Turbine Interno

OCHII DE CRISTAL...


 La mia capacità di infilarmi nei vicoli ciechi è direttamente proporzionale a tutte le riflessioni preventive che faccio per non infilarmici.Domenica scorsa ho preso la macchina ed ho raggiunto Winston dalle sue parti. Abbiamo fatto la passeggiata lungo la spiaggia con un vento tale che ho rischiato di volare. E' bello il mare di questo periodo. Con le spiagge semi  deserte, e le onde e il vento a fare da colonna sonora.Mi piace quando camminiamo uno affianco all'altra e dopo poco, lui con la sua mano grande e ruvida, afferra la mia. Mi piace fare un passo dopo l'altro mano nella mano. E se poi mentre parlo, giro la testa nella sua direzione, non riesco a non fermarmi per dargli un bacio.Non lo so. Mi basta guardarlo per essere contenta e sorridere.Visto il vento, ci siamo rifugiati come al solito in macchina e questa volta, abbiamo parlato anche nella sua lingua. La cosa bella è che quando diceva le cose, riuscivo a capire (non sempre, devo ammetterlo) e rispondevo. Lui mi chiedeva di tradurre, per vedere se effettivamente avessi inteso. Ad un certo punto mi fa: - oh! Ma allora capisci davvero! Devo cominciare a parlare in cinese!La soddisfazione più grande però, è stata quando interrogandomi sulle targhe delle macchine romene, lui sosteneva che una sigla appartenesse ad un città e io ad un'altra, e consultando internet è uscito fuori che la ragione era la mia. - ce l'hai ragione turbine! - eu am mereu dreptate... e tu... sei un somaro! - grasie mile... - cum se zice "somaro" în limbă ta? - măgar - ecco... atunci: eu am mereu dreptate, și tu ești un măgar! Ahahah - mulțumesc mult... ma perché ti insegno queste cose??Quando usciva dall'abitacolo per fumare, io me ne rimanevo dentro al calduccio e lo osservavo. Mi sembrava di stare in una sorta di acquario. Isolata dai rumori del mondo esterno, sola con me stessa. Lo guardavo portare con la mano la sigaretta alla bocca per poi riportare il braccio lungo il corpo. Osservavo la sua espressione attenta verso le auto che passavano, il suo dondolarsi da un piede all'altro. La sua magrezza, e il suo sorriso rivolto a me quando si accorgeva di essere osservato. E mentre dentro mi nasceva una sensazione di tenerezza, la voglia di stringerlo forte, forte a me; contemporaneamente al sorriso che mi si stampava sulle labbra, qualcosa di malinconico vibrava dal cuore ai miei occhi. La consapevolezza che tra me e lui ci fossero una lamiera ed un vetro di mezzo, e che quell'ostacolo fisico stava a rappresentarne un altro più simbolico e ben più solido...