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Post n°1 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da tusiodejuliis
Ali Babà
14 luglio 2011 - Tusio De Iuliis da Baghdad (Ass. Aiutiamoli a Vivere), http://www.passagetothesouth.org ) No! Non è vero nulla, gli americani non hanno mai lasciato questo Paese, sono sempre qui onnipresenti anche se nessun americano sa dov'è l'Iraq o qualsiasi altro paese al mondo che non fosse gli usa. Controllano, sorvegliano, spiano e danno ordini. Ogni cosa che possa avere il simbolo del potere è sotto il loro controllo, gli aeroporti, la zona verde delle ambasciate, anche dai loro mezzi sofisticati e super armati centellinano il respiro degli iracheni. Questo popolo ha una grande pazienza e sopportazione !!! Sono passati quasi nove anni dall'inizio della guerra e tutto è fermo come allora, palazzi e strade sventrate e distrutte, mummificate dal tempo e dalla sabbia che il vento porta ogni giorno con se dal deserto. Sono passati quasi nove anni e l'elettricità e l'acqua sono ancora un sogno irraggiungibile per gli iracheni. Le strade di Baghdad sono tutte così, radiatori che scoppiano e macchine incidentate; ogni giorno, per tutti i giorni dell'anno, cento volte al giorno da nove anni, 13 di embargo e centinaia di migliaia di morti innocenti. Questa è la nuova democrazia imposta ed esportata dall'occidente, ma nessuno, americani per primi, ancora si accorge che qui manca tutto, l'acqua, E se gli iracheni vivono la peggiore storia della loro vita, gli americani la vivono rinchiusi come topi dentro le loro fortezze super protette certi di poter rubare tutto all'Iraq, dal petrolio alle opere d'arte, dalle ceramiche azzurre della civiltà a piccole schegge di ricordi sumerici che per loro sono: piccoli tesori, feticci di una occupazione ingiustificabile e simboli di arredo. Ieri ho ripercorso Carrada a piedi per tutta la sua lunghezza, passando davanti al teatro nazionale, fino alla bellissima e ancora intera fontana dei “40 ladroni” (ma le anfore per la verità sono 44), la vecchia e distrutta scuola militare dell'aviazione, gli sfavillanti negozi di nerghile e, poi tante, tantissime vetrine di ori splendidi fino ad un grande negozio di abbigliamento sportivo "Ferrari". Vado alla ricerca di qualche negozio che venda del vino, lo trovo e prendo tre bottiglie di ottimo vino libanese, il mio portato dall'Italia è terminato, un po' per averlo bevuto, un po' per averlo regalato agli amici il resto per averlo poi portato al pranzo a base di masguf offerto dal carissimo amico Qasim al club degli artisti che dirige magistralmente.
Questa strada è stata sempre un obiettivo ambito per gli attentati soprattutto i mercati che la fiancheggia. Mentre cammini per Baghdad ti accorgi di bitte e muraglie di cemento armato, di camminare praticamente in una trincea continua da Adamia a Dora a Babb-Al Muazm a Sciarii Palestina ; ogni strada, ogni incrocio, ogni quartiere ha il suo muro della vergogna. Ti accorgi solo allora che per poter capire, testimoniare, essere credibili, bisogna esserci e vivere con la gente; condividere con loro le stesse emozioni, la rabbia, il caldo soffocante, la felicità e il dolore. Ma a chi e per quale motivo? Ecco perché gli iracheni, senza nessuna differenza religiosa o etnica, che siano sunnuti, sciiti, cattolici o altro, per indicare gli americani hanno un solo termine “Ali Baba”.
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