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9/1/2008 (9:6) - ALLARME SANITA' Vibo Valentia: la sedicenne fu uccisada scossa elettrica in salaoperatoria
Federica Monteleone avrebbe potuto essere salvata VIBO VALENTIAFederica Monteleone, la sedicenne morta il 26 gennaio scorso dopo un intervento di appendicectomia, eseguito nell’ospedale di Vibo Valentia, avrebbe potuto essere salvata se l’anestesista rianimatore avesse attivato le procedure necessarie. È quanto emerge dalla perizia del professor Pietrantonio Ricci, consulente della procura della Repubblica del tribunale di Vibo Valentia, depositata il 5 gennaio scorso. Federica Monteleone morì in seguito a un arresto cardiaco determinato verosimilmente da un black out elettrico verificatosi in sala operatoria ed in seguito al quale la paziente rimase per alcuni minuti senza ossigeno. Il perito scrive testualmente: «La morte di Federica Montenapoleone è da ascriversi a insufficienza cerebrale acuta da danno anossico del parenchima celebrare per arresto del circolo ematico di origine cardiaca a seguito di elettrocuzione». Più precisamente, secondo quanto scrive il perito, si sarebbe trattato di «passaggio di corrente elettrica attraverso il corpo a mezzo di elettrodo a contatto con la cute». A ciò - aggiunge il professor Ricci - «deve aggiungersi quale concausa il comportamento dell’anestesista rianimatore che non verificando parametri vitali e misconoscendo l’arresto cardiaco non ha provveduto alla manovra di rianimazione, che, con criterio di elevata probabilità prossimo alla certezza tecnica, avrebbero consentito la ripresa dell’attività cardiaca e salvato la vita della paziente». Federica Monteleone mori nell’ospedale di Cosenza, dove era stata trasferita, dopo alcuni giorni di coma. In seguito al suo decesso risultano indagati l’anestesista rianimatore Francesco Costa e l’infermiere Mario Silvestri.