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dal nostro CASSONETTO


Alessandro ha partecipato al nostro gioco letterario "L'incontro" (con un raccontino niente male, diciamolo!) e ora ci propone un altro testo, chiedendone la pubblicazione nel Cassonetto, che ovviamente non è un posto dove buttare l'immondizia, tutt'altro!! E' una vetrina particolare, da scoprire... Bollino rosso.******SOVIET SUPERMAN(un racconto di Alessandro Napolitano)*** * *** Mosca ore 4 del mattino.Anatoli si alzò da terra ancora confuso appoggiandosi al bordo del lavandino sopra di lui.Con un gesto rapido e istintivo estrasse la banconota da cento rubli dalla tasca del pantalone; l' arrotolò su se stessa. Si fermò un istante lasciando che i suoi occhi s'incontrassero riflessi nello specchio. Cercò un particolare capace di evocare un ricordo, ma non trovò che il vuoto. Interdetto, abbassò lo sguardo; con la mano tremante in preda a una convulsione, estrasse dal taschino della camicia una piccola scatola color verde, una di quelle solitamente piene di caramelle alla menta; l'aprì.Posò l'astuccio sul ripiano del lavandino mentre, con la mano libera, chiuse la narice destra.Anatoli impiantò un lato della costosa cannuccia dentro la narice sinistra, l'altro lato nel piccolo recipiente. Tirò su con tutta la forza. Una parte della sottile polverina bianca penetrò nel naso e discese nel cavo orale. Stessa operazione a narici invertite. Avverti un dolore lancinante partire dal naso e arrivare nel cervello. Alzò nuovamente lo sguardo. I suoi occhi cerchiati spiccavano nel volto magro e pallido. Il dolore lasciò il posto a un fastidioso torpore. Questa volta, nello specchio oltre ai suoi occhi, apparvero anche i primi ricordi di quella notte.Ricordò di essere entrato nella discoteca più cool di Mosca, il Soviet Superman.Anatoli avverti i battiti del cuore scuotere tutto il corpo. Una violenta fitta alla tempia gli procurò un cedimento delle gambe. Si girò di scatto. Mantenendo un precario equilibrio, guardò verso l'uscita del bagno. Sinuosa, una figura femminile teneva poggiata la schiena verso la porta d'entrata.La musica arrivava forte, incalzava fastidiosa come le grida selvagge che si rincorrevano nella pista da ballo. La donna guardò Anatoli e disse:- Ho bisogno di te. - Mentre sfiorava i lunghi capelli biondi e aggiunse:- Non mi lasciare. -Il body e i fuseaux neri esaltavano i suoi fianchi, le gambe lunghe e affusolate facevano da colonne a un fisico da modella.La ragazza trastullava con le dita una ciocca di capelli finché non decise di scoprirsi la fronte. Alzò la testa e fissò Anatoli. Il suo volto era ricoperto di sangue che colava denso e putrido...                                                                                                 (leggi tutto il racconto)