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La cattiveria e l'ignoranza


Alla fine mi ritrovo a pensarla come Socrate, la cattiveria altro non è che un aspetto dell'ignoranza. Per quanto si possa soffrire delle azioni compiute ai nostri danni da persone cattive che vogliono soltanto farci del male, alla fine la nostra sofferenza non è niente rispetto alla loro. Chi si comporta in modo cattivo, chi cerca di sopraffare gli altri, di denigrare, di svilire un altro essere umano, non si rende conto che con queste azioni svilisce soltanto se stesso. Scava un solco profondo tra sé e la propria umanità. Egli non soffrirà a causa di una sorta di vendetta di una entità superiore fautrice di una giustizia universale, soffrirà soltanto in quanto cattivo ed egoista. L'egoismo ci separa dagli altri anche quando viviamo e scherziamo con loro, ci impedisce di darci completamente e di ricevere davvero qualcosa. Ci impedisce di gioire per le attenzioni che gli altri hanno nei nostri confronti, poiché tendiamo a dare per scontato tutto ciò che viene fatto per noi e quindi non lo apprezziamo mai completamente. Nello stesso tempo soffriamo tutte le volte che non siamo messi al centro dell'attenzione, le occasioni di sofferenza tendono a moltiplicarsi. La solidarietà e la benevolenza sono le uniche strade che possono condurre alla felicità e non solo alla felicità collettiva ma anche a quella individuale. Ovviamente non è così facile percorrere la strada dell'altruismo perché sono soprattutto le spinte interne a renderla difficile, pare che la nostra natura sia contraddittoria, disomogenea che a volte ci impedisca di analizzare razionalmente la realtà che viviamo. Per questo motivo il cambiamento può arrivare soltanto dalla consocenza, dalla volontà di sapere e di capire, la conoscenza può produrre un'evoluzione interiore che ci permetta di abbandonare la cattiveria, l'egoismo e di raggiungere la felicità. Beh, sì, credo di avere una visione socratica dell'esistenza.