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Parole al passo


"Amore come invasione, possessione"Ecco i testi che sono stati presentati durante la trasmissione "Parole al passo", in onda l'11 gennaio 2008 su RADIO IMAGO. La puntata sarà presto on line, ma - per chi vuole soffrire (!) - è possibile ascoltare le precedenti...Amori che  possono rubare il cuore, invadere l'anima, la ragione, ogni singola cellula del corpo... e ci travolgono, capaci di scombinare un'esistenza. Respirano e viaggiano insieme a noi in ogni istante... fino alla fine. Perchè arriva una fine, sempre. O quasi. E quando arriva in modo brusco, violento, inatteso, è uno strappo che può avere effetti devastanti... Ma l'amore è - comunque - un dono impareggiabile, per cui vale la pena di  rischiare, combattere.  Come si fa a rinunciare?Se tu non fossi bello,se tu non fossi stato invadente o comunquetragico,io non ti avrei amato.Ma pur capendo che venivi dall’acqua comela morteio ho fatto l’amore con te.Ti piaceva il fiore della mia parola, la lingua segreta che nessun figlio ha maiconosciutoneanche al momento del concepimento.Ti piacevano le battute d’arresto del mio cuoree le lacrime che ho dato al mio genio come una semina.(...) Riottosa a ogni tipo di amoresei entrato tu a invadere il mio silenzioe non so dove tu abbia visto le mie carniper desiderarle tanto.E non so perché tu abbia avuto il mio corpoper poi andartenecon il grido dell’ultima morte.Se mi avessi strappato il cuoreo tolto l’unico arto che mi fa maleo scollato le mie giunturenon avrei sofferto tantocome quando tu un giorno insperatomi hai tolto la pelle dell’anima.(da  “La carne degli Angeli” – Alda Merini)** * **Io desidero te, soltanto teil mio cuore lo ripete senza fine.Sono falsi e vuoti i desideriche continuamente mi distolgono da te.Come la notte nell’oscuritàcela il desiderio della luce,così nella profonditàdella mia incoscienza risuona questo grido:”Io desidero te, soltanto te”.Come la tempesta cerca finenella pace, anche se lottacontro la pace con tutta la sua furia,così la mia ribellionelotta contro il tuo amore eppure grida:”Io desidero te, soltanto te”("Io desidero soltanto te" – Tagore)** * **Il pizzico della taranta – di Gianfranco Maccaglia - santiago.gamboaLei arriverà da Martano, e ballerà per me tutta la notte. Scalzo e sudato corro tra gli ulivi ...da un fuoco all’altro. Per tenerli accesi, perché Agatina ha paura del buio, non entrerebbe mai nel campo di notte. E io brucerei tra mille tormenti, per sempre, solo e pazzo.Ardevo di desiderio quando ballava, con quello sguardo sfrontato e fisso davanti a sé. I capelli neri raccolti dietro, in un fazzoletto rosso. Il naso stretto dalle narici frementi. Il suo corpo era come facesse parte della musica ossessiva, non aveva bisogno di seguirne il tempo. Il respiro affannato le gonfiava il petto e le gambe si abbandonavano al ritmo dei fianchi. Era bellissima, tutti gli uomini la guardavano e i più audaci la invitavano a ballare e lei qualche volta accettava. Ma i poveretti non sapevano, cosa li aspettava. Gli si agitava intorno come una falena impazzita, li avvolgeva nella sua frenesia. Con gli occhi umidi e il corpo proteso, le labbra socchiuse e la fronte sudata, sembrava dire “prendimi, sono tua”. Tutti sapevano bene che lei era proprietà di don Angelo ...e che, appena finito il ballo, lei avrebbe voltato le spalle, sprezzante. Agatina faceva sempre così, lo sapevano persino nei paesi vicini, nessuno sperava in qualcosa di più. Mai. E poi... chi avrebbe osato risvegliare le ire di don Angelo? Godeva meritata fama di mafioso e assassino. Eppure, quella notte... a Melpignano, con lo scirocco più caldo che avessi mai provato sulla pelle, la tarantola mi pizzicò proprio lì ...sotto al cuore.Ero in mezzo a migliaia di persone. Il vino e la marijuana erano in circolo da ore ed io cercavo di ballare la pizzica con dignità. ...ma era impossibile! Allora mi allontanai dal palco e mi ritrovai in mezzo a un cerchio di giovani. Battevano le mani sui tamburelli, mentre altri giovani ballavano eccitati. Tutti attorno. E finalmente la vidi, là in mezzo a quella bolgia si notava solo lei, Agatina era sfuggita ai cani da guardia e se la spassava. Era la mia occasione, l’unica. Mi gettai a testa bassa. Mi feci largo. Le feci cenno e lei, pronta, accettò la sfida, piantò i suoi occhi nei miei per non lasciarli più. Mi provocava, mi sfiorava, mi eccitava. Poi guizzava via rapida, tornava, si strusciava e ricominciava daccapo.  Ma il gioco continuò fino alle prime luci dell’alba, io ...sfinito, volevo desistere, avevo lasciato ogni speranza, ...ma lei all’improvviso mi prese per mano, mi trascinò con sé dentro una corte. Ci trovammo avvinghiati sull’erba, facemmo l’amore sotto un tetto di palme. Non so quanto durò. Le sue unghie mi segnavano la pelle, i suoi denti erano affilati e le sue cosce avvolgenti mi stringevano i fianchi. Mi aveva fatto sentire uomo ...finalmente uomo! mi soffiava nelle orecchie parole dolci, anche oscene.  mi diceva che ero unico, che mi aveva sempre amato, che voleva me ...solo me. E io... io... Mi addormentai piangendo di felicità. Ma poco dopo mi risvegliai e lei era già distante ... mi voltava le spalle come per andarsene. In lontananza rimbalzavano le raffiche degli ultimi tamburelli e il fumo dei falò spargeva in giro una nebbia leggera. Lei non soffrì quando don Angelo le tagliò la gola. Forse non se ne accorse nemmeno, quando a me tagliarono i polsi, e il suo ultimo sangue si mischiò col mio. Da allora ogni notte di ferragosto... io l’aspetto. E corro tra gli ulivi, mi sposto da un fuoco all’altro ... devo tenerli accesi...  perché Agatina ha paura del buio.”