THE ROCK
Quest blog è l'evoluzione, o meglio, il figlio legittimo di uno stile intramontabile...il blues! Se volete fare un tuffo nella musica con ordine, cliccate su: TUTTO DI BLUES e Mr. Black. A presto!
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Salve a tutti e benvenuti in questo blog. Mi piacerebbe tanto fare un viaggio musicale attraverso foto, video, album, recensioni ma soprattutto con i vostri commenti. Come ho scritto nel titolo, per fare questo viaggio con ordine, sarebbe meglio partire dalle origini...cioè da dove è nato il rock! Cliccate su http://blog.libero.it/BUESHOUSE/view.php TUTTO DI BLUES, http://blog.libero.it/WorldBlues/view.php?nocache=1201612547 ontheroad e a seguire, http://blog.libero.it/MrBlack/ Mr. Black. Spero di poter stuzzicare la vostra voglia musicale.
C.D.G.
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HIGHWAY TO HELL
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Post n°1 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da backtherock
Volendo classificare questo periodo lo si potrebbe considerare la fase embrionale del Rock, con intensi riferimenti al panorama sociale dell'epoca. Il prodotto che nascerà in questo decennio, il cosiddetto Rock'n'roll, rappresenterà di fatto l'anello comunicante fra le culture radicate negli Usa dei bianchi e dei neri, che con la musica troveranno un primo ponte di dialogo e confronto. La nuova musica nascente fondeva i "riff" ritmati del blues e dell'R&B con le melodie folk e country e questo connubio non sarebbe stato possibile se non grazie alla radio, elemento mediatore in mezzo a due realtà così differenti. Non a caso i vari artisti, a seconda del ceppo "etnico" di provenienza, hanno tutti iniziato con i generi delle rispettive tradizioni, giungendo però al loro superamento con l'innovazione.
Dal sito web.tiscali.it |
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Post n°3 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da backtherock
ELVIS PRESLEY
DAL SITO: www.wikimedia.org |
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Post n°5 pubblicato il 15 Febbraio 2007 da backtherock
Il demonio del rock... Lui non è ne il "re" ne il "Boss"...lui è il "Killer". ...Ma sai che è strano, la stessa musica per cui sono stato espulso da scuola è lo stesso genere di musica che oggi suonano nelle loro chiese. La differenza è che io so di suonare per il diavolo e loro no". (J. L. Lewis) Nato a Ferryday, Louisiana, il 29 settembre 1935, Jerry Lee Lewis è uno fra i più turbolenti e selvaggi figli del rock'n'roll. Miscelando rhythm & blues e boogie-woogie coniò uno stile personalissimo che avrebbe fatto la storia del rock'n'roll. A differenza di molti suoi contemporanei si accompagnava al pianoforte che suonava con straordinaria velocità e accanimento tali da sembrare posseduto. La sua musica era ipnotica, demoniaca. I suoi testi erano continue provocazioni al senso pubblico del pudore. Durante le sue performance ignorava i costumi sociali lasciandosi andare a quell'energia ribelle e libidinosa che il rock'n'roll gli trasmetteva come nessun altro musicista bianco prima. Vi invito ad entrare in questo sito www.jerryleelewis.com Testo Dal sito: www.musicclub.it |
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Post n°6 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da backtherock
Gli anni d'oro e il rock sinfonico. Come già si è detto, la nascita del prog è segnata dalla pubblicazione di "In the court of Crimson King" nel '69. Dall'uscita di questo fondamentale album dei King Crimson si è assistito ad un proliferare di band molto innovative per l'epoca, che tendevano ad inserire nella loro musica elementi di derivazione della musica classica o della tradizione folkloristica; si andava oltre le canzoncine di 3 minuti con i refrain immediatamente memorizzabili e si dava ampio spazio a lunghe esecuzioni strumentali. |
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Post n°9 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da backtherock
Emerson, Lake & Palmer I virtuosi del progressive
"Emerson",nato nella cittadina inglese di Todmorden, nello Yorkshire,fin da bambino si Discografia: 1970 - Emerson Lake and Palmer/1971 - Tarkus/1971 - Pictures at an Exhibition (live)/1972 - Trilogy/1973 - Brain Salad Surgery/1974 - Welcome Back My Friends (live)/1977 - Works vol. 1/1977 - Works vol. 2/1978 - Love Beach/1979 - In Concert (live)/1987 - Emerson Lake and Powell/1992 - Black Moon/1993 - Live at the Royal Albert Hall (live)/1994 - In the Hot Seat/ 1998 - Then And Now Dal sito: http://it.wikipedia.org
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Post n°10 pubblicato il 05 Marzo 2007 da backtherock
L'hard-folk progressivo di Michele Chiusi Pochi gruppi possono vantare una longevità e una coerenza artistica come i Jethro Tull, in tal senso secondi solo ai Rolling Stones, e per pochi gruppi come i Tull si è creata e cronicizzata una Discografia: This Was (1968)-Stand Up (1969)-Benefit (1970)-Aqualung (1971)-Thick as a Brick (1972)-Living in the Past (1972)-A Passion Play (1973)-War Child (1974)-Minstrel in the Gallery (1975)-Too Old to Rock 'n' Roll: Too Young to Die! (1976)-Songs from the Wood (1977)-Heavy Horses (1978)-Bursting Out (live) (1978)-Stormwatch (1979)-A (1980)-The Broadsword and the Beast (1982)-Under Wraps (1984)-Crest of a Knave (1987)-Rock Island (1989)-Live at Hammersmith '84 (1990)-Catfish Rising (1991)-A Little Light Music (1992)-Nightcap (1993)-Roots to Branches (1995)-J-Tull Dot Com (1999)-Living with the Past (2002)-The Jethro Tull Christmas Album (2003)-Nothing Is Easy: Live at the Isle of Wight 1970 (2004)-Aqualung Live (2005) Dal sito: www.ondarock.it |
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Post n°11 pubblicato il 12 Marzo 2007 da backtherock
Dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Rolling_Stones |
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Post n°12 pubblicato il 12 Marzo 2007 da backtherock
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Post n°13 pubblicato il 12 Marzo 2007 da backtherock
Nel 1990, visto che i Glimmer Twins non hanno riscosso un particolare successo con i loro progetti solisti, si torna all'ovile e con Steel Wheels si riaprono i battenti della premiata ditta Stones. Segue immancabile tournée mondiale e album live. Ecco fino al 1997 si procede così: album ogni tre anni tour e poi, inesorabile, disco dal vivo. Dal 1997 con Bridges to Babylon nulla più, se non qualche traccia inedita nell'ennesima antologia (40 Licks) che celebra il quarantennale della Band.Per strada si è perso Bill Wyman che dai primi anni '90, annoiato dalla pantomima, ha mollato il colpo e ora si diverte con una nuova band "The Rhythm Kings" deputata solamente ad una musica energetica e di puro divertissement; è stato sostituito da Darryl Jones, però come collaboratore non come membro ufficiale della band.Nell'agosto del 2005 ripartono per una nuova tournèe, mondiale ovviamente e il 2 settembre 2005 ha visto la luce A Bigger Bang un disco di canzoni nuove che dopo circa 8 anni dà un seguito a Bridges to Babylon. Pare che ci sia anche una canzone velatamente dedicata a Condoleezza Rice ("Sweet Neocon"). Al loro concerto a Rio de Janeiro hanno partecipato oltre 1.500.000 persone. Discografia:1964 - The Rolling Stones (UK, aprile)-1964 - England's Newest Hit Makers (US, maggio)-1964 - 12 x 5 (US, 24 ottobre)-1965 - The Rolling Stones No.2 (UK, 15 gennaio)-1965 - The Rolling Stones, Now! (US, 13 febbraio)-1965 - Out of Our Heads (UK-US)-1965 - December's Children (US)-1966 - Aftermath (UK-US)-1967 - Between the Buttons (UK-US)-1967 - Flowers (US)-1967 - Their Satanic Majesties Request-1968 - Beggars Banquet-1969 - Let It Bleed-1971 - Sticky Fingers-1972 - Exile on Main Street-1973 - Goat's Head Soup-1974 - It's Only Rock'n Roll-1976 - Black and Blue-1978 - Some Girls-1980 - Emotional Rescue-1981 - Tattoo You-1983 - Undercover-1984 - Rewind-1986 - Dirty Work-1989 - Steel Wheels-1994 - Voodoo Lounge-1997 - Bridges to Babylon-2005 - A Bigger Bang |
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Post n°14 pubblicato il 18 Marzo 2007 da backtherock
I Beatles erano un gruppo musicale britannico, originario di Liverpool e in attività dal 1960 al |
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Post n°15 pubblicato il 18 Marzo 2007 da backtherock
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Post n°16 pubblicato il 18 Marzo 2007 da backtherock
I primi contrasti.
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Post n°17 pubblicato il 18 Marzo 2007 da backtherock
Dicografia Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP Magical Mystery Tour, che in USA uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su compact disc. Tutti i dischi fino a Magical Mystery Tour uscirono su etichetta EMI/Parlophone. Dal White Album in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, ma in realtà si trattava comunque di edizioni EMI. Please Please Me - 22 marzo 1963 -With the Beatles - 22 novembre 1963 -A Hard Day's Night - 10 luglio 1964 -Beatles for Sale - 4 dicembre 1964 -Help! - 6 agosto 1965 -Rubber Soul - 3 dicembre 1965 -Revolver - 5 agosto 1966 -Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - 1 giugno 1967 -Magical Mystery Tour (doppio extended play) - 8 dicembre 1967 -The Beatles (doppio LP, noto anche come White Album) - 22 novembre 1968 -Yellow Submarine - 13 gennaio 1969 -Abbey Road - 26 settembre 1969 -Let It Be - 8 maggio 1970 |
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Post n°18 pubblicato il 25 Marzo 2007 da backtherock
Creedence Clearwater Revival Il trio originario, The Blue Velvets, costituito da John Fogerty, Cook e Clifford, si forma nel 1959 a El Cerrito, California. Reclutato Tom Fogerty, a metà degli anni '60 la band firma per la Fantasy Records, che cambia il nome del gruppo in The Golliwogs, con riferimento a Golliwog, un pupazzo-menestrello di un libro per bambini. Vengono pubblicati sette singoli, tra cui Brown Eyed Girl, che tuttavia non ricevono alcuna attenzione da parte del pubblico. Nel 1967 la band cambia nome in Creedence Clearwater Revival. John Fogerty diventa il vero leader del gruppo, scrivendo la maggior parte delle musiche e dei testi. L'album omonimo d'esordio, in cui spiccano Susie Q e la ben nota I Put a Spell on You riceve un'ottima risposta commerciale. Nel 1969 esce "Bayou Country", che delinea l'originale genere dei Creedence: un solido swamp rock che affonda le radici nel country e nel blues. Con i due album successivi, "Green River" e "Willy and the Poorboys" (Bad Moon Rising, Down on the Corner, Lodi, Fortunate Son), la band lascia definitivamente il segno nella storia del rock americano, soprattutto grazie alla vena compositiva e alla voce aggressiva di John Fogerty. Ad agosto i Creedence si esibiscono al festival di Woodstock. "Cosmo's Factory", immediatamente successivo al primo tour europeo, risulta il loro album più venduto, e contiene le celeberrime Who'll Stop the Rain, Run through the Jungle e la cover di I Heard It through the Grapevine di Marvin Gaye. Nel 1971 esce "Pendulum", album meno convincente e ultimo a formazione completa. Pochi mesi dopo infatti Tom Fogerty abbandona la band e intraprende una carriera solistica di scarso successo. Nonostante la perdita di Tom, esce 'Mardi Gras (1972), un album più "democratico", lasciando spazio alla composizione e alle voci di Cook e Clifford. A ottobre i CCR si sciolgono ufficialmente. L'unica riunione avverrà nel 1980, in occasione del matrimonio di Tom. Quest'ultimo, dopo aver contratto l'AIDS da una trasfusione di sangue, morirà nel 1990. Tre anni dopo i Creedence sono ammessi alla Rock and Roll Hall of Fame. Nel 1995 Cook e Clifford fondano i Creedence Clearwater Revisited, riproponendo in tour i vecchi successi. Discografia: Chronicle Vol. 2 (2LP Fantasy, 1986, ant.)The Movie Album (Fantasy, 1985, ant.) Chooglin (Fantasy, 1982, ant.)Creedence Country (Fantasy, 1981, ant.)The Royal Albert Hall Concert (Fantasy, 1980, live)Chronicle (2LP Fantasy, 1976, ant.)Live In Europe (2LP Fantasy, 1970, live)More Creedence Gold (Fantasy, 1973, ant.)Creedence Gold (Fantasy, 1972, ant.)Mardi Gras (Fantasy, 1972)Pendulum (Fantasy, 1971)The Golliwoogs (Fantasy, 1975, materiale pre - Creedence)Cosmo' s Factory (Fantasy, 1970) leggi la recensioneWillie & The Poor Boys (Fantasy, 1970)Green River (Fantasy, 1969)Bayou Country (Fantasy, 1969)Creedence Clearwater Revival (Fantasy, 1968) Dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Creedence_Clearwater_Revival
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Post n°20 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da backtherock
Gli AC/DC sono un gruppo hard & heavy australiano, formatosi a Sydney nel 1973. Sebbene il gruppo sia considerato universalmente come australiano, quasi tutti i suoi membri sono nativi britannici. Gli AC/DC sono tra i gruppi di maggior successo nella storia del rock: i loro album hanno venduto più di 150 milioni di copie nel mondo, di cui oltre 68 milioni nei soli Stati Uniti |
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Post n°21 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da backtherock
Verso il successo internazionale. |
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Post n°22 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da backtherock
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Post n°23 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da backtherock
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Post n°24 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da backtherock
The Who |
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Post n°25 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da backtherock
ALLMAN BROTHERS Dalla ridente cittadina di Macon spuntarono fuori due fratelli ambedue amanti del blues e del jazz, si chiamavano Duane Allman alla chitarra (estrema) slide, e Gregg Allman, all'Hammond e dintorni e soprattutto alla voce, che piu' nera non si poteva per un bianco, e per giunta biondissimo. Spaziarono in lungo e in largo, prestando la propria arte e carpendo segreti ad artisti gia' affermati e non come Wilson Pickett, Aretha Franklin, Boz Scaggs, Laura Nyro ecc., fondarono il loro primo gruppo, The Hourglass, ma era una prova quella ancora troppo acerba per un potenziale esplosivo che di li' a poco sarebbe deflagrato attraverso la mitica banda dei fratelli Allman. Unirono le forze a quelle dei due fratelli, Butch Trucks e Jay "Jaimoe" Johanson, che andarono a formare una delle prime multiformi e variegate sezioni ritmiche mai udite fin li': la doppia batteria. La sezione ritmica venne arricchita dall'apporto di un virtuoso del basso elettrico rispondente al nome di Berry Oakley; il tutto raggiunse il proprio completamento con l'inserimento di una seconda chitarra che fungeva sia da base ritmica che solista, Mr. Richard "Dickey" Betts. La musica di questo nucleo di virtuosi dello strumento era un condensato che spaziava verso una moltitudine di generi: vi era presente il blues, con la sua carica espressiva, il boogie, per il ritmo frenetico, il jazz per un modo nuovo di concepire musica dal vivo e per l'attitudine free-form, ovvero improvvisazione e sperimentazione senza confini nei concerti; il country faceva capolino qua e la', cosi', tanto per non rinnegare il proprio passato e per una certa riverenza nei confronti della (a loro) vicina Nashville. Questa country music si evidenziava soprattutto quando le tematiche del gruppo si facevano piu' malinconiche e romantiche, adatte a creare un'atmosfera e una colonna sonora di bivacchi all'aperto intorno ad un fuoco, e possibilmente in una prateria o in un deserto, il tutto per tener fede ad uno stile di vita "southern". Da tutto questo mix di suoni che confluivano e creavano il bagaglio musicale degli Allman Brother Band, spunto' fuori una diramazione che di li a poco sarebbe anch'essa esplosa, ovvero il southern rock. Definire gli Allman Bros. "una band di rock sudista", come si legge su un bel numero di enciclopedie del rock, e' alquanto limitativo. Gli Allman Bros. hanno un variegato numero di facce: possono essere "southern" attraverso le danze piu' furenti e virili, ma possono pure essere fusion nella loro voglia di abbattere i confini ristretti di certa musica, possono essere romanticamente country, o enfaticamente gospel, come possono riuscire a toccare le corde piu' intime del sentimento attraverso ballate bluesy. Il palco era il loro terreno preferito, o campo di battaglia, una canzone di 3 minuti, sul palcoscenico poteva esplodere, nascere e rinascere sotto molteplici luci, essere distorta analizzata da qualsiasi punto di vista. Nel periodo che e' a cavallo fra la fine dei '60 e l'inizio dei '70, gli Allman Bros. dovevano rivaleggiare e competere con un'altra grandissima jam-band: ovvero i Grateful Dead. Ma i due gruppi non si sono mai pestati i cosiddetti piedi perche' avevano un modo diverso di confrontarsi; i Dead erano piu' spirituali e ipnotici: si potevano vedere ai loro concerti sterminate distese di giovani in trance, rapiti dal loro avvolgente sound psichedelico; per quanto riguarda gli Allman Bros, invece, il movimento e la frenesia era il giusto habitat per una cosiddetta assimilazione musicale. Gli Allman Bros dal vivo erano piu' virili e viscerali, le loro erano autentiche prove di forza, maratone all'insegna di un approccio fisico e corporale; le parti solistiche non nascevano da colorate ballate lisergiche, ma da una carica emotiva piu' primordiale e meno nobile, eppur ugualmente attanagliatrice per la sua sinuosa carica selvaggia. La chitarra slide tirava fuori dal manico note che sembravano sconosciute, le percussioni alternavano interruzioni e riprese veloci, una seconda chitarra elettrica dava il cambio a tutto questo scenario per creare una sceneggiatura musicale tutta diversa dalla precedente, quando improvvisamente subentrava un Hammond a levigare certe spigolature precedenti di suono. Insomma, gli Allman Bros dal vivo erano un labirinto di trame, che traevano forza vitale appunto dal cambio e dall'integrazione stessa di tutti quegli strumenti, cosi' virtuosisticamente accarezzati e martirizzati allo stesso tempo. Come ogni band, anche The Allman Brothers avevano i loro leader, ovvero proprioi due fratelli. Duane, il piu' grande chitarrista slide di ogni epoca, che ha ridefinito lo stile e quella particolare tecnica chitarristica a base di feeling e di un semplice cilindretto metallico (a volte pure di vetro) per creare autentiche autostrade fra le stelle su di una scia melodica spettacolare e toccante. Gregg, il minore dei fratelli, ha meriti che vanno oltre il semplice ruolo di tastierista, vantando una voce (e non e' un esagerazione) fra le piu' belle in assoluto dell'intero panorama rock, una voce nera profonda e calda, capace di adattarsi a ogni suono, e di accarezzare come un leggero refolo di vento ogni centimetro dell'animo umano. Dopo gli esplosivi esordi su vinile con "The Allman Brothers Band" (1969) e "Idlewild South" (1970), la consacrazione del gruppo avviene con il doppio dal vivo "The Fillmore Concerts" (1971). Si comincia con "Statesboro Blues": Duane sfodera una introduzione fluida e levigata attraverso il suo slide-sound, Gregg non e' da meno e si prodiga in un cantato blueseggiante caldo e ispirato, il resto della band supporta il tutto creando un insieme di suoni ricchi per fantasia, coesione, precisione e compattezza. Un attacco a doppia cassa introduce "Trouble No More", un r&b in cui la slide guitar deborda da ogni dove, il basso di Berry e' vivo come non mai, tanto che con le suo note basse, riesce a far saltellare l'impalcatura sonora tutta del gruppo. E' un brano dal riff e dal ritornello malizioso, che entra nella testa e non esce piu'. Tempi e controtempi inaugarono atipicamente "Don't Keep Me Wonderin'", la struttura della canzone e' compattata attraverso punti fissi sonori, e solo nella parte solistica di Duane tutti gli strumenti si liberano da certi vincoli, la chitarra piange lacrime di dolore nel suo agonizzante gemito, mai tante lacrime di cosi' crudele tortura musicale sono state cosi' ben spese e sviscerate. "In Memory Of Elizabeth Reed" è invece un brano composto da Dickey Betts, di cui si narrano strane leggende per il curioso e particolare titolo; si narra che il nome di Elizabeth Reed fosse lo pseudonimo di una ragazza italiana, letto da Betts sulla lapide di un cimitero, altre leggende narrano che questo, non fosse altro che il metaforico nome di una ragazza che aveva rapito il cuore di Betts. In onore a tutto questo il brano e' un capolavoro assoluto: introduzione rarefatta di stampo fusion con lontane rimembranze di sonorita' tex-mex, un riff/ritornello totalmente strumentale che si ripete per 3 minuti, quando il ritmo prende quota, attraverso il solito magistrale solismo, in cui Duane e Dickey dialogano e duellano al contempo, in quel loro particolare linguaggio fatto di devozione mistica, e trasporto emotivo sublime. "One Way Out" scodella un riff suonato su note stoppate e singhiozzante in solitudine; solo pochi attimi, e al riff inaugurale si affianca la slide, e il cantato introduce una sentita invocazione. Le doppie percussioni di Trucks e Jaimoe sono perfette e potenti, riempiono il suono, lo compattano, riuscendo a creare i presupposti per un lirico solismo di Betts prima e di Duane poi, che per tecnica e feeling, distanzia anni luce il gia' ottimo Betts. Le tonalita' polverose e tipicamente "southern" prendono forma in "Done Somebody Wrong", e su queste basi gruppi come Lynyrd Skynyrd, Marshall Tucker Band e compagnia creeranno la loro carriera. I tempi sono boogie da saloni da ballo del sabato sera, l'armonica a bocca cambia scenario e ci fa inghiottire talmente tanto di quel whiskey da renderci ubriachi per tanto euforico sballo. Il cantato e' un alternarsi fra toni acuti e piu' sornioni, e in ambedue i casi Gregg e' a suo totale agio, l'Hammond funge qui espressamente da strumento ritmico, perche' qui il ritmo e' tutto: una canzone che gioca e vive sulla carica nervosa senza abbandonare mai la guardia. Magistrale esercizio di stile. Il blues e' "Stormy Monday", e "Stormy Monday" e' il blues piu' vero, punto e basta. Melodie nostalgiche che scaldano il cuore, un Hammond lontano tesse le sue spirituali trame, e Gregg alla voce, celestiale, si innalza come un angelo biondo, cantando, graffiando, sussurrando parole, che perdono ogni significato per tanta bellezza melodica. Che dire poi del solo chitarristico centrale? Ogni parola e' superflua di fronte a tanta maestosa intensita'... Altro classico imprescindibile del gruppo è la lunga "You Don't Love Me". L'inizio timido di chitarra e tastiera si trasforma sfacciatamente in una danza tribale al crocevia fra blues, boogie e swing; la chitarra di Duane si fa subito largo, riuscendo a centrare subito al cuore della melodia, ad essa per qualche attimo viene tolto il proscenio da parte di Betts, con quel suo stile piu' classico e discipinato, ma e' solo un attimo, e il gioco di squadra della Banda Allman's passa nelle mani di Gregg scivolandogli fra le dita in un azzeccato solo tastieristico. E' il brano con cui il gruppo era solito concludere gli show: non aveva regole né durata, ma solitamente e a quei tempi non terminava mai prima dei quindici minuti, concludendo cosi' concerti che non cessavano mai prima delle 6 del mattino! "Hot'lanta" è una caldissima Atlanta, che non viene certamente rinfrescata dalle torride note introduttive di Oackley al basso, prodigandosi poi verso lidi fusion, a dimostrazione di come il gruppo fosse preparato su tutte le discipline musicali. La canzone e' impreziosita da un assolo tastieristico/chitarristico ad opera dei fratelli Allman in stile stampo jazzistico, ma naturalmente quello che colpisce l'immaginario collettivo e' quello di Duane, mai pago di produrre una cosi' voluminosa mole di emozioni. Menzione particolare alla doppia batteria, che fra rullate e tempi dispari, trova il tempo per scandagliare le radici del ritmo in un piccolo ma ottimo assolo per coesione e armonia ritmica. In "Whipping Post" il riff è affidato alla linea melodica circolare di Oakley, che introduce subito Gregg alla voce, mai sentito cantare in tonalita' cosi acute e strozzate, senza riuscire a perdere di un niente tutto il suo smalto vocale. Essendo questo un album chitarristico, e' normale che un brano cosi' lungo ospiti una parte solistica di primo piano: Duane, infatti, si produce in un infinita quantita' di esercizi stilistici, ricamando riff su riff, e alternando parti solistiche meditative, solo lontanamente remote dal suo abituale furore tecnico, a scorribande che rivelano in maniera sviscerata la sua anima di rocker, il suo modo di concepire musica fatto solo di sangue e sudore senza risparmio. Un brano che ha le sue radici primarie nel jazz piu' sperimentale, ma che combina anche la visceralita' del blues e una certa vena psichedelica con suoni piu' liquidi. Praticamente la performance degli Allman Brothers ormai e' un fiume in piena, in piena completa trance artistica: mente sgombra da tutto e liberta' incondizionata, dettata esclusivamente dalla voglia di jammare all'infinito. Anche in "Mountain Jam" si respirano atmosfere fusion, il solismo e' piu' disciplinato e dissonante in certi frangenti, si coglie un suono di gruppo compatto e attento a certe metriche almeno nelle note introduttive, ovvero i primi 5/6 minuti, che hanno il pregio di creare i presupposti e fare da battistrada alle esibizioni di ogni componente del gruppo verso lidi sempre meno disciplinati e percorsi sonori piu' vorticosi. Il suono torna alle origini in "Drunken Hearted Boy", rivisitando il piu' classico dei blues, e il gruppo si cala nuovamente in questo contesto, come al solito egregiamente, sfoggiando qua' e la' toccate veloci e di gran classe per quanto riguarda le due chitarre, mentre un piano ricama in sottofondo melodie da sonnolento saloon. Il gruppo si riappropria di un tipico blues primitivo, senza concedere niente alla sua carica effervescente e sperimentale: la melodia scorre sonnolenta, cullando l'ascoltatore e ricordandogli che, con il finire di questa canzone, ha appena avuto il privilegio di vedere/udire un evento che in seguito solo raramente la musica rock riuscira' a eguagliare. Subito dopo queste performance, la storia della band si tinge di dramma: Duane Allman muore nell'ottobre del 1971 in un incidente di moto, seguito a ruota da Oakley (vittima anch'egli di un incidente motociclistico, nel novembre 1972, quasi nello stesso punto). N.B.: Per chi volesse avvicinarsi alla musica degli Allman Brothers e principalmente a questo disco, è opportuno ricordare che esistono due versioni: quella chiamata "Live at Fillmore East", su singolo cd, e la raccolta doppia "Fillmore Concerts" (questa), che racchiude una piu' ampia sintesi di quanto non faccia il "Live at Fillmore" su tutto quello che successe durante gli show del 12 e 13 marzo del '71 e il concerto del 27 giugno, sempre del '71. ![]() DISCOGRAFIA
Dal sito: www.ondarock.it |
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- Lady Madonna - The Beatles
- AC/DC - Thunderstruck
- AC/DC - Back in black
- AC/DC - Hells Bells
- AC/DC whole lotta rosie
- the who - my generation
- The Who-Baba O'Riley



























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