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Smascherato il satellite spia che sta per caderci addosso


Chi va e chi viene. Mentre il laboratorio europeo “Columbus” finalmente approda alla Stazione Spaziale Internazionale, un satellite spia americano sta per precipitare sulla Terra. Evento rischioso e anche misterioso per l’assenza di informazioni ufficiali. Ma se gli Stati Uniti proteggono con il più stretto segreto militare l'oggetto che minaccia di caderci sulla testa in seguito a un’avaria verificatasi subito dopo il lancio dalla base di Vandenberg, in California, il 14 dicembre 2006, il satellite, convenzionalmente indicato con la sigla Usa-193, non è altrettanto abile nel mantenere il riserbo. Alcuni astronomi dilettanti italiani specializzati in questo genere di osservazioni sono riusciti a individuarlo nel cielo e ne hanno ricavato dati sufficienti per calcolarne l’orbita e le dimensioni. Questi dati, messi nelle mani di Luciano Anselmo e Carmen Pardini, due esperti di meccanica celeste del Laboratorio di Dinamica del volo spaziale di Pisa (Cnr), hanno raccontato parecchie cose che il Pentagono tace (né potrebbe fare diversamente: è il suo mestiere). In sintesi: il satellite rientrerà nell’atmosfera intorno al 12 marzo, la sua massa è assai più piccola di quanto i giornali hanno fantasticato, i frammenti si distribuiranno su un’area lunga 500 chilometri e larga 50, la probabilità che uno di essi colpisca l’Italia è molto al di sotto dell’uno per cento e i rottami spaziali raggiungeranno il suolo cadendo a perpendicolo come una mela dall’albero a velocità comprese tra 50 e 500 chilometri all’ora a seconda della loro forma aerodinamica.E’ un bella e curiosa storia di collaborazione tra abili dilettanti del cielo e astronomi professionisti ad altissima specializzazione. Sorvegliando con pazienza e sistematicità la volta celeste, gli astrofili hanno scoperto che, in particolari condizioni di illuminazione, un’ora dopo il tramonto e prima dell’alba, il satellite Usa-193 è visibile a occhio nudo perché lancia piccoli flash riflettendo la luce del Sole. Gli astrofili sono anche riusciti ad accertare che i pannelli solari che avrebbero dovuto fornire elettricità al potente radar di cui è dotato non si sono aperti. Attualmente il satellite percorre un’orbita ellittica inclinata di 58 gradi rispetto all’equatore, con il punto più vicino (perigeo) a 254 chilometri dal suolo e il punto più lontano (apogeo) a 275 chilometri. A queste quote c’è ancora un residuo di atmosfera che frena per attrito la corsa del satellite, la cui velocità è di circa 8 chilometri al secondo. La perdita di energia dovuta all’attrito gradualmente fa abbassare l’orbita. Quando Usa-193 sarà sceso a un centinaio di chilometri, in pochissimo tempo precipiterà nell’atmosfera e a 80 chilometri incomincerà a disintegrarsi. In buona parte si vaporizzerà come una grossa meteora, ma i frammenti più massicci, oltre il centinaio di chilogrammi, potranno raggiungere al suolo.E’ importante, allora, conoscere il peso totale del satellite, informazione tenuta riservata. Bene: sulla base delle orbite e delle dimensioni ricavate dagli astrofili, ipotizzando che a subire l’attrito frontale con le molecole dell’atmosfera sia una superficie di 16 metri quadrati, Luciano Anselmo e Carmen Pardini hanno calcolato che la massa di Usa-193 dovrebbe essere tra 2,9 e 3,3 tonnellate: meno di un terzo delle 10 tonnellate di cui allarmisticamente si è parlato. La caduta avverrà su un’area compresa tra 58,5 gradi di latitudine nord e sud: una fascia che ospita quasi tutta la popolazione del pianeta (il 99,9 per cento). Dove cadrà però si potrà predire solo un giorno prima dell’impatto.Parecchi oggetti fuori controllo di queste dimensioni, e anche decine di volte più pesanti, sono rientrati nell’atmosfera. Se ci basiamo sull’esperienza del passato, la probabilità che qualcuno subisca danni da un frammento è circa una su mille. La soglia di allarme per convenzione è una probabilità su diecimila. Dunque qualche motivo di preoccupazione c’è. Ma l’Italia è piccola rispetto alla superficie della Terra sorvolata dal satellite: la probabilità che un frammento finisca sulla nostra penisola è inferiore all’uno per cento.Gli allarmisti hanno evocato il rischio che a bordo del satellite si trovino materiali radioattivi. Cosa molto improbabile: i pannelli solari fanno pensare che Usa-193 non abbia bisogno di generatori a radioisotopi. Altamente tossica è l’idrazina, propellente che serve ad azionare i motori di assetto di tutti i satelliti, ma questa sostanza brucerà interamente ad alta quota. In ogni caso è prudente non toccare eventuali frammenti. Questa volta a cadere dal cielo non sarà la manna di biblica memoria ma qualcosa di più indigesto.