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Ambire ad essere schiavi


Che differenza esiste tra gli schiavi contemporanei e gli schiavi del passato? Gli schiavi del passato sentivano il peso delle catene, sapevano chi li teneva in schiavitù, volendo avrebbero potuto liberarsi e fuggire. Fuggire era il loro desiderio più grande. Gli schiavi del passato non volevano essere schiavi, perché sapevano di essere schiavi. Oggi il desiderio più grande di ognuno è quello di trovare un lavoro che lo obblighi a lavorare almeno otto ore al giorno per almeno cinque giorni la settimana per almeno cinquant'anni. Tutto questo per ottenere in parte i beni necessari alla sua sopravvivenza, ma soprattutto per ottenere beni che non gli servono, che vengono prodotti solo per dargli quel lavoro che lo tiene prigioniero e quindi per alimentare la sua coercizione. Siamo tutti fortemente convinti che chi non trova questo tipo di occupazione è infelice, perché potrebbe non poter soddisfare neanche i bisogni primari e, quindi, chi è schiavo è più fortunato, perché chi non è schiavo, nel sistema attuale, non è neanche libero di essere schiavo. Gli schiavi di oggi hanno come desiderio più grande proprio di ottenere la condizione di schiavitù. Non conoscono il loro carceriere, perché il carceriere è un sistema stesso, è un modo di pensare, è uno stile di vita.  Ma siamo davvero  sicuri di tutto questo? Siamo sicuri che il sistema non possa cambiare? Chi baratterebbe anni della sua vita biologica in cambio di beni materiali? Detto in modo più chiaro, chi accetterebbe di vivere dieci anni di meno pur di avere una macchina nuova? Eppure è quello che spesso facciamo senza rendercene conto. Dobbiamo iniziare a pensare che il sistema economico nel quale viviamo va rivisto, perché, se soddisfa i nostri bisogni essenziali, ci crea infiniti altri bisogni che non seniteremmo in un'economia strutturata in modo diverso. Non bisogna dimenticare che ciò che ci rende prigionieri sono prima di tutto i nostri bisogni.