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G E N O V A

Post n°14 pubblicato il 05 Agosto 2012 da tusiodejuliis

alla c. a.Direttore de’ “il Centro” Pescaraper “l’Opinione” G E N O V AIl 20% dell’umanità gode dell’87% delle risorse del pianetaIl 60% dell’umanità sopravvive con il 12%

Il 20% muore con l’1%

Questo è il dato agghiacciante delle condizioni dell’uomo nel terzo millennio e nell’epoca del “benessere”.

Un bluf micidiale che gli 8 grandi della terra vorrebbero continuare a tacere e a nascondere agli uomini pensanti, a tutti quelli che liberi dalle interferenze mediali e capaci di proteggere il pensiero e l’intelligenza, hanno iniziato una dura lotta e una infaticabile sfida già da molti anni.

E’ una fortuna che i ragazzi di Seattle ci siano stati e  abbiano risvegliato con le loro prime “sprovvedute” proteste  le coscienze dei timorosi e soprattutto che abbiano scosso i rimasugli e i frammenti di sogni rivoluzionari tenuti atrofizzati da molti ex negli  angoli remoti della mente.

Ma, “Globalizzazione” non è solo quello a cui molti pensano: l’organizzazione di una economia moderna; essa in verità si pone prima ancora: l’egemonia e il dominio assoluto dei mezzi di informazione, delle banche, della cultura dei popoli, del commercio e della vendita delle armi; ma anche di decidere sull’ambiente, sull’agricoltura, sull’acqua.

Un nazismo moderno che non usa più forni crematori, ma embarghi; che non ha bisogno di lager, ma stringe nella morsa della fame e in serragli immensi, Paesi e interi Continenti; che attraverso le multinazioni affama e rapina le altrui ricchezze; che inventa e alimenta guerre, lotte civili, stragi sanguinose; che protegge criminali di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da servitori zelanti; che sorreggono governi corrotti o li ricattano con l’indebitamento; che sono infine, i soli venditori di armi e i primi “pacificatori”.

Otto “grandi”, con alle spalle gli interessi di mafie ben più potenti e organizzate, capaci di rispondere attraverso la Banca Mondiale e il WTO, sbeffeggiando e punendo ogni protesta civile: che si tratti dei palloni o di giocattoli prodotti dai  bambini operai sfruttati come in Italia o tenuti in schiavitù come in Bangladesh o massacrati  nelle fogne di Rio; di mucca “pazza” o di banane o di prodotti transgenici o di tutto.

Una logica, per un obiettivo unico: il mantenimento ad ogni prezzo di un benessere sempre più sfrenato della “civiltà” occidentale.

Il Sud del modo muore, fugge; annega e si deposita come gli “inquinanti” nell’immenso  cimitero che è il nostro mare; scappa: dalle desertificazioni, dai massacri, dalla lebbra, dall’AIDS, dalle siccità tremende, dalle dittature, dai fanatismi religiosi, dalla morte; fugge o resta, come diceva Esenin, per vivere comunque.

All’ultimo momento non poteva mancare la solita profferta di danaro e di $: 1.000 miliardi per sfamare i bambini e i morenti; la solita miserabile povertà dei ricchi, un gesto volgare e ignobile se si pensa che un solo aereo B2 – Spirt (il famoso bombardiere invisibile) costa ben 2.950 miliardi di lire.

Genova allora, diventa un’occasione da non perdere, una tappa importante da non bruciare, da non vanificare buttando una pietra contro un vetro, come farebbe un tifoso deluso.

Dopo oltre 15 anni di caduta libera di valori e ideali, di riferimenti e interessi comuni, una nuova gioventù scuote la politica mondiale e quella italiana, la fa cadere dal letto dei privilegi e la obbliga ancora assonnata, a lottare.

E’ strano, ma è anche straordinario e vero; una politica e una qualità dei politici italiani (eccezion fatta per pochi) ai minimi termini e ai minimi livelli culturali; poveri e beffardi, furbi e cialtroni, nati e venuti dal nulla, stanno producendo involontariamente il più grande risveglio di impegno di massa.

Una lotta con riferimenti chiari e visibili, inequivocabili negli obiettivi; capace di muoversi globalmente, di lottare e capirsi globalmente, come un riscoperto Esperanto universale.

Anche se sarebbe solo presuntuoso e sbagliato pensare di rappresentare tutta quella parte sofferente e inascoltata del Sud, certamente ne dobbiamo sentire il peso e la responsabilità; l’occasione di unire anime, intelligenze e forze progressiste  del mondo; di convogliare culture diverse, popoli e condizioni; legare senza nodi i poveri dell’occidente e i diseredati del Sud del mondo in una unica poderosa forza; potrebbe essere l’occasione storica di questo primo terzo millennio, irripetibile e da non perdere.

L’unica alternativa possibile, per evitare che un domani le Olbrait e i Bush, sempre replicabili e replicanti, parlino: dei milioni di morti per fame; dell’ecatombe di bambini schiavizzati o usati come “pezzi” umani di ricambio; assassinati dalle malattie, dalle torture, dalla distruzione dell’ambiente e della vita; come di “effetti collaterali inevitabili” per il benessere della loro “umanità”.

Un entusiasmo, una generosità, una lotta e un sogno, ma soprattutto una ragione e una speranza che nessuno mai pensi di egemonizzare, pena: la disfatta e il suicidio.

Una lotta e un sogno che viaggiano globalmente e che non possono morire dietro i “provincialismi” nazionali o le faide di partito; una lotta e un sogno che devono aiutarci fino al punto che Genova sia una tappa quel giorno, ma un giorno e per sempre, nelle mille piazze delle capitali del mondo ci siano milioni di persone, centinaia di milioni di uomini e donne, di progressisti, di uomini liberi e schiavi, capaci di lottare per un futuro sereno e possibile, per un mondo migliore per tutti, fino alla vittoria finale.

Spoltore 14 luglio 2001

Tusio de Iuliis

 
 
 

L'ENSEMBLE E... il FIUME E LA MEMORIA

Post n°13 pubblicato il 05 Agosto 2012 da tusiodejuliis

IL CENTRO – l’Opinione – 21.08.00

L’ENSEMBLE” e… il “FIUME e la MEMORIA” 

Anche questo ultimo scorcio di torrida e torbida  estate sta passando in una sarabanda di macroscopiche omissioni e di “trombonate” politiche, forse dovute alla troppa calura o a quel maledetto provincialismo che non manca di farsi  sentire e vedere nei momenti meno opportuni. Così succede che si abbatte senza nessun nesso e pietà sulla maggioranza dei cittadini, una valanga di spettacoli più o meno culturali, di alto o di basso profilo, poco importa, ma dove la parola d’ordine è: “facciamoli divertire”.

Che vengano riscoperti i parcheggi del lungo fiume come area di tempo libero, serate mangerecce e spettacolo, non è poi così folle, ma bestemmiare, mentire fino a dare titoli senza senso, è troppo. Non so se si è trattato di ignoranza, faccia tosta o più semplicemente subdola “ingenuità” politica, quella di inventare per le serate “culturali” pescaresi il titolo de’ “Il Fiume e la Memoria”. Quale memoria? Quale fiume? Peggio delle pretestuose parate di regime, e nessuna  “intellighentia” abruzzese che abbia lanciato un grido di  indignazione. Un fiume Violentato, Ferito, Umiliato e perfino “Sodomizzato”; difeso solo dai non assenti di Legambiente e da una Provincia ancora poco decisa e incerta; un fiume, che per corruzione e ignoranza porta al mare più merda e veleni che acqua depurata.

In questa “mostruosità” di fine estate muore anche “l’Ensemble e muore Spoltore sotto i fendenti di mediocrità e ambizioni inferti dal sindaco Renzetti; muoiono le speranze di una diversità e di una originalità, lo spazio naturale di un salotto aperto a tutti, di una ricchezza e di una economia alternative, una speranza legittima senza guerre di frontiere e senza campanili, una sfida nobile e intelligente per un’armonia possibile.

Un “Ensamble” “solo per intenditori”, recitava il “direttore artistico” Fiorenza, sostenuto dal sindaco Renzetti e dall’assessore  alla cultura, in questa loro magnifica dichiarazione durante la presentazione farsa di un programma miseramente incompleto.

Non c’è che dire, un lupanare di ineguagliabili bugiardi; un miserabile bluff di cui non sono meno pesanti e gravi i silenzi e la presenza - assenza del Sig. “Zola”.  

Spoltore muore, a chi conviene? Spero a nessuno. Non conviene ai 250.000 abitanti dell’area metropolitana, agli ambientalisti che hanno anima e mente e che sanno guardare oltre i recinti di casa; a quelli che vi sono arrivati per i  luoghi tranquilli e la poesia delle sue Rue; per le rime di d’Annunzio o le canzoni di Di Giacomo; non conviene soprattutto agli spoltoresi, alle persone intelligenti e oneste; non conviene…ma qualcuno la sta distruggendo nell’anima e nel corpo, e dire  che sarebbe bastato una “briciola” di sana e creativa politica, il resto era tutto lì, creato dal tempo.

Questo è il prezzo di una fiducia data a scatola chiusa che ci lascerà per il resto dei 355 giorni dentro i silenzi innaturali di piazze e vicoli immolati alla stupidità. 

E se le destra arzilla e rozza, innaffia la gente di “cultura” e di spregiudicati miraggi dalla Florida; la sinistra vive sotto anestesia, dimentica della sua creatività, del suo orgoglio e della passione fino a pochi anni fa da vendere. Una stagione dove la “Cultura” è stata tutto e niente…soprattutto niente.

E quando le piscine avranno preso piede e guarderemo l’orizzonte assaporando con le labbra della mente la salsedine inebriante del mare; l’acqua del Gran Sasso come un puro, sano e gustoso ricordo; le colline di Spoltore frastagliate da vigneti e uliveti non più esistenti, spazzate via, divorate da un fiume impazzito di cemento e affari; I nostri figli malediranno il Renzetti … e la nostra imperdonabile viltà.                         

                                                                                              Tusio de Iuliis 

 
 
 

LETTERA APERTA al sINDACO DI pESCARA

Post n°12 pubblicato il 04 Agosto 2012 da tusiodejuliis

LETTERA APERTA

Ø  Al Signor Sindaco del Comune di Pescara

Ø  Al Signor Presidente del Consiglio Comunale

Ø  Al Signor Vice Sindaco

Ø  Ai Signori della Giunta

Ø  Ai Signori rappresentanti in Consiglio Comunale

Ø  Ai Capi gruppo in Consiglio Comunale

Ø  Agli Illustri Rappresentanti

il Comitato tecnico organizzativo

e p. c.

Ø  Alla Rete Non Violenta Abruzzo

Ø  Al Social Forum Abruzzo

Ø  Ai Signori rappresentanti dell’informazione

 

Signor Sindaco, Signor Presidente del Consiglio, Illustrissimi Signori in indirizzo,

i tempi che la nostra società sta attraversando sono molti difficili e per alcuni versi colmi di orrori e nefandezze da renderne quasi impossibile un riscontro con la memoria storica delle barbarie della nostra umanità.

Solo molto casualmente, ho letto, dell’intenzione dell’amministrazione comunale della città di Pescara di erigere un monumento alla pace, senza però poter fare a meno di riflettere con grande preoccupazione alle dichiarazioni espresse sulle motivazioni e sulla intitolazione.

Leggo testualmente sul documento ufficiale dell’ufficio di presidenza:

“… presentazione del Monumento per gli Operatori di Pace nel Mondo ed a ricordo della Vittime di Nassiriya e contro ogni forma di terrorismo”.

Ed ancora oltre: “…Dopo la tragedia di Nassiriya, il Consiglio Comunale ha approvato alla unanimità un ordine del giorno affinché, oltre ad intitolare un’importante arteria cittadina, a ricordo di questo doloroso avvenimento, venisse realizzato anche un monumento che potesse meglio rappresentare la partecipazione ed il dolore di tutta la cittadinanza pescarese nei confronti dei familiari delle vittime (militari e civili), ma anche delle Istituzioni che i nostri sfortunati italiani rappresentavano in Iraq.

Il Monumento è anche… dedicato a tutti gli Operatori di Pace nel Mondo per testimoniare…

Una confusione evidente, incongruenze pesanti come macigni, sospettosi compromessi inapplicabili, volontà che voglio credere oneste ma che nella realtà confondono ancora di più una opinione pubblica “bombardata” da una disinformazione scientificamente calcolata e tragicamente falsa.

La “Pace” non è un oggetto plasmabile, è un bene prezioso tanto e come l’acqua, pulita e trasparente; è una parola chiara scritta nei testi fondanti delle Nazioni Unite (o di quel che ne rimane).

Senza dubbio i  “ragazzi” di Nassiriya meritano un monumento.

Le vittime di quel tragico atto terroristico meritano un ricordo per molti motivi:

1)    Sono vittime perché inviati in Iraq a seguito ed a sostegno di quelle forze che militarmente hanno occupato quel Paese calpestando ogni diritto internazione ed ogni carta costituente i diritti dei popoli e i diritti umani.

2)    Sono vittime perché inviati in Iraq da una maggioranza del nostro Parlamento, dal Governo e dal  Presidente del Consiglio del nostro Paese sulla base di una spaventosa e cinica menzogna e per cercare armi di distruzione di massa (che tutti sapevamo non esserci fin dal 1998).

3)    Sono vittime dell’inefficienza e della leggerezza  di coloro i quali avevano il compito della sicurezza del Comando di Nassiriya.

Mentre da molto tempo prima, a Baghdad come a Bassora o come in altri luoghi sensibili dell’Iraq e perfino intorno ad alcuni alberghi erano stati  costruiti frettolosamente paratie e difese di cemento armato, bitte di varie tonnellate di peso, recinti di filo spinato e tutto quanto poteva essere comunque necessario a ridurre o eliminare ogni tentativo di attacco dall’esterno, il Comando di Nassiriya rimaneva inspiegabilmente senza nessuna difesa adeguata.

4)    Sono vittime perché inviati in Iraq per difendere gli accordi stipulati tra il nostro Governo, l’ENI ed il Governo di Saddam per lo sfruttamento dei pozzi di petrolio di Nassiriya.

5)    Sono vittime perché mandati in Iraq a svolgere attività “umanitarie” con carri armati, elicotteri da guerra, armi leggere e pesanti e aerei da combattimento, di fatto occupando un paese che non ci ha mai dichiarato guerra.

6)    Sono vittime perché inviati in Iraq a sostenere i responsabili dei peggiori crimini contro l’umanità.

7)    Sono vittime perché inviati in Iraq a supportare i torturatori di un popolo indifeso.

8)    Sono vittime perché mandati in Iraq a guardare il genocidio di un popolo e l’assassinio a freddo di decine e decine di miglia di donne e bambini.

Non c’è nessun dubbio che il militare italiano sia strutturalmente e culturalmente diverso dal soldato americano, così come credo e spero che mai raggiungeranno i livelli criminali, la tossicità omicida, la sadicità nell’applicazione sistematica della tortura.

Elenco Comitato tecnico, organizzativo, cerimoniale per la realizzazione del monumento alla Pace:

Ricci prof. Ermanno quale rappresentante del Sindaco

Capitano di vascello Carlo Paternuosto Com.te dir. Marittima di Pescara

Ten. Col. Antonio Carideo – Com.te prov. Arma dei carabinieri

Dott. Alfredo D’Agostino – Vice questore aggiunto

Capitano Filippo Patri – Com.te Comp. Guardia di Finanza

Colonnello Fausto Frittoli – Ispettore reg. Abruzzo Ass. Naz. Carabinieri

Clementi prof. Alberto – Preside facoltà di architettura Univ. G. d’Annunzio

Signor Sindaco, signor Presidente, signori in indirizzo, questi ragazzi meritano un monumento perché vittime di un deliberato inganno senza precedenti.

Signori, se volete innalzare un monumento, che sia semplicemente un monumento alla Pace.

Prima di ogni soldato, prima di tutti, ci sono le vittime innocenti delle guerre e di tutti i terrorismi; le vittime della fame, delle malattie e del terrore che le donne e i bambini dell’Africa, del Sud-Est asiatico, del Sud America, del Sud del Mondo soffrono, pur sorridendo, giocando e piangendo allo stesso modo come le donne e i bambini d’occidente; le madri vestite di lutto, senza differenza di razza, religione o stato, con o senza burka; i popoli dimenticati; i soldati italiani in Kossovo, ingannati anche loro e lasciati morire (senza monumenti) nella solitudine più totale degli effetti devastanti dell’uranio impoverito; le vittime dei signori della guerra; le vittime innominabili come le donne, i bambini e gli uomini di Falluja massacrati a migliaia fin dentro le moschee, con armi di sterminio.

I ragazzi di Nassiriya meritano tutto il rispetto e più rispetto ancora, proprio per questo non potete nascondere la verità per la seconda volta.

Molti di loro li ho conosciuti personalmente sotto la tenda dell’ospedale della CRI a Baghdad, dove mi recavo a portare ai bambini lì ricoverati i miei peluche, dove spesso durante il frugale pranzo abbiamo scambiato opinioni e idee, e l’abbiamo fatto in piena onestà e chiarezza e alla fine ci siamo rispettati sempre.

Ho chiesto a loro di portarmi i libri raccolti in Italia per la Biblioteca della Facoltà di lingue (sezione di Italiano) dell’Università di Baghdad, lo hanno fatto senza nessun commento.

Signor Sindaco, signor Presidente del Consiglio, illustrissimi Signori in indirizzo, credo che anche voi, siete in qualche modo vittime di chi millantando la pace, in realtà vuole innalzare un obelisco alla guerra, all’odio, alla scontro religioso e culturale, ad un nazionalismo sciocco, fuori dal tempo, dalla ragione e dalla storia.

Ci sono valori come gli ideali sani, le utopie, i sogni di uomini straordinari e puliti, il lavoro di veri operatori di pace che non possono essere confusi o mediati dalla solita politica.

Sta a voi, alla vostra capacità di chiarezza, alla vostra onestà intellettuale e politica prendere le decisioni opportune per non diventare complici di un’altra menzogna ed uccidere per la seconda volta i ragazzi di Nassiriya.  

Fra qualche giorno, mi pare il 6 di agosto, ci sarà l’anniversario della prima esplosione atomica su Hiroshima, un monito ed un orrore che non dovremmo mai dimenticare.

C’è una scuola, proprio nella nostra città, il Liceo Artistico “G. Mistioni” che da cinque anni lavora, studia, incontra personalità diverse della cultura, per arrivare alla progettazione di un monumento alla Pace; gli studenti, i professori gli artisti stanno lavorando per questo, loro…non posseggono computer che forniscono monumenti a comando, hanno però dalla loro parte l’umiltà e la passione, l’onestà dell’arte e della giovinezza.

Un monumento alla Pace non è solo una pietra scolpita o un disegno; non è un monolite senza anima; non è il prodotto richiesto anche se ad un buon professionista; è qualcosa di più; nasce lentamente, giorno per giorno, dallo studio e dall’esempio quotidiano; spesso nasce da idee a parole volutamente tenute isolate come fossero lebbra; nasce dalla sofferenza e dalla visione raccapricciante degli orrori di questa civiltà senza civiltà; nasce quasi sempre dalla solitudine in cui vengono rinchiuse le persone scomode; nasce dall’entusiasmo e dall’ottimismo; nasce dalla capacità di sognare e di tradurre i sogni in realtà senza essere sognatori; nasce dalla consapevolezza del valore della vita e del dolore della morte; nasce dalle speranze di milioni di uomini e donne, di ragazze e ragazzi, la maggioranza del nostro pianeta che si batte per un mondo migliore; non nasce dalla mente dei furbi ma dal cuore e dall’intelligenza delle persone oneste.

Mi spiace tantissimo che proprio voi proponenti un monumento alla “Pace”,  il 21 di luglio 2005, alla serata di una musica non casuale come il Jazz, di solidarietà con le vittime di ogni guerra e di tutti i terrorismi, eravate spaventosamente tutti assenti.

“Beato il Paese che non ha bisogno di eroi” (Bertolt Brecht)

spero e confido nell’azione della società civile pescarese e abruzzese

spero e confido nell’azione delle persone intellettualmente oneste

spero e confido nell’azione dei movimenti e dei partiti democratici

spero e confido in un vostro ripensamento

 

Pescara 31 luglio 2005                                                

In fede

 
 
 

CHIARI FRESCHE DOLCI ACQUE

Post n°11 pubblicato il 04 Agosto 2012 da tusiodejuliis

“Il CENTRO”    Pescara, 15.06.2000                  

CHIARE, FRESCHE, DOLCI ACQUE …


Accade che i sordi incurabili, distraggono la loro “creativa intelligenza” disegnando palafitte o creando nuove scogliere o disegnando darsene, dighe foranee e nuovi approdi; per dare poi la colpa ad ogni estate: alle scogliere, agli approdi, alle darsene o alle palafitte e in questo mostruoso rincorrersi di voci e tavole rotonde, non poteva non mancare l’ultima sublime e risolutiva idea “LE PISCINE”, cura per tutti e di tutti i mali di questo “maledetto fiume”. Ma a Miami Beach,  le piscine sono offerte che si aggiungono alle condizioni di un mare pulito e invitante, e non l’unica alternativa possibile di una città di mare come Pescara, con chilometri di splendido arenile.

Per decenni abbiamo quasi tutti tollerato e si continua a tollerare  il più miope e torbido sperpero di danaro pubblico, così che per decenni i Sindaci, i cui territori comunali si affacciano lungo il corso del Pescara, hanno impunemente sotto gli occhi di tutti inquinato e avvelenato, e per incapacità o ignoranza, hanno decretato il massacro e l’agonia di questo fiume; non costruendo depuratori o i pochi realizzati lasciati senza funzionare o aggirando e non pagando le multe somministrate dai carabinieri dei NAS, dalle ASL o peggio ancora non rispondendone mai penalmente. Chi sa come  riscriverebbe oggi le sue “Le novelle del Pescara” d’Annunzio? Forse tratterebbe di sindaci distratti e bugiardi, di odori nauseabondi e pesci morti, di mille scarichi fognari e di acque putrefatte e malate, di mangiatori di soldi, di prodotti chimici  e soprattutto  di palazzi e aziende costruite e mai abbattute, ai margini o dentro il letto del fiume.

I “politici” di Pescara, Spoltore e su fino alle sorgenti e spesso anche i cittadini dimenticano le alluvioni; oppure solo l’estate si ricordano delle mucillagini o credono stupidamente ai confini precisi e idioti (dopo una doverosa ubriacatura di “salutare” oxy strong) per cui a destra di piazza I° maggio colibatteri e streptococchi si bagnano nudi e indisturbati e subito a sinistra, tutto per noi, un mare limpido, di pura  acqua distillata.

Si ignora che il nostro mare è solo un grande  lago e dal disinteresse più o meno generale, pare che al mare invece di arrivare veleni e merda a tonnellate, arrivino  primule, sabbia e ghiaia rinnovatrici. Di questo passo qualcuno verrà a proporci di allungare il fiume fino alle acque territoriali o la copertura per realizzarne un “nuovo”  tracciato stradale.

Tutto è possibile nell’immaginifico dei cretini. 

Succede allora che invece di far convergere alla cura del fiume: risorse economiche, intelligenze, professionalità, idee e quant’altro e perché no anche qualche Procura; si preferisce far finta di niente, costruire, sperperare, distruggere e offendere tutto e tutti, come se il fiume non esistesse; mentre noi, restiamo impassibili…, spettatori di una tragedia senza fine, intrappolati da una minoranza di furbi e di cialtroni.

Ma se in molti hanno perso il ricordo, come colpiti da incontrollabili hacker della globalizzazione; la Natura: ha Memoria, Anima, Corpo e Vita, e soprattutto non fa distinzioni, non fa compromessi; Ama le armonie possibili e riconosce i cretini più che dalla loro tessera di partito, dal loro … olezzo.

L’Acqua è una ricchezza ineguagliabile e unica, vale un milione di pozzi di petrolio, un milione di piscine d’acque azzurre, un milione di “scienziati” che studiano la vita… e ci tolgono l’essenza dentro le falde asciutte del  Gran Sasso.                                                                               

Tusio de Iuliis

 
 
 

CALIPARI e... il silenzio delle poltrone

Post n°10 pubblicato il 02 Agosto 2012 da tusiodejuliis

Calipari e… il silenzio delle poltrone   (02 Novembre 2007)

Quando Nicola Calipari veniva assassinato sulla strada che da Baghdad porta all’aeroporto, molti non ebbero dubbi e ancora meno ne avevano quelli che conoscevano e conoscono l’Iraq.

Un assassinio a freddo commesso con l’unico intendo di mandare un messaggio preciso al governo italiano (amico) e a tutti quelli che avevano intenzione di aprire dialoghi con rapitori o resistenti.

Calipari sapeva molto bene, come sapeva il Governo italiano (ma anche l’opposizione liberista e no) che se timori o motivi di paura dovevano o potevano esserci in quella operazione di salvataggio della Sgrena, questi erano rappresentati solo dall’esercito americano.

Calipari conosceva benissimo questo pericolo, a tale punto che, sapeva di tutti i rischi che avrebbe corso per ogni minuto in più passato in Iraq e quindi, tutti i pericoli in più che ci sarebbero stati nell’andare presso la nostra Ambasciata o all’hotel Palestina.

Calipari prese la decisione più normale e convincente, quella che anche noi avremmo preso al suo posto: evitare di rifugiarsi in ambasciata o in un hotel e andare invece di corsa verso l’aeroporto così da restare sotto il mirino americano il meno possibile.

Quella strada che come me molti lo hanno percorsa centinaia di volte, non è così sconosciuta né strana.

Ma gli americani sapevano e conoscevano…, dalla partenza da Roma, al momento in cui il suo aereo si posava sulla pista dell’aeroporto di Baghdad, fino al colpo fatale e l’assassinio.

Tutto ha funzionato perfettamente, tutto era “sotto controllo” e, questa volta, i tragicomici fallimentari piani come spesso si rivelano quelli americani, hanno funzionato perfettamente.

Ogni passo, ogni metro, ogni respiro di Calipari era controllato dal comando americano.

Questo basterebbe a fare capire più di ogni cosa.

Quando il corpo di Nicola Calipari era ancora caldo, centinaia di sindaci e migliaia di assessori si sono sfrenati in una vomitevole e rinnovata “danza macabra”; nel fare conferenze, mostrare le proprie indignazioni, fare appelli e soprattutto innalzare monumenti, intitolare strade, ville, giardini, parchi, biblioteche, targhe e, chi più ne ha più ne metta.

Un “vizietto” molto italico che “ripaga” sempre, ma che ha trascinato e intrappolato anche sindaci e uomini sinceri.

E loro non hanno perso l’occasione, hanno sfoggiato tutto il meglio del loro repertorio

E allora ? Via con le fanfare, le bande, i militari sugli attenti…

Un palcoscenico insperato e inatteso di straordinaria retorica..

Un’altra occasione ghiotta per apparire, bestemmiare parole di ringraziamento, persino addolorati e piangenti con le fasce tricolori a tracolla.

Facce di roccia, imperturbabili nei loro travestimenti da scena di dolore, di sorriso, di noia, di sofferenza, di pietà…

E se nella mia città, Pescara, certamente insuperabile in questo nuovo sport “politico istituzionale” e, in migliaia di piccoli comuni le piazze si sono riempite di ufficialità, ma anche di tanta gente onestamente colpita e… non necessariamente di destra o di sinistra, filoamericani o antiamericani, ignoranti o intellettuali, cattolici, ebrei o musulmani, “rivoluzionari” e “liberisti”; poco importa: c’era tanta gente e c‘erano purtroppo anche loro (ormai onnipresenti), quelli con le facce di bronzo e le fasce tricolori.

Nessuno di loro si è mai sognato, non di erigere un monumento (nemmeno a pensarlo), ma di dire anche una semplice e sola parola di pietà per le donne, i bambini, per uomini e anziani assassinati e trucidati dentro le moschee di Falluja  e dell’Iraq o per i giovani studenti e contadini sgozzati ogni giorno a centinaia lungo le strade di Baghdad o di Baquba o di Samarra grazie ai consigli del sig. Negroponte; tanto meno  avranno mai un monumento quei bambini “mostruosi” ridisegnati nel dna dalle nostre bombe all’uranio.

E se in Italia c’è un proliferare di monumenti e medaglie quasi come una moda esasperata e ossessiva, nessun sindaco o assessore si sognerà mai di dedicare un monumento alle vittime della  fame o alla sete di milioni e milioni di africani; né mai oseranno, seppur nascosto dalle acque, erigere un monumento sul più grande cimitero di donne, bambini e uomini ignoti immoralmente esposti alla fame dei pesci nei fondali di Otranto o in quelli dello Ionio.

E ora ? Ora che la terza corte d'assise di Roma ha dichiarato il difetto di giurisdizione e disposto il non luogo a procedere per Mario Lozano, l'ex soldato Usa che fece fuoco contro l'auto sulla quale viaggiava Nicola ?

La “giustizia” della nostra repubblica; quella italiana, quella nata dalla resistenza, quella della “italianità”, dell’onore e dell’orgoglio italiano, del made in Italy, della ferrari o delle coppe, del calcio o del ciclismo, della moda o dello stile, dagli abiti al caffè, dagli spaghetti e ai maccheroni; quella “giustizia” rigorosa e severa con i “ladri” di mele, quanto imbarazzata verso i poteri forti; tremolate e genuflessa toglie la maschera e riconosce il diritto di vita e di morte dei “padroni” sui servi.

E se ieri, si scatenava su tutte le furie il nostro, piccolo, mediocre, grassottello e flaccido ministro delle giustizia che inveiva contro tutto e tutti ma soprattutto contro taluni magistrati.

Se ieri, appena ieri, si infuriavano come bestie, i dell’Utri, i Berlusconi, i D’alema, i Fassino e tanti, tantissimi altri ancora; oggi c’è un silenzio di tomba, nessuno parla, nessuno del potere va oltre…, se non con la magistralità della loro rituale apparente amarezza.

La signora Calipari non dovrebbe e non deve restituire nessuna medaglia, suo marito è stato un eroe, non perché sancito da qualcuno o dagli stessi che oggi girano le spalle e cuciono le labbra, ma dalla gente .

Nicola Calipari è stato un eroe, (per quanto amerei un Paese senza questa necessità), non per caso o per errore, né perché ucciso da fuoco amico (quello era fuoco nemico).

E’ un eroe Nicola Calipari, perché del suo possibile assassinio era semplicemente cosciente  e consapevole.

Ora, dopo quell’11 di settembre, in Italia come nel resto del modo si viaggia veloci da una emergenza all’altra, da un gossip all’altro, da una volgarità all’altra, dove, dalle menzogne nascono solo guerre e profonde insanabili divisioni e odi e, dalla verità, quasi sempre nasce la denigrazione e l’isolamento e non la pace

Afferma la Sgrena: «Penso che questa decisione sia incredibile e che sia ancora una volta l’accettazione dell’arroganza degli Stati uniti».

No! Non è né incredibile, né è l’accettazione di una prepotenza.

E’ la conseguenza naturale di un percorso; non dell’arroganza di un Paese, ma la pianificazione devastante di una nuova tragica nazistificazione del mondo.

Un nazismo moderno che non usa più forni crematori, ma embarghi; che non ha bisogno di lager,  ma stringe nella morsa della fame e in serragli immensi, paesi e interi continenti; che attraverso le multinazionali affama e rapina le ricchezze dei popoli e delle nazioni; che inventa e alimenta guerre, lotte civili, stragi sanguinose; che protegge criminali di guerra e i crimini contro l'umanità commessi da servitori zelanti; che sorreggono governi corrotti o li ricattano con l'indebitamento; che sono infine, i soli venditori di armi e i primi pacificatori.

Un governo, quello americano, con alle spalle gli interessi di mafie ben più potenti e organizzate.

Si cavalcano i morti con una indifferenza disarmante, si cavalca la rabbia e l’indignazione, la paura della gente e la sua disperazione.

Questa, è la vera grande tragedia della nostra epoca; l’epoca di un decadentismo che mi fa tremare e di un populismo grottesco, tanto imbecille quanto tragicamente vigliacco.

Eravamo nel 1999 penso, quando il nostro primo ministro D’Alema, scendeva le scalette dell’aereo che lo aveva portato negli Usa, in quello stesso momento una corte militare americana, pronunciava la sua sentenza di assoluzione per i due piloti responsabili dell’uccisione di 22 persone sul Cermis.

Ci si sarebbe aspettato una dichiarazione indignata, una forte protesta casomai risalendo sull’aereo per tornare in Italia, oppure non so che cosa; niente di tutto questo, ma una semplice, spaventosa quanto umiliante dichiarazione: “noi non giudichiamo le sentenze”.

Così pure un silenzio inesorabile è sceso sul giudizio accomodante che la banda Taormina ci ha prima fatto ingoiare e poi digerire nell’ultima, definitiva e tombale “verità” sulle “vacanze” a Mogadiscio di Ilaria e Hrovatin. 

C’è un’aria triste e preoccupante che attraversa la nostra epoca e il mondo, un’aria di un nuovo rigenerato e offensivo makkartismo che dovrebbe preoccuparci quanto e non di meno dell’irrazionalità prima di pochi, ora sempre più generalizzata.

C’è una follia che ci attraversa tutti, nessuno escluso e… la strada peggiore la stiamo già percorrendo.

Non amo e non mi convincono le etichettature fuorvianti, non mi convincono anzi, mi fanno anche paura: destra, sinistra, centro, bianco, rosso, nero, verde, ecc.; sono spesso, quasi sempre, labili pretestuosità infantili, alibi adolescenziali dove generalmente si nasconde la propria fragilità politica e culturale se non subdole ambizioni senza contenuti.

Contano le esistenze preziose e le esperienze vissute e non immaginarie, di uomini e donne vere.

Contano il fare, il pensiero e le azioni del singolo rivolte agli altri e con gli altri e, non le vuote parole di oziosi oratori  imbecilli.

Il resto è solo rumore di cimici.

Ora per Calipari e, come lui, per i tanti, tantissimi, troppi, morti “eliminati” da fuoco “amico”, nessun sindaco con la fascia a tracolla invia telegrammi seppur inutili alla Casa “bianca”, né spiega alla gente della sua città, perché Nicola Calipari ucciso due volte, è per due volte eroe.

Spoltore, 02 novembre 2007

www.passagetothesouth.org

 

                                                                                  Tusio De Iuliis

 
 
 
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Data di creazione: 27/10/2011
 

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