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AL DANNO SI AGGIUNGE LA BEFFA!


La Thyssen contro il sopravvissuto "Lo denunceremo" ALBERTO GAINO - LA STAMPA TORINO Memorandum segreto dei vertici dell’acciaieria "Rogo colpa degli operai: non dovevano distrarsi". L’operaio: "Per loro sono scomodo, l’unico che può raccontare quella tragica sera" Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto della squadra arsa viva alla ThyssenKrupp di Torino, è nel mirino dell’azienda. In un documento sequestrato dalla Finanza all’amministratore delegato del gruppo italiano, il tedesco Harald Espenhahn, si scrive con nettezza che l’operaio «va fermato con azioni legali». Perché, in tv, sostiene accuse sempre più pesanti nei confronti della Thyssen. «Pesanti e false» per l’autore della nota (non firmata) che sostiene che la colpa dell’incendio è da attribursi agli operai, i 7 morti e il superstite: «Si erano distratti». Il documento doveva rimanere riservato e servire al vertice aziendale come memorandum sul da farsi, a partire dalla «difficile situazione ambientale» torinese annunciata all’inizio della scorsa estate sul giornale interno («Inside») come una delle ragioni per cui ThyssenKrupp aveva deciso di chiudere l’impianto. Il documento è una lista dei cattivi: va dalla magistratura torinese rompiscatole, Guariniello in primis, con le sue inchieste «impossibili » (lo è pure questa?), al ministro del Lavoro, il torinese Cesare Damiano. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello non era uno sconosciuto per i manager Thyssen. Nel 2004, in seguito a un disastroso incendio nello stabilimento torinese, per fortuna senza vittime, era riuscito a far affermare in tribunale la responsabilità colposa di 5 dirigenti tra cui il predecessore italiano di Espenhahn (primo dei nuovi indagati). Anche se l’anonimo notista, con qualche fonte torinese, ora sembra vendicarsi e scrive di lui che le sue inchieste «non vanno da nessuna parte». Il riferimento al ministro del Lavoro è lapidario: non si può far pressione sul governo italiano perché c’è lui, visto malissimo per essere schierato apertamente dalla parte dei lavoratori. Adesso si capisce che cosa intendesse l’azienda per «difficile situazione ambientale torinese». Tanto più dopo la strage del 6 dicembre, con quell’unico sopravvissuto e testimone oculare finito in cima alla lista dei cattivi. «Ma non lo si può attaccare pubblicamente », precisa l’autore delle 7 pagine: l’operaio è diventato un simbolo, circondato da simpatia e solidarietà in una città in cui i comunisti e i sindacati «sono più organizzati e forti» che altrove. Incredulo Boccuzzi riempie d’incredulità la prima reazione: «Ci mancava pure questa». Si prende una breve pausa e aggiunge: «Ho semplicemente raccontato le cose per come erano andate, senza acrimonia. Ero choccato, lo sono ancora, può immaginare come va avanti la mia vita». L’accusano di divismo televisivo, in realtà di essere diventato con la sua faccia il simbolo di questa strage annunciata da troppi segnali. «Mettendola così, capisco che possano prendersela con me. Se vado in tv e sono disponibile con voi giornalisti è per testimoniare come ho visto morire i miei compagni, e delle volte che avevamo minacciato di bloccare la linea 5 perché facessero lavori per la sicurezza ». Boccuzzi va avanti di slancio: «Sono diventato scomodo. Se fossi morto assieme ai miei compagni non avrei potuto raccontare del telefono interno che non funzionava e di come non si potè dare immediatamente l’allarme, né degli estintori vuoti...». Nel documento si ribalta la responsabilità dell’incendio sugli operai. La difesa della multinazionale potrebbe davvero diventare questa? In una nota pubblicata sul sito di ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni il 12 luglio 2007 si magnifica l’attenzione del gruppo per la sicurezza, partendo da una considerazione che ora pare interessare la magistratura: «L’incendio, che nel 2006 ha gravemente danneggiato alcuni impianti dello stabilimento di Krefeld della ThyssenKrupp Nirosta, dimostra quanto serio sia il rischio di simili eventi all’interno di realtà come le nostre, dove le potenziali cause d’incendio sono moltissime». Il documento le elenca: «Da quelle elettriche alle esplosioni, sino alla distrazione umana ». Qui scatta il possibile aggancio col memorandum segreto: «Gli operai si sono distratti ».