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Feste di libri


L'altra domenica pomeriggio, dopo la pennichella d’ordinanza, tanto per sfangare la serata, ce ne siamo andati al palazzo dei congressi all’Eur per la visita alla tradizionale fiera dell’editoria, quella che ha lo slogan “più libri più liberi” per intenderci.Di solito ci si andava in giorni calmi, al massimo di sabato mattino, per goderci un po’ la pace e sfogliare qualche edizione vecchiotta. Ma quest’anno è stato il panico! Appena arrivati sul piazzale antistante il palazzo, iniziamo a cercare il parcheggio per il motorino, che ovviamente non si trova, costringendoci a metterci sul marciapiedi, e ci incamminiamo verso l’ingresso. Veniamo presi d’assalto da una torma di individui africani che ci salutano con un braccio teso per stringermi la mano. Avete presente quelli che in strada vendono i calzettoni? Gli stessi, solo che ora vogliono affibbiarci qualche titolo di autori africani, come se fossimo in spiaggia. Svicolando, dato che non sopportiamo quando sconosciuti mettono le mani addosso. Facciamo una breve fila al botteghino per scambiare il biglietto omaggio per l’ingresso. La bolgia all’interno è diabolica. Gli stand si ripetono occupando lo spazio, e tra loro un amalgama di visitatori fa da collante negli spazi vuoti, neanche fossimo a Portaportese nell’ora di punta. Solo che le persone che ne fanno parte sono ben diverse da quelle normali. Tanto per cominciare non si ascoltano troppe parolacce, e i gerghi sembrano quelli da personcine colte, con le C bene impostate, che a cercare lo strascicamento rimani scontento. Sembra che si conoscano tutti, e quando si incontrano si abbracciano e baciano senza differenze sessuali. Parlano degli articoli letti sul corriere la mattina e del vernissage di ieri sera. Si scambiano informazioni sugli incontri con gli autori che si susseguono in una specie di peep show in stanzette nascoste ma non troppo. Sono vestiti informali con grande sfoggio di accessori da intellettuali come borse, giornali e sciarpe e occhiali colorati. Le donne hanno i capelli ricci e qulle che li hanno lisci ci infilano una matita. I giovani assomigliano a quelli che intervistano in tv quando fanno vedere le occupazioni, e sono tutti belli, anche quelli brutti, che con l’aria impegnata rimorchiano tantissimo, specie se parlano a voce alta.Non so se guardare i milioni di libri o le migliaia di visitatori. Tanto i libri sono sempre gli stessi, ed anche se sono in offerta-fiera, costano sempre troppo per farne incetta. Mi avvicino ad un paio di esemplari che potrebbero interessarmi ma 20 euro cadauno non glieli do, e poi non mi venissero a parlare di crisi.  I visitatori invece sono più diversi tra loro, anche se simili e non ti fanno pagare se li guardi. Mi chiedo come mai io non incontro nessuno che conosca, mentre pare che gli altri appartengano tutti alla stessa famiglia. Mi piacerebbe anche a me alzare la voce ed impostarla e chiedere se hanno incontrato quello o quell’altro o se hanno seguito lo scontro o letto la risposta sul corriere. Ma ad essere sincero non me ne frega una mazza di far parte di questo entourage. Allora dedico la mia attenzione a quelle signorine in bilico sulla sedia con una minigonna ascellare che vorrebbero distribuire il catalogo. Vorrebbero. Qualche catalogo lo prendo, giusto per ricordarmi qualche sorriso e qualche sguardo.I libri? Ah già, mentre vediamo molte coppie di gente ricca ed alta dal viso cavallino, piena di buste di carta contenentii opere cartacee, probabilmente per i regali, ci facciamo una rapida memorizzazione dei titoli che ci interessano ed io aspetterò che qualcuno di quelli che li comprano nuovi, li rivendano o li buttino via, che più di due euro l’uno non ce li spendo mica sulle bancarelle. E tanto prima o poi ce li trovo, basta aspettare… Non proprio per i miei colleghi che pur resistendo alle tentazioni, qualche libro, di nascosto da me, se lo sono comprati...