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Morire per la noia di altri


Ho aspettato un po’ a parlarne, perché farlo a caldo è sbagliato, rischiamo di essere posseduti dal rancore, dalla voglia di vendetta, rischiamo, seppure idealmente, di metterci sullo stesso piano degli aggressori. Cinque ragazzi ne picchiano un altro,  continuano a colpirlo anche quando è a terra, con calci alla testa, il ragazzo muore. Perché? Erano naziskin? Ultràs? Estremisti di qualche specie? E’ sbagliato etichettare la violenza, darle una bandiera, la violenza è violenza, basta. Non esistono ideali politici, sociali, umani, che possano giustificarla, la violenza è la morte di ogni ideale, la fine di ogni pensiero, di ogni riflessione, la violenza è la negazione stessa della comunicazione. Chi non è in grado di discutere litiga; chi non è capace di esprimere il proprio pensiero diventa violento; perché pensa di non riuscire a farsi capire, perché si sente una nullità e per dimostrare a se stesso di  esistere deve cercare di annientare gli altri. Allora forse il problema non sono gli extracomunitari che ci invadono, forse il problema è la nostra incapacità di trasmettere sicurezza alle nuove generazioni, di trasmettere la cultura del rispetto, di far capire che prima di essere italiani, stranieri, di destra, di sinistra, milanisti, juventini, siamo prima di tutto uomini. Perché le nostre differenze non sono un limite ma una ricchezza, perché un mondo fatto di persone tutte uguali sarebbe palloso. Perché se tutti la pensassimo nello stesso modo non avremmo niente di nuovo da imparare e la vita perderebbe molto del suo significato. Forse il nostro problema è la nostra incapacità di far capire che per essere veramente liberi bisogna imparare a rispettare la libertà degli altri…io ho parlato dell’episodio alla mia classe, ho seguito (incredibile) il consiglio di un conduttore televisivo che invitava gli insegnanti a farlo…non pretendo di cambiare il mondo, ma non voglio neanche rassegnarmi…Paolo