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PAROLE AL PASSO


La seconda puntata di "Parole al passo", la trasmissione in collaborazione tra Radio Imago  e www.tuttiscrittori.it, ha visto protagonista, insieme alle poesie di Emiliy Dickinson, Eugenio Montale e Saffo (riportate più avanti), un racconto di Virginia Danna, che tutti conosciamo nel mondo dei blogger come Vi_Di. Ecco di seguito il racconto e le poesie e... e poi aspettiamo i vostri commenti, suggerimenti, consigli o... pomodori virtuali (speriamo di noooo!).Anna (di Virginia Danna) Clicclac clicclac clicclac. Il rumore ritmico rimbomba quasi assordante nel silenzio della stanza. Una stanza arredata anni ’50: tavolo ovale con piano in marmo rosa, sedie a schienale alto con la struttura in legno e la seduta imbottita in stoffa damascata ancora ricoperta dal robusto cellophane trasparente; qualche quadro alle pareti; il buffet con lo specchio a destra; il controbuffet a vetrina a sinistra. Di fronte, sotto la finestra, uno scrittoio in arte povera e una poltroncina in vilpelle rossa; da un lato una lampada liberty e al centro dello scrittoio una Olivetti nera, di quelle coi tasti duri, che, pigiati con rapidità emettono il clic clac.Il cavalier De Santis, ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, e sulla sua Olivetti ha scritto storie, novelle, lettere. Piccola letteratura casalinga, nulla di famoso, pensieri da condividere con la sua macchina da scrivere e la sua signora. Anche stasera sta scrivendo.Quasi alla ricerca di ispirazione, alza gli occhi, infila le mani nella sua giacca da camera a quadri e guarda fuori; è una serata di fine novembre. Dalla sua finestra si vede la torre dell'orologio, illuminata, che scandisce l'ora: sono le 19, 30. Gli occhi tornano in casa, si spostano sulla cornice in argento, con la foto di una bella signora sorridente. Il cavalier De Santis la guarda e il mento gli trema, ma non è una cosa da uomo piangere, non di quelli della sua generazione almeno …e riprende a scrivere con maggiore impeto. Anna cara, sono 3 giorni che mi hai lasciato solo. I ragazzi sono tornati alle loro case, stasera, gliel'ho chiesto io, i loro figli li aspettano. Solo, qui, stasera, mi guardo intorno e sento ancora più forte la solitudine. Ancora di più mentre scrivo perché so che non avrò a chi far leggere queste parole. Eppure dentro di me, quando non mi vince il dolore, sento che non mi hai lasciato. Se mi guardo intorno trovo te, dappertutto. Nelle tazzine di porcellana messe nell'angolo del buffet, nei bicchieri di cristallo lucidissimi nella vetrina. Ci sei, sei qui tra le tue cose, eppure non riesco a sentirti. Come vorrei invece avere un segno che non mi hai lasciato… Il cavaliere non riesce a finire la frase …qualcosa gli ferma la mano: le tazzine e i bicchieri dietro di lui!Tintinnano! Si gira, il cavaliere, ma tutto è fermo. Un'illusione… il cavalier De Santis dà uno sguardo fuori dalla finestra: la torre dell'orologio dice 19,32. Scuote la testa, il cavaliere. Il mento trema di nuovo. E di nuovo guarda fuori, verso il cielo  rabbuiato ma stranamente luminoso, stasera ...le 19,33 alla torre... riprende a scrivere da dove si è interrotto. ..mi hai lasciato …solo. Mi è sembrato perfino che stessi dietro di me, poco fa , che volessi offrirmi il solito caffè o il liquore fatto con le tue mani, e servito nei tuoi preziosi bicchieri di.... Tintin …tintin …sempre più forte il tintinnio delle tazzine e dei bicchieri e la pesante Olivetti che improvvisamente scivola a sinistra verso la foto! Il cavaliere con un moto tra lo spaventato, l'incredulo e il felice si alza di scatto girandosi verso il buffet: ‘Anna!’ Fu l'ultima parola del cavalier De Santis. L'orologio della torre si fermò alle 19,34. Settimo grado della scala Richter, avrebbero scritto i giornali. Era il 23 novembre 1980. Ad Avellino.** * **Cuore lo dimenticheremo (Emiliy Dickinson)Cuore lo dimenticheremo!Tu e io stanotte!Tu dimentica il calore che ti ha dato,io scorderò la luce!Quando avrai finito, te ne prego,dimmelo, così che io cominci!Presto, presto! Potrei pensare a luimentre tu perdi tempo!** * **Ho sceso milioni di scale (E. Montale)Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.** * **(Saffo)eccoti finalmenteero tutta una smania di terechi rifiato all’animabruciante di brama