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Fra polvere e moschee


Ecco un bel racconto di viaggio, perfetto per andare lontano anche rimanendo (leggi dovendo rimanere) davanti al nostro computer!E' di un  nuovo amico del nostro blog, che si presenta con parole sue, in fondo a questo post.
*FRA POLVERE E MOSCHEE (di Claudio Scarabelli) *Salinger scriveva: “E’ buffo. Non raccontate mai niente a nessuno, o finisce che sentirete la mancanza di tutti”. E in effetti è vero, non ho nemmeno cominciato a raccontare di questo viaggio che già di quei posti e delle persone incontrate sento la mancanza.Il nostro viaggio comincia con una grande voglia di partire, ma anche con un grande punto interrogativo circa quello che troveremo, quel senso di incertezza che spesso si prova quando si deve lasciare casa. Sappiamo che saremo ospiti di amici fidati, ma le domande che ci poniamo sono sempre quelle: come sarà la gente, quale ambiente troveremo, cosa vedremo, a quali difficoltà andremo eventualmente incontro.  La destinazione è Il Cairo. Non parliamo una parola di Arabo, e l’impossibilità di comunicare una volta arrivati ci fa sentire un po’ insicuri. Ma la voglia di conoscere posti nuovi e differenti stili di vita è molto forte, e fa pendere l’ago della nostra bilancia emotiva dalla parte dell’entusiasmo frizzante, e una volta che l’aereo si stacca da terra le paure e i dubbi lasciano spazio alla curiosità del conoscere, e non vediamo l’ora di arrivare a destinazione. Atterriamo al Cairo in perfetto orario. Giusto il tempo di prendere le valigie e, ancora prima di raggiungere l’uscita, vediamo Federica sbracciarsi per salutarci. Il calore dell’abbraccio di Fede e Cri si somma a quello dell’aria. Ci sono circa trenta gradi, la gente mi gira intorno frenetica. E’ una sensazione alla quale dovremo cercare di fare l’abitudine. Al Cairo ci si muove in taxi. Puoi raggiungere qualsiasi posto per pochi soldi (un’ora di taxi costa all’incirca 50 lire egiziane, la lira egiziana è cambiata a 8,4 per ogni euro).Il parco macchine Cairota è costituito perlopiù  da auto d’uso in Europa negli anni 70, ma tutte in pessime condizioni: sedili mancanti, fanali rotti, ammaccature da ogni lato, paraurti penzolanti, copertoni rappezzati. Gli interni concedono qualche variante sul tema:  il cruscotto, per isolarlo dal calore del sole, è rigorosamente coperto da un panno di pelo lercio e impolverato ma può variare il colore; il numero degli specchietti retrovisori è variabile, c’è chi ne ha uno solo ma lungo trenta centimetri e chi ne ha 4 o 5  più piccoli attaccati sul lato interno del parabrezza; i musulmani hanno il Corano sul cruscotto, sopra al panno di pelo, che per una qualche ragione mistica non si muove mai... (leggi tutto)*________________Mi chiamo Claudio Scarabelli, ho 29 anni, sono di Modena, e sono sposato con Cristina.Sono uno psicologo, lavoro prevalentemente con gli adolescenti e fra le mie passioni ci sono il viaggio, la fotografia e il racconto.Credo che viaggiare significhi innanzitutto uscire da sé stessi per andare verso qualcosa o qualcun altro. Non è necessario fare tanta strada.Prima di partire per un viaggio metto insieme nel mio zaino la voglia di andare, la voglia di incontrare e anche la voglia di tornare a casa.Scrivere e fotografare sono due vie per raccontare, sono un mio modo per andare incontro all’altro.Se volete scoprire qualcosa di più venite a trovarmi qui:http://claudioscarabelli.myblog.ithttp://puntodivista.fotoblog.it *