non chiudersi nel silenzio. Quel silenzio mi ha condotto nella depressione, per uscirne ho lottato tanto, chiedete aiuto perché da sole è molto difficile. ROMPETE IL SILENZIO 1522 E' il numero "Antiviolenza Donne"offre protezione, sostegno e assistenza alle donne vittime di violenza