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The pursuit of HAPPINESS

Post n°30 pubblicato il 03 Marzo 2008 da bestflag

Cosa pensereste se vedete un uomo di 36 anni piangere? Piangere continuamente! 

E' già vecchio. E' tremendamente infelice. Che pena. Che tenerezza. E' debole.

Una delle cose di cui devo ringraziare mia madre è la mia "emozionalità". Non è emotività, sono un uomo emotivamente molto stabile, (non voglio fare un elenco delle mie qualità e dei miei successi....)

Emozionalità è che non riesco proprio a trattenere le mie emozioni, a non calarmi a fondo nella vita. Di fronte ad un bel libro, alla musica, ad un film. Ad una persona, ad un evento. Al vento, alla sabbia al sole e alla neve. Agli alberi. Non riesco a non essere partecipe di tutto quello che è intorno a me. Non riesco a non abbracciare una persona che voglio bene e trasmettere e donare tutta la felicità e l'amore che ho per la vita.

Ogni giorno è un continuo scoprire me stesso, le mie emozioni, il mio sentire. Emozioni anche per piccoli eventi, per un sorriso donato o ricevuto. Una scoperta che si può fare solo dopo un lungo percorso, da soli sicuramente. Non sperare che appoggiandoti alla persona amata, questo sia fonte della felicità. Questo non è vero amore. Essere felici significa amare se stessi. Una forma di egoismo all'apparenza, ma l'amore verso se stessi, il volersi bene, stare bene con se stessi è il punto di partenza per amare gli altri e la vita. Amare significa donare e condividere la propria felicità, il proprio star bene ad un'altra persona.

Molte persone ha paura ad emozionarsi. Quanti padri hanno vergogna di abracciare i figli: un segno di debolezza!

Molte persone si dichiarano credenti praticanti e non hanno una vita interiore. Come se credere in Dio, che è amore, sia semplicemente una serie di veti, di obblighi, di penitenze, di preghire, di formule da ripetere che devono assicurare la felicità, felicità che non è di questo mondo.

La cosa che invece non perdono a mia madre è l'avermi vietato di essere felice. Per tanti motivi. Perchè Enzo, mio fratello, ha una malattia tremenda; perchè in famiglia non ci sono mai stati molti soldi; perchè lei non è felice; per il rapporto che ha con mio padre: come se fossero due estranei. Perchè ad ogni scelta, ad ogni bivio ci possono essere tante insidie che può andare tremendamente peggio. Pensate cosa significa per un bambino (che sarei io) precoce, sensibile e incredibilmente intelligente dover crescere in questo modo. Quante paure quanti fantasmi.

Se ho fatto quello che ho fatto, se sono dove sono, me lo chiedo spesso, è probabilmente per reazione, a voler combattere queste paure, questi fantasmi. A voler porre i miei limiti un po' più in là di dove dovevano essere, un po' più in là, oltre le mie paure e i miei fantasmi. Se sono dove sono è semplicemente per cercare di scoprire me stesso, cosa sono veramente, cosa voglio realizzre nella vita. Per liberarmi di tutti i pesi inutili, di tutti i freni inutili.

Potevo andare a vivere da solo praticamente a 24 anni, subito dopo la laurea quando ho trovato lavoro. Ma la serie di paure che incombevano su di me, di incubi, mi paralizzavano in questa scelta. Ho passato tre anni da incubo in quella fabbrica e a casa, per vari motivi (un giorno scriverò un post solo su quell'industria e sulle persone che ho incontrato là). Quando ero arrivato al fondo ho deciso di cambiare. Sono tornato all'università a fare il dottorato (scelta da pazzi: ho cambiato un posto tempo indeterminato per uno a termine e pagato la metà). Ma con il duro lavoro e con la voglia di rinascere e di rivincita e con l'aiuto di alcune persone che ho incontrato per strada ho iniziato un percorso di vita che dura tutt'ora. Ho iniziato ad affrontre le mie paure. A 28 anni ho incontrato Valeria. Ho iniziato a donare me stesso. A 29 parto per la Scozia. Un viaggio di quasi 6 mesi alla scoperta e alla ricerca del mondo del diverso da me, un'esperienza di vita, una serie di incontri con persone improbabili. 6 mesi presso l'università di Glasgow indimenticabili.

Poi ci avviciniamo verso il presente. Una serie di periodi tra alti e bassi, come spesso accade nelle vita di ognuno. La fine del dottorato, il concorso da ricercatore, l'acquisto della casa, la mia vita da solo (ma non mi sento solo...). E adesso la California.

Certo non si possono riassumere gli ultimi 6 o 7 anni di vita in tre righe, ma adesso sono stanco di scrivere, ho voglia di suonare. C'è il piano che mi aspetta al piano di sotto (notate il gioco di parole).

 
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