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Manfredi sogna....


A ciascuno il proprio personale inferno  (di Giancarlo Manfredi)Il senso di frustrazione stava montando, ineluttabile, di fronte al cursore bloccato da almeno quaranta - quasi eterni - secondi.Del resto, come rimanere pazienti dopo aver riavviato due volte la macchina, sprecato cinque chiamate telefoniche e ritrovarsi a dover ricominciare ancora tutto daccapo?Mai tentare di leggersi la posta elettronica prima di cena: avesse almeno potuto ridurre la tensione con una blasfema bestemmia esorcizzante! D'un tratto la testa iniziò a girargli, il campo visuale a restringersi e a perdere definizione.Non era più a casa sua, in pantofole e canottiera, davanti alla scrivania!Si ritrovava a camminare, tra persone sconosciute, lungo una strada sterrata in un panorama desolato di terra e roccia.Avanti a se una donna in vestaglia, capelli cotonati e un barboncino in braccio.La megera sbuffava fumo di sigaretta e improperi all'indirizzo di alcuni tizi - sagome scure - che non rispettavano la lentissima fila.Dov'era finito?Iniziò da subito a sospettare di un malore. Forse un infarto.Ma certo! Il suo corpo si trovava ora riverso per terra, negli ultimi spasmi di vita: a breve sua moglie sarebbe salita a cercarlo e lo avrebbe trovato così, gli occhi ancora sbarrati.Ma allora dove si trovava il suo spirito?E le persone attorno a lui chi erano? "Gente" deceduta nel suo stesso istante?- Andiamo bello! - biascicò la donna verso un distinto anziano in giacca da camera - Non ho tempo da perdere. Devo raggiungere il processore grafico.- E allora "madama" ? Io devo arrivare al modem, convertirmi in segnale analogico ed essere lanciato nella Rete.Programmi informatici? Merda! Era trasmigrato nella misera sequenza digitale di un computer "impallato".Da ateo che era si mise a pregare gli dei dell'informatica perché qualcuno decidesse di spegnere il PC. Possibilmente dopo aver eseguito una bella formattazione a basso livello.