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Cosa sono gli studi di settore?


Subiamo un bombardamento che ci svia dai veri problemi e che serve soltanto a metterci gli uni contro gli altri. Uno dei cavalli di battaglia del sistema è che i problemi deriverebbero dai piccoli evasori. Tanto è vero che tendiamo a pensare che chi non batte lo scontrino non paghi le tasse. La stragrande maggioranza delle ditte individuali e delle aziende è sottoposta a studi di settore. Questo significa che l'Agenzia delle Entrate (potete fare con facilità una ricerca sul sito del Ministero) possiede delle tabelle nelle quali vengono riportati i redditi minimi che devono dichiarare coloro che operano nei diversi settori. Così c'è un reddito minimo che devono dichiarare i baristi, gli avvocati, i commercialisti, gli idraulici e via dicendo. Queste categorie di persone possono evadere soltanto se superano di gran lunga questo reddito minimo (il che succede sempre meno), ma se il loro reddito effettivo fosse inferiore a questo reddito minimo dovrebbero pagare un ammontare di tasse superiore (a meno di non voler intentare un'azione legale nei confronti dell'agenzia delle entrate). Faccio un esempio con numeri inventati per far capire: se un giovane avvocato ha effettivamente guadagnato 15000 euro, ma lo studio di settore dice che un avvocato deve guadagnare minimo 25000 euro, ecco che questo poveraccio deve pagare le tasse su 25 anziché su 15 (e questo capita sempre più frequentemente, tanto  è vero che sono molti i professionisti che chiedono che vengano rivisti gli studi di settore perché ormai sono inadeguati ai tempi). Oltre agli studi di settore ci sono gli acconti: se una persona un anno guadagna di più dell'anno precedente ecco che scattano gli acconti, cioé deve anticipare le tasse sui redditi che probabilmente percepirà l'anno successivo perché si ritiene che l'anno successivo guadagni almeno quanto l'anno in corso (cosa che in periodi di crisi non è sempre facile). In pratica il sistema degli studi di settore e degli acconti molto spesso costringe a pagare le tasse su redditi non percepiti e che non si percepiranno mai. Senza parlare dell'Inps, i liberi professionisti e i piccoli imprenditori pagano i contributi previdenziali in misura pari a circa il 30% dei loro redditi, tuttavia, per molti di loro è una reale ulteriore tassazione, visto che molte ditte non vivono abbastanza da far maturare il diritto alla pensione di chi li ha versati, in ogni caso la pensione che verrà riscossa è assolutamente ridicola rispetto a quella di un lavoratore dipendente. Alla luce di tutto questo oggi sono sicuro che la maggior parte delle ditte individuali guadagni meno di un lavoratore dipendente, anzi molto meno. Però i lavoratori dipendenti restano convinti di essere gli unici a pagare le tasse. Il punto è che le persone non conoscono i rispettivi problemi e vengono messe le une contro le altre, così è più difficile che si coalizzino contro il sistema che permette questo....