Tusio De Iuliis

IL NOSTRO COMPITO E' STUDIARE


Esclusivo "Il nostro compito è studiare" di  Tusio del Juliis 20 May 2004 Dal nostro inviato a Baghdad 19 Maggio 2004 -- "Il nostro compito è di continuare solo a studiare come facevamo prima e nulla più". Risposta altrettanto lapidaria quanto forte e coraggiosa: "è questa la democrazia che ci state portando"? L'altro ieri mattina, alla facoltà di lingue dell'Università di Baghdad, c'erano i primi esami di fine anno degli studenti della lingua italiana; strano, ma tra embarghi, guerra, occupazione militare, impossibilità ad avere libri nuovi non hanno fiaccato la voglia di sapere degli studenti iracheni. Entrando all'Università, non potevo non ricordare le immagini di appena qualche tempo fa. Eravamo a marzo di questo anno, entrando nell'aula magna dove avrei dovuto incontrare il Comitato della Lega Democratica dei Docenti dell'Università di Baghdad, di cui fa anche parte il carissimo amico Prof. Saad Altai. Mi ritrovai davanti alla porta almeno cinque o sei civili iracheni armati, mentre all'interno c'erano una ventina di soldati americani, con armamento da guerra e non più di dieci studenti, seppi poi si trattavano di rappresentanti degli studenti che venivano interrogati da tre graduati e tra questi una donna. Motivo dell'incontro: la situazione studentesca, i loro bisogni e i loro problemi. Ma quando i primi studenti cominciarono a presentare la reale situazione della loro sicurezza personale interna ed esterna all'Università, si ritrovarono di fronte ad una risposta lapidaria: (la scena è stata rigorosamente e fortunosamente registrata). Sono più di trenta gli studenti che hanno scelto l'italiano e l'altro ieri sono stati tutti promossi. Promozione meritata e meritevole e tutto, vi garantisco, senza avere una biblioteca, nè vocabolari a sufficienza: ecco perchè insieme alla ricostruzione della Biblioteca dell'Accademia di Belle Arti, andata completamenete bruciata, vogliamo aiutare con Reporter Associati anche loro. Poi, siamo usciti tutti assieme lungo i viali dell'Università dove il caldo cominciava a farsi sentire, 31 o 34 gradi, non saprei. Eravamo tutti felici l'altro ieri, anche se la paura o la morte è dietro ad ogni angolo di strada o ad ogni incrocio. Fuori, oltre i cancelli del lungo viale, c'è Baghdad, con i suoi cento palazzi e alberghi protetti da fortini di cemento armato, da chilomatri di filo spinato, dai sacchi di terra e poi, ci sono loro: carrarmati, soldati, giornalisti con la pistola, body gard e "contractors"con i visi duri e i capelli impomatati, spie, terroristi, mercenari, ladri e poi ancora...Bush e bin_Laden. Da sempre e per sempre soci.