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Racconto


SCHIZZO***Arrivò come da nebulose lontananze. Già questo giocava a suo favore. Aveva un aspetto come nessun altro ha. Lei pensò: “Ha l’aspetto di uno su cui ancora incombono pericoli”. Era povero, indossava vestiti laceri, ma si comportava con fierezza. Il suo contegno esprimeva grande calma e grande letizia interiore. Lei pensò: “Che gusto meraviglioso debbono avere i suoi baci”. Inoltre dava l’impressione di un uomo che non poteva non aver già suscitato molto favore e destato già molto interesse, e che ovunque avesse provocato entrambe le reazioni, fosse poi andato avanti per la propria strada, senza gettare un solo fuggevole sguardo da una parte o dall’altra.Lei pensò: “C’è qualcosa di ardimentoso e magnanimo in lui. Chissà se lo amerò. In ogni caso è degno di essere amato”.Costui inoltre pareva ben sapere, e d’altro canto non sapere affatto, quanto fosse attraente.Vi era nel suo comportamento un che di smarrito, un che di ambiguo. Lei si diceva: “Questo giovane sa di sicuro essere discreto. Immagino sia dolce confidare in lui. Ancor più dolce e bello dev’essere buttargli le braccia al collo e stringerlo a sé”. Nonostante la sicurezza e la fermezza con cui sapeva presentarsi, recava su di sé l’ombra di un essere reietto e indifeso.Lei pensò: “Ha bisogno di protezione. Come sarei felice di poterlo proteggere”. Era giovane e tuttavia, a quanto sembrava, già provato: era di ferro, l’immagine stessa dell’irremovibilità e della pertinacia, e tuttavia aveva l’aspetto di chi desideri una profusione di tenerezze e intimità.Allora lei gli sfiorò il braccio, come per caso e inconsapevolmente. Arrossì e pensò: “Si accorge di quel che voglio”. Anche lui arrossì. Allora lei pensò: “Che uomo straordinario! Mi tiene in considerazione. E’ un cavaliere”. Da quel momento in poi, agli occhi di lei il contegno di lui fu sempre più bello; e sempre più forza, fierezza e delicatezza emanavano dall’intero suo essere. Lei pensò: “Io amo. E’ vero, non mi è lecito amare, perché sono sposata. Ma io amo”. Glielo fece capire con gli occhi e lui ebbe sufficiente attenzione, gentilezza e intelligenza per capire ciò che lei intendeva, sentiva e desiderava. E a questo punto cominciò il romanzo. Se, anziché un autore, io fossi un’autrice, muovendo di qui scriverei difilato due volumi.                                                                                                  ***                                                                                                  ***(Robert Walser – “Storie che danno da pensare” – Adelphi)***