Creato da turbine_di_pensieri il 10/03/2007

Turbine Interno

un blog per farvi capire quanto è difficile riuscire ad inquadrare una persona (soprattutto se sono io)

 

 

MA COME SI FA AD ESSERE COSì INGENUI?

Post n°921 pubblicato il 30 Gennaio 2013 da turbine_di_pensieri
 

Speravo di esser scampata all'epidemia, e invece è toccata anche a me. Son dovuta stata 3 giorni a letto con la febbre. Fortunatamente l'influenza è stata abbastanza leggera. La febbre ha avuto picchi anche di 39, ma almeno non avevo nausea e conati di vomito. Che poi, anche volendo, avrei avuto ben poco da cacciare fuori visto che in questi 3 giorni mi sono alimentata esclusivamente a spremuta.
Ora mi è rimasta la tosse e il mal di gola, ma fortunatamente non sono così stressanti. Sarà merito delle arance super buone che mi ha comprato mammina.

I rimedi naturali sono sempre i migliori! Non mi stancherò mai di ripeterlo.

 Per il resto, l'altra settimana sono andata a vedere La migliore offerta di Tornatore. Premesso che già una mia amica mi aveva anticipato la fine, e forse questo ha, in qualche modo, rovinato l'effetto sorpresa -ma neanche più di tanto se devo proprio esser sincera - il film... diciamo che non è il genere di film che mi fanno bene.

Prima di tutto, penso che si salvi nel finale. E' proprio questo il suo punto di forza. Anche perché, togliendo quello, credo che sarebbe stato probabilmente troppo scontato e melenso. Mi son sempre piaciuti i film drammatici, ma alcuni hanno la particolarità di farmi stare troppo male. Non so, credo che più di altri, smuovano in me quel senso di giustizia che ho ben saldo e che non potrei mai calpestare. Una reazione del genere me l'aveva fatta anche Match Point di Woody Allen.  

E quando ti ritrovi alla fine di un film quasi delusa, perché sai che tutto sommato, i fatti nella vita reale possono anche essere ingiusti. Che non sempre ad una persona che ha subito un torto, corrisponde un colpevole che paga le conseguenze dei suoi comportamenti... Beh! Quando ti ritrovi di fronte ad un finale così amaro, inevitabilmente non riesci ad apprezzare a pieno quello che hai visto.

 Mi  son sentita trasportata dagli eventi, Tornatore è riuscito a farmi immedesimare nel suo Mister Oldman, questo è indubbio ed è stato molto bravo. Ma non è carino partecipare così tanto al dramma dei fatti che ti passano davanti, e avere voglia di alzarti dalla poltrona e nel buio e nel silenzio generali, irrompere con un:

"Non è giusto! Non si fa così... ma come può una persona comportarsi in questo modo?"

 

Ovviamente, me ne sono rimasta incollata al mio posto fino alla fine, con il cuore gonfio. E ho anche riflettuto sul fatto che se riesco ancora ad indignarmi per certe cose, se provo un dolore e una delusione così forti, forse è anche perché sono rimasta ancora una ragazzina.

 

Tra poco più di un mesetto, saranno 28 anni che la sottoscritta è entrata a far parte di questo mondo. Eppure sembrerebbe che questi occhi continuino a vedere e percepire tutto ciò che li circonda, come se fosse la prima volta. Non dico che dovrei avere un atteggiamento rassegnato, ma per lo meno un minimo di consapevolezza sulle relazioni interpersonali. E invece pare che a parole io risulti pessimista, ma nel profondo dia una fiducia sconfinata alle persone.

E meno male che non lo do troppo a vedere, perché se no sarei la rovina di me stessa!

 
 
 

VEDRAI

Post n°920 pubblicato il 26 Gennaio 2013 da turbine_di_pensieri
 


Oggi in studio ha telefonato un cliente. Poiché la sua pratica l'ha seguita Catia, non sapevo bene come gestire la sua richiesta. Alla fine, il Dott. Mi ha spiegato che il cliente non riusciva a concludere un contratto perché non risulta la variazione della sua posizione nella società. Variazione che noi avremmo dovuto provvedere a comunicare entro la prima metà di gennaio.

Ho contattato la società che avevamo ingaggiato per eseguire la procedura. La ragazza che lavora lì, dopo una mezz'ora mi ha ricontattata dicendomi che Catia non le aveva assolutamente detto che doveva fare anche la comunicazione della variazione. E già cominciavo a sentire puzza di bruciato. Telefono a Catia ( a casa con l'influenza), tanto per conoscere la sua versione dei fatti, e lei - ma guarda un po'!- mi dice che lo ha detto, eccome, di comunicare le variazioni! Tira fuori il fatto di aver inviato una mail.

Vado alla ricerca della mail, tanto per avere una prova per poter far pressione alla ragazza dell'agenzia. Ne trovo solo una di mail, in cui viene nominato anche il nome del cliente in questione. Nel frattempo, Catia, abbastanza seccata, come se IO le stessi facendo perdere tempo, mi liquida dicendomi di ricontattare la società e dire alla ragazza di fare la comunicazione al più presto. Io ritelefono e quella comincia ad incazzarsi, ribadendo che non le era stato detto nulla, che per fare la comunicazione servono altri documenti, che non si lavora così, che Catia racconta sempre cazzate, e che ora lei chiamerà la mia superiore perché si è stancata di tutto questo.

Attacco. Chiamo il Dott. Che mi aveva detto di fargli sapere, perché poi avrebbe dovuto parlare con il cliente. Mi chiede di richiamare più tardi. Non faccio in tempo a riattaccare, che la ragazza dell'agenzia contatta la mia superiore. Lei ovviamente si incavola. Finita la telefonata, vado nel suo studio. Le spiego come stanno le cose. Le dico pure che c'è una mail in cui la mia collega nomina il cliente, quindi forse non ha poi tutti i torti. Lei decide di voler vedere la mail e alla fine esce fuori che in questa tutto c'è scritto, tranne di fare la comunicazione. Quindi, per fare del bene, ho pure fatto una cazzata: mannaggia a me!!

La Dott.ssa mi spiega che non è tanto lo sbaglio, a mandarla in bestia. E' normale che si facciano degli errori, e loro sono tutelati sotto questo punto di vista. Il problema è che la mia collega tende troppo spesso ad arrampicarsi sugli specchi e a scaricare la colpa sugli altri per salvarsi. E che ora, la verità non salterà fuori, perché entrambe rimangono sulle loro posizioni e non ci sono prove concrete, ma solo cose dette a voce, a parte la mail a sfavore di Catia.

Io ho provato, a quel punto, a ricordare alla Dott.ssa che tempo fa, lei stessa aveva chiesto un documento per telefono, alla medesima ragazza dell'agenzia, che invece non glielo ha fornito, inventandosi che non le era stato detto nulla.

E così, per tutto il pomeriggio ci sono state chiamate tra il Dott. E la Dott.ssa in merito a questa vicenda. Il Dott. Ha anche contattato Catia per farsi spiegare al meglio la situazione.

Io ero dispiaciuta. Non mi piacciono queste cose. Mi sento sempre come se non avessi fatto il possibile per evitare che l'altro si trovasse nei guai.

Dopo qualche ora, mi squilla il cel. Rispondo. Era la mia collega:
- come è andata a finire?
- eh in realtà non lo so...
- come non lo sai? - tono di rimprovero.
- beh, alla fine se ne sono occupati M. e L. io non so cosa sia stato detto al cliente.
- e perché non ci hai pensato tu a farlo? - tono accusatorio. Come a dire: "hai fatto la spia, dovevi coprirmi"
Istintivamente mi son sentita in colpa e lei ha cominciato a dire che tanto ha le spalle larghe, che ci è abituata. Che la mettono sempre in mezzo. La solita parte della vittima.

Visto che in ufficio non volevo farmi sentire dalla mia superiore, ho pensato che, giunta a casa, la avrei richiamata per spiegarle meglio come erano andate le cose. Poi però, ripensando alla sua accusa velata -  neanche troppo - nei miei confronti, quando ho pure cercato di difenderla, mi son detta che non ne valeva neanche la pena di sprecare il fiato. Pensasse quello che le pare. Non me ne importa proprio niente. Può anche pensare che io sia una stronza che non perde occasione di infangarla alla prima occasione, per fare bella figura con i capi. La verità mi basta saperla da me.

E' dall'inizio del nuovo anno che ho notato nella mia collega un certo cambiamento. Ora che in studio è tornato il ragazzo che c'era prima, fa comunella con lui e mi sento un pochino esclusa. Ha cominciato a criticare il fatto che io ami leggere. L'altra volta mi faceva passare per una ignorante, perché leggevo un libro di Tolstoj senza conoscere la storia di chi lo ha scritto. Ha iniziato a dire una serie di frasi lette a caso, e sul momento su wikipedia. Me ne sono accorta perché ce l'avevo davanti agli occhi. Il giorno dopo, mentre uno degli  avvocati, vedendo il mio libro, esclamava:
- caspita! Guerra e pace!! Qui si fanno letture di un certo spessore...
Lei pronta ha subito replicato:
- pensa che questa neanche sapeva la storia di Tolstoj. Gliel'ho dovuta dire io!
Fortunatamente P. l'avvocato, non le ha dato molto credito e ci siamo messi a parlare delle nostre impressioni sui vari autori, mentre lei non faceva che ripetere:
- eh, ma Guerra e pace è un grande libro! Tratta temi affascinanti. E poi lo conoscono tutti Tolstoj... questo è il suo libro più famoso. E' bellissimo.

Il giorno dopo:
- Guerra e pace volevo comprarlo anche io... per il mio compleanno. Solo che non l'ho trovato. Tu dove lo hai comprato?
- da Feltrinelli - rispondo sarcastica
- ah già... - lo prende in mano - vediamo di che parla sto libro.
Una frase un po' cattivella mi trapassa la mente "ma come! Ma l'altra volta sapeva perfettamente di che parlava il libro!"
Lo sfoglia, sgrana gli occhi vedendo la prima pagina scritta in francese e le note sotto.
- ma che ci stanno pure le note?
- beh, devono metterci la traduzione per le parti in francese...
- io non potrei mai leggerlo un libro così!
- e questo è niente - esclamo ridendo - mi son capitate pagine intere scritte tutte in francese!!
- ma che noia!!
- mah. Io mi ci diverto. La prendo come una prova per vedere se mi ricordo qualcosa ancora. Se riesco a capirne lo stesso il senso...Non so. Più passa il tempo, e più mi convinco che è meglio se non le do troppa confidenza se voglio vivere serena. E' stato profetico il tipo che si occupa delle buste paga, quando ci siamo conosciuti:

- noto che hai la stessa stazza di Catia - prorompe in tono sarcastico alludendo al fatto che lei è molto in carne.
- e daiiii!
- immagino che sarà invidiosa.
- invidiosa di che? Catia non è così.
- io non ne sarei tanto sicuro...vedrai.

 

 

 
 
 

L'ARTE DI STRONCARE GLI INTERESSI NON CONDIVISI

Post n°919 pubblicato il 13 Gennaio 2013 da turbine_di_pensieri
 

Questa settimana dopo le ferie è stata devastante. Il mio livello di concentrazione è di molto diminuito. Me no male che alle porte non ci sono scadenze urgenti, altrimenti non avrei saputo come fare. Sbadiglio in continuazione e sto cominciando a consumare anche più caffeina. La mia collega di ciò sembra non esser contenta. Pare che confidi nella mia indipendenza dalla bevanda nera, per potersi impossessare delle mie riserve di cialde, visto che in ufficio scarseggiano.

Per il resto, tutto ok. Il mio capo ha la schiena a pezzi - è il secondo capo napoletano che ho, a soffrire di questi disturbi. Non sarà mica una caratteristica partenopea? - per cui, ultimamente viene a lavoro con la metro. Ogni volta che entra in ufficio, viene da me e prorompe con un:
- ho un regalo per te!!
E subito mi consegna il suo biglietto - usato ed inutilizzabile - della metro. Non so se erroneamente pensa che siano riciclabili i biglietti della metro. Forse dovrei accertarmene. L'altra volta, è venuto con dei volantini.
- Questo lo do a te - e poi rivolgendosi a Catia - e questi sono per te.
Guardiamo incuriosite i foglietti che ci ha consegnato. Lei esclama:
- Guarda! Sono le consegne delle pizze a domicilio. Qualche volta dovremmo ordinarle per pranzo. A te che ha dato?
- un volantino di Scientology!! - prorompo ridendo.
- ah! A me hai dato i volantini che riguardano la roba da mangiare, eh? Si vede che mi conosci bene - aggiunge la mia collega, bella rotondetta a causa della sua passione per il cibo, rivolta al capo - ma perché a lei, Scientology?
- non so... lei la vedo più spirituale - risponde lui ridendo.

Era chiaramente una battuta, che faceva riferimento al periodo in cui me ne uscivo prima, proprio per andare a seguire le catechesi. Solo che a volte vorrei entrare nella testa delle persone, proprio per cercare di vedere come compaio ai loro occhi. Perché ho l'impressione di non comparire esattamente come so di essere.

 Qualche giorno fa invece, ho scritto un messaggio su una pagina di fb tenuta da alcuni romeni. Lo ho scritto nella loro lingua, con la speranza che potesse nascere uno scambio, visto che il sito dalla descrizione, sembra esser nato non soltanto per raggruppare tutti gli emigrati in Italia, ma anche per far conoscere meglio la cultura romena a noi italiani. Ho precisato anche che se avevo scritto male il mio messaggio, avrei voluto che mi avessero corretto, proprio per apprendere meglio. Lo hanno fatto, e hanno concluso dicendo che comunque avevo scritto meglio di molti altri romeni, e questo mi ha fatto un gran piacere.

 Sono cosciente del fatto che Winston ormai è un ricordo lontano e sbiadito. Ma ho iniziato con questa cosa, e la trovo anche divertente. Certo, stanno cominciando a pesare i commenti di mio fratello che non fa altro che chiedere il motivo.

Ma ci deve essere per forza un motivo? Perché una deve passare per matta, se vuole apprendere una lingua che solo in pochi hanno la curiosità di conoscere?

Mi sento ripete continuamente che non serve a nulla. Ma perché una persona deve ridursi a fare solo ciò che serve, e non ciò che vuole?

Se qualcuno di voi ha letto il libro "Mangia, prega, ama" può capirmi. Per chi non lo ha fatto, dico solo che è un libro autobiografico in cui una donna americana in crisi, cerca di ritrovare se stessa e si prende un anno sabatico approdando in Italia, in India e in Indonesia. In Italia, oltre a mangiare, comincia ad apprendere una lingua che le è sempre piaciuta e che ama per la sua sonorità, nonostante tutti le ripetano che dell'italiano non se ne farà mai nulla.

 Non so. Probabilmente, il fatto di buttarmi a capofitto nella scoperta di nuove usanze è anche un modo per distrarmi. Dovrò pur occupare il mio tempo con degli interessi, e delle distrazioni. Non capisco perché le persone tendano a stroncare sempre i comportamenti che non comprendono, o che ai loro occhi son privi di concretezza.

 
 
 

SOLO PER...

Ci siamo!

L'ultimo giorno del 2012 sta quasi per concludersi. Domani inizierà un nuovo anno. Le speranze son sempre le stesse: che sia un anno sereno, ricco di novità gradite, che porti anche tanta felicità a chi non ce l'ha.

Oggi sono andata a trovare nonna. Alla sua compagna di stanza piace leggere, così sulla mensola ci sono un bel po' di suoi libri suoi. Mi sono avvicinata per dare un'occhiata e mi è caduto l'occhio su un libro mai sentito finora: "Olga a Belgrado". L'ho preso in mano ed ho cominciato a leggere la trama. Più che altro ero interessata perché è la città in cui si trovano in questo momento i miei amici. Segno del destino, proprio!!

La signora mi ha detto che potevo prenderlo. Che tanto per lei era troppo triste e lo aveva lasciato stare. Ero un po' restia per il fatto che non sapevo se sarei riuscita a riconsegnarlo, ma tanto lei dice che prima di febbraio sicuro non esce e che se proprio in questi giorni cambierà "residenza", mi lascerà il suo numero di telefono, così mi faccio una passeggiata per A. e la vado a trovare.

A. quel paesino in cui ho lavorato con Winston. In cui a volte vorrei tornare per fare delle foto, ma puntualmente ci ripenso, per paura di essere sopraffatta dai ricordi. In testa ho ancora impresse ben chiare le stradine e i discorsi, gli abbracci, le risate.

Winston.

Quel ragazzo sparito nel nulla prima di partire per ritornare al suo paese. 600 km mi ripete di pensare a questa "misteriosa" scomparsa, invece di appigliarmi al fatto che nell'ultima chiamata, durata ben un'ora e mezza, lui mi abbia lasciato il suo numero di casa. Beh, probabilmente non ha tutti i torti 600 km. Forse dovrei togliermi i paraocchi e smettere di vedere ciò che non esiste. D'altra parte, qualche mese fa, ero incappata su internet su un numero di telefono della  stessa città di Winston e mi ero resa conto che rispetto a quello che mi aveva dato lui, c'era un numero in più.

L'ombra del sospetto che mi avesse potuto mentire, rischiava di coprire la figura del suo ricordo, e mi dispiaceva dover pensare male di una persona che avevo stimato. Oggi, durante la passeggiata ho voluto fare una prova. Solo per vedere se dall'altra parte del filo ci fosse veramente un telefono che squillasse. Solo per dirmi che quel numero non era stato un'invenzione. Solo per avere una minima certezza di non essermi illusa sulla sua correttezza nei miei confronti.

Ha squillato!

"A cosa ti è servito se non sai neanche se il numero sia giusto?" fa bene 600 km a tenermi con i piedi per terra. Di sicuro le cose sono rimaste come prima, ma il solo fatto di sapere che a quel numero corrisponde una cornetta che squilla, mi ha riportato una speranza. La speranza che, forse, un pochino di bene me ne ha voluto davvero.

Buon 2013 a tutti quanti!!!

 
 
 

QUANTO SEI BELLA ROMA...

Post n°917 pubblicato il 28 Dicembre 2012 da turbine_di_pensieri
 

Oggi giornatina bella ricca di impegni.

La mattina sono andata a ritirare il libretto per il tirocinio. Era davvero una bellissima giornata. Se non fosse stato per il fatto che dovevo sbrigarmi a tornare a casa per preparare il pranzo a papà, un giretto a piazza del popolo me lo sarei fatto. Mentre tornavo a casa con la metro, mi è squillato il cellulare. Era mio fratello in piena crisi da regalo di compleanno da fare alla ragazza, che mi chiedeva una tempestiva consulenza al centro commerciale. Così ho preso lo scooter e l'ho raggiunto. Spero sia soddisfatta, almeno a me piaceva molto la collana che abbiamo scelto. Anche lui era convinto.

Tornata a casa, ho mangiato di corsa che poi con papà siamo andati a cambiare i guanti che mi ha regalato per natale e che mi stavano troppo grandi. Oggi è stata la prova generale anche per il giacchetto da motociclista che mi ha fatto. Quanto tiene caldo!!! Non ho neanche più bisogno della sciarpa. E con tutta questa attrezzatura, posso anche dire addio ad una eventuale macchina nell'immediato futuro!!!

Per andare a Porta Portese siamo passati per il Gianicolo. Vedere comparire a sorpresa, a perdita d'occhio, tutti i più importanti monumenti bagnati dai raggi del sole, sotto un cielo terso è stato davvero emozionante. Mentre sovrastavo i tetti della mia città, dentro la mia testa, una considerazione si è fatta strada con orgoglio e stupore:

"Ma guarda in che città vivi!!!"

Posso garantire che l'effetto che i Romani hanno nel guardare la propria città è rasente allo stupore di un turista che per la prima volta approda nella città eterna. L'unica differenza è che il Romano, oltre a dire:

"Quanto è bella Roma!"

Può aggiungere:

"Questa è la MIA città!"

E quando realizza ciò, gli si stringe il cuore.

Papà, subito dopo aver girato l'angolo, ha detto che quando vivi per tanti anni al nord e poi ritorni a Roma, ti si rifanno gli occhi. Lui ha vissuto per 9 anni in una provincia del Piemonte... lo posso ben capire.  

Di ritorno a casa mi attendeva la lettura delle ultime pagine che mi erano rimaste per finire Ivanhoe, accompagnata da una buona tazza di tè e dalla immancabile coperta con le maniche (santa invenzione!!!). Lasciatemi solo dire che Rebecca non meritava questa triste conclusione. Che rimanga tra noi, ma potete anche dirlo in giro se volete, a me Rowena non stava particolarmente simpatica. Sarà che quando mi trovo di fronte a personaggi sfigati nel proprio destino, provo subito una grande empatia nei loro confronti.

In ogni caso, ora mi sento un po' orfana, anche se sulla scrivania c'è un certo Tolstoj che con le sue 1472 pagine mi sta facendo l'occhiolino. Solo che prima di cominciare Guerra e Pace devo un attimino smaltire questo recente lutto.

 
 
 

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