tuttiscrittori
A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
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IL LIBRO DEI BAMBINI di Antonia Byatt
Einaudi, 2010 pp.700, € 25,00 Da quanto abbiamo potuto apprendere, si tratta di soldi ben spesi per 700 pagine che trasudano letteratura, sentimento, ricerca e personaggi estremamente credibili e solidi. Citiamo, tra i passaggi intelligentemente rilevati nella recensione di E. Villari, quello che ci sembra meglio rappresentare lo spessore dell'opera. Gi uomini erano fango. / Erano dita mozzate, moncherini sanguinanti tra / spuntoni spogli che un tempo furono alberi. E il sangue / affiorava dove il piede affondava. Marciavano impotenti / su volti in agonia, cadendo alla cieca / su uomini ridotti a zolle / di carne e legno e metallo. Nulla restava. In questi versi del giovane Julian Cain... la mattanza dei campi di battaglia di Thiepval è giustapposta all'immagine dei boschi incantati di Alice nel paese delle meraviglie, dove pure si duella e combatte - scrive Julian - ma dove "nessuna creatura si fa davvero male." Non vediamo l'ora di comprarlo
"...è un esempio brillante di come una ricostruzione storica possa diventare efficacemente arte narrativa."
"...è insieme una straordinaria riflessione sull'arte e sulle sue implicazioni etiche e un magnifico affresco dell'Inghilterra tra il 1895 e il 1919, condotto attraverso l'intreccio delle storie di quattro famiglie..."
(da L'INDICE di febbraio 2011 il libro del mese, Enrica Villari)
ALBERGO A ORE (HERBERT PAGANI) PERF. EDITH PIAF
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ARTE & DINTORNI
mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30
YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO
Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che
The winner is Paolo Zaffaina
La motivazione:
Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.
adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui
Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari)
« "Per una fetta di anguri... | Pensare positivo... » |
E' in preparazione una nuova puntata di Parole al passo, dal titolo :"I mondi dell'eros - parte seconda". Potete postare i racconti direttamente qui, sul blog. * |
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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3
Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)
LA VETRATA
PER LEGGERE E COMMENTARE I PRIMI
RACCONTI PUBBLICATI LIBERAMENTE
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In bocca al lupo a tutti!!
Anche i Mitici possono sbagliare??
'Ma che robb'è?' fece. Già tremava, già smaniava che non ci vedeva più. Gli ci volle poco a capire cos'era: un'altro sfogo di tosse più forte del primo, lo sgrullò, da stenderlo." ora... pensiamo che il professor Pasolini non fosse capace di scvrivere in italiano? adios, gianfranco
Ho giusto un "incipit" che mi sta togliendo il sonno, della serie che sono 4 volte che lo cancello e lo riscrivo dicendomi: questo Renata me lo cazzia, taglia qui, aggiungi li..
Uffaaaaa :(((
ps: e cosa vuoi che siano 4 volte? è niente. Quando sarai a 400, allora ne riparleremo. Ciau.
Gianpaolo
(caro Alessandro, il nome è mio e me lo gestisco io!:-))))
...piuttosto... avrò scritto giusto? ('avrò'??? ma se l'ho scritto prima, perchè uso il futuro?)
Comunque sia, forte della citazione (di autore misconosciuto) che recita come una vera signora si riconosca sempre per l' eleganza che riesce a mantenere a prescindere dal contesto in cui si trova, è probabile, forse, può essere,che scriva qualcosina.
Firmato Carpedine O
Mi piace la doppia spalla, un pò meno il colore, ma io non faccio testo per le tonalità cromatiche, Dalton era un mio lontano parente!!
Ma forse non conta il colore, ma quello che c'è dentro, e mi è sempre sembrato di ottima qualità.. ;))
Ho problemi a trovare la mia lente di ingrandimento...
433 EROS
Antefatto
Era quel piccolo ma affascinante neo, segno imperfetto su di un viso angelico, ad attirare tutta la sua attenzione.
Non si sarebbe mai stancato di osservarlo, di seguirne i movimenti, erratici e sensuali, pur sapendo come fosse impresa sovrumana far allunare le sue labbra su quella piccola luna.
Il pensiero razionale gli suggeriva che sfiorare l’orbita di un simile corpo celeste, rischiando così l’impatto, avrebbe potuto causare un evento catastrofico, quasi a livello estintivo, sul pianeta dei suoi sentimenti.
Ma c’era come una forza gravitazionale, la legge naturale cui tutti i corpi non possono sfuggire, che accendeva i suoi sensi e distraeva la sua mente dal lavoro che invece avrebbe dovuto svolgere.
Jet Propulsion Laboratory, dicembre 1998
L’aria condizionata manteneva costante la temperatura nella sala controllo; luci soffuse ammorbidivano i riflessi colorati degli onnipresenti monitor e speciali pannelli insonorizzanti assorbivano ogni rumore che potesse distogliere l’attenzione del personale di turno.
Tutto, insomma, era progettato per favorire l’efficienza degli scienziati intenti a “parcheggiare” la sonda NEAR nell’orbita di un remoto oggetto della fascia asteroidale.
Un lavoro delicato dunque, e complesso, che quella notte era tutto nelle sue mani, sudate nonostante il condizionamento ambientale.
Cercando di recuperare la concentrazione si obbligò a ripensare ai particolari della missione: il loro bersaglio non era solo un numero nel catalogo stellare, era un asteroide di quelli che gli astronomi chiamavano “Amor”, caratterizzati da un'orbita che sfiora esternamente quella della Terra, senza tuttavia intersecarla in alcun punto.
- Proprio come quello che, schiantato sulla Terra 65 milioni di anni fa, aveva causato l'estinzione dei dinosauri. – concluse tra sé.
Insomma quella patata rocciosa lunga quaranta chilometri stava per rivelare agli occhi elettronici della sonda parecchie “cosucce” interessanti.
Fu l’aroma intenso che proveniva dal carrello del caffè e il lieve tintinnare delle tazze a distrarlo nuovamente: quel neo insolente e impudico, così attaccato al più bel sorriso che mai aveva visto, si avvicinava rapidamente alla sua consolle, promettendo miele e caffeina.
Ma cosa andava mai a fantasticare? Si impose di abbassare lo sguardo e di concentrarsi sullo schermo del computer. L’altimetro laser della sonda aveva iniziato a trasmettere le prime rilevazioni, crateri e solchi, sulla superficie dell’asteroide.
Alle sue spalle un lieve fruscio, l’immagine di due piccoli piedi che si muovevano in sandali aperti dal tacco alto ed ecco tornare il pensiero sconcio di come quel neo vagabondo lo avesse appena sfiorato .
No! - esclamò ad alta voce - Così proprio non va.
Sentiva su di sé gli occhi di tutto il team; nervoso slacciò i primi bottoni del panciotto colorato che indossava sulla camicia bianca e con falsa sicurezza si stiracchiò sulla poltroncina.
Casualmente il suo sguardo venne a cadere su di una piccola targa dove era riportata una frase del filosofo Platone: “Sondando gli abissi della terra, e misurandone le superfici, seguendo il cammino degli astri nelle profondità del cieli e, di ciascuna realtà, scrutando la natura nel suo dettaglio e nel suo insieme senza mai lasciarsi irretire da ciò che è immediatamente vicino.”
Antiche reminescenze scolastiche si riattivarono di colpo: Platone – declamava il vecchio professore al liceo – fu il primo a parlare di “Eros” descrivendolo come un’allegoria: il dio mitologico, simbolo della forza attrattiva che spinge gli elementi della natura ad unirsi tra loro, diveniva l’amore per una conoscenza che tuttavia mai sarebbe stata certa e definitiva…
Certo questo era l’amore intellettuale che provava per il suo lavoro e – ammise sconsolato – tale era anche il desiderio fisico acceso in lui da quella giovane praticante.
Un segnale d’allarme distolse il flusso di questi pensieri: a meno di trentacinque chilometri di distanza l’asteroide era uscito dal reticolo di puntamento della sonda.
In mezz’ora l’atmosfera compassata nella sala controllo lasciò il passo alla frenesia prima, all’incredulità poi, per ultimo, alla delusione: imprevedibilmente uno dei propulsori di manovra aveva cessato di operare.
E così terminava in un fallimento il primo tentativo di avvicinamento ad un oggetto NEO - Near Earth Orbit – il numero 433, noto anche come asteroide “Eros”.
Epilogo
Il piccolo neo viaggiava ormai lungo una traiettoria di fuga.
Poco importava: tutta l’attrazione sensuale era ormai svanita, sostituita da una intima inquietudine, dal senso di vuoto per un occasione di conoscenza perduta.
- E bravo Platone - concluse amaramente senza rivolgersi a nessun altro tranne che a se stesso - che sull’Eros, la Scienze e il desiderio fisico, avevi già capito tutto.
“Amore è amore di alcune cose [...] di quelle di cui si avverte mancanza.”
Note dell'autore
I riferimenti alla missione NEAR e all’asteroide Eros sono tratti da eventi realmente accaduti.
Dopo il primo fallito tentativo si scoprì che NEAR avrebbe avuto una seconda opportunità nel febbraio 2000 e al JPL riuscirono effettivamente a far entrare la sonda nell’orbita di Eros.
NEAR ha orbitato attorno all'asteroide per circa un anno; pur non essendo prevista alcuna estensione della missione, il gruppo scientifico del JPL che gestiva la sonda è poi riuscito ad effettuare un atterraggio morbido il 12 febbraio 2001. Per maggiori dettagli è possibile consultare il sito web: http://near.jhuapl.edu/
Le citazioni da Platone provengono dal testo del dialogo “Simposio”; versione integrale si può trovare sul sito web: http://www.latinovivo.com/Testintegrali/Simposio.htm
Manfredi Alter
No, che vendicarsi! Se pubblichi qualcosa (sul web specialmente) è normale aspettarsi opinioni, critiche, consigli e suggerimenti.
Possono essere condivisibili o inconsistenti, saggi o caustici: ma in tutti i casi fa parte del gioco.
Peraltro devo dire che ci sono ben altre "pecche" nel raccontino e anche un paio di orrori di sboglio (questi dovuti alla solita fretta - ma temo Renata li avrà già individuati).
Ho riflettuto in merito all'uso del tempo imperfetto a proposito della "progettazione": io immagino un laboratorio della NASA in continuo divenire, non uno statico ufficio, ma uno spazio dove si sperimenta, si cambia, si vive un presente proiettato al futuro.
Così dire "era stato" mi da l'idea di un qualcosa scolpito una volta per tutte, mentra (considerando il tempo scelto per la narrazione) "era" suggerisce appunto il divenire.
Naturalmente questa è una riflessione a posteriori e si sà, del senno di poi...
Lunga vita e prosperità
Manfredi Alter
Ho inteso scrivere il termine "estintivo" collegato al concetto di estinzione poichè nel seguito si fa riferimento alla fine dei dinosauri.
Manfredi Alter
Ma anche il concetto di Eros come lo intendiamo nella nostra kultura kontemporanea potrebbe essere soggetto a mutazioni
Relativismo è una parola pericolosa, su cui riflettere: non tutti vedono lo stesso termine nella stessa luce!
L'evento estintivo cui facevo riferimento però è proprio la glaciazione dei sentimenti dovuta all'impatto meteorico di uno scontro amoroso (nonchè pieno di passionalità ed eros) su scala planetaria ;-)
Manfredi Alter
Certamente rispetto i punti di vista e gradisco i complimenti che non siano mereblandizie.
Ritengo però che il termine Eros non sia applicabile solo al binomio attrazione/tensione sessuale.
C'e' una componente filosofica che risale ai tempi classici (vedi platone), c'è una mitologica che ha risvolti nell'interpretazione psicologica e c'è naturalmente l'omonimia con i termini astronomici.
In quanto al neo, mi sono ispirato alle immagini dell'artista visuale giapponese Sorayama; non se dire se la sua opera sia vicino all'idea generalista di Eros, ma penso ci si possa avvicinare ;-)
Poi ognuno trova in se la propria fonte di ispirazione (e certo un asteoride NEO lo trovo un po' freddino invero).
Larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che io...
Manfredi Alter
a me in particolare attrae questa immagine che ho chiamato NoWoManNoName ...a chi non piacerebbe perdersi con lei in una galassia lontana e poi essere terminati? ciao, gianfranco
Gianpaolo
Senza fare rumore si era accostato al muro e stava cercando di sbirciare dentro la porta socchiusa.
Non aveva potuto impedire al respiro di farsi affannoso, ne alla bocca quella sensazione di asciutto quando lei aveva iniziato a spogliarsi. Si era tolta da prima la gonna che era scivolata in terra, poi con un movimento rapido il maglione mostrando il corpo in tutta la sua bellezza.
Non portava il reggiseno.
Oddio era nuda!
I compagni di scuola l’avrebbero mai creduto?
Sua cugina, viveva con loro da qualche mese per frequentare meglio l’università, aveva il doppio dei suoi 11 anni, ed era diventata la sua ossessione erotica, non faceva altro che pensare a lei, ai suoi capelli lunghi, alla sua pelle abbronzata, a quelle gambe lunghissime e soprattutto a quei seni enormi che sembravano scoppiare da sotto la maglietta. La sognava spesso anche di notte, e per le fantasie inconsce si era svegliato sudato ed eccitato, a volte aveva goduto ed era stato bellissimo. Ma fino a quel giorno al massimo era riuscito a guardare tra le gambe mentre lei si sedeva sul divano cercando il bianco delle mutandine; una volta si era piegata a raccogliere una penna caduta in terra, e la minigonna era salita in alto fino a togliergli il respiro.
Era corso in bagno a masturbarsi.
Passava sempre più tempo in bagno da quando c’era lei.
Oggi era tornato prima a casa, aveva saltato la consueta partitella all’oratorio con gli amici che faceva sempre dopo il catechismo con un solo pensiero, lei.
Sapeva che era sola in casa, la mamma era fuori città e non sarebbe tornata prima di cena, e forse con la scusa di farsi aiutare nel compito di italiano avrebbe potuto sedersi vicino a lei e toccarle per sbaglio il seno.
Quel pensiero aveva sempre più preso la sua mente, ma la realtà a volte superava la fantasia.
Era entrato senza fare rumore e l’aveva cercata subito in salone, non c’era; forse era in bagno a pettinarsi, non c’era; era in camera, da sola. C’era uno spiraglio tra la porta ed il muro, non l’aveva sentito arrivare, doveva fare piano. Così si era avvicinato per osservarla.
Lei nuda, si era distesa sul letto e con gli occhi socchiusi, aveva iniziato a toccarsi: dapprima il viso ed il collo, con un dito seguiva la linea della bocca, poi aveva preso il seno tra le mani, lo accarezzava, lo stringeva, poteva vedere i capezzoli turgidi puntare dritti verso il soffitto.
Aveva quindi inarcato la schiena per accompagnare un fremito lungo il corpo. La mano era scesa poi tra le gambe, i fremiti diventati più frequenti.
L’emozione era troppo grande, non poteva credere ai suoi occhi, udiva dei gemiti provenire dalla stanza e questo lo eccitava ancora di più, il cuore sembrava scoppiargli come il suo giovane membro, senza pensarci lo aveva tirato fuori, doveva farlo li subito.
Era stato il trillo del telefonino a tradire la sua presenza, era scappato via con i pantaloni calati per andare a rispondere, rabbia e delusione avevano preso il posto all’euforia di qualche attimo prima, quando era tornato la porta era ormai chiusa.
Ciaooooooooooooooooooo !!!!
:))
Speriamo che il racconto faccia una fine migliore... :))
per rallegrar lo spirito, un piccolo contributo "poetico" a questo strappamutande parlar di eros...
naturalmente - immagino - fuori concorso. è in tema comunque...è erotico...ha pure le rime...baciate :D:D
vorrei essere quell'acqua
che il tuo corpo adesso sciacqua
scivolarti sulle spalle
e bagnar non solo quelle
in un rivolo monello
percorrerti il pisello
e cadere goccia a goccia
giù nel piatto della doccia
per guardare bene da sotto
il piacere che ho prodotto. --------------------------------------------------------------------------------- Dim aspetta che adesso non posso commentare... ho le lacrime agli occhi... baciii! elliy :))
la tua poesia è grandiosa, ironica e leggera, e come certi aquiloni che ben conosci, fà volare in alto un sorriso :)
Esco dalla doccia indossando l’accappatoio, i capelli raccolti nella solita posa. In casa c’è una luce strana ed io percepisco la tua presenza sulla pelle umida, sento il tuo profumo che odora di uomo e di spezie. Lo seguo e tu sei li, nella piccola cucina, seduto a sorseggiare un po’ di vino rosso. Ci sono delle tartine. Mi guardi, con quegli occhi scuri e profondi, un lieve sorriso a dire "ti stavo aspettando". Sento il mio desiderio fluire come un ruscello, allegro ed incontrollabile. L’accappatoio aperto, mi siedo a cavalcioni su di te, le gambe allargate, il mio sesso, a contatto con i tuoi pantaloni, si gonfia e sembra pulsare. Ti sento già. Con la mente annebbiata abbandono il seno sulla tua camicia, i capezzoli duri, eretti, quasi a fare male, la lingua a leccare l’orecchio, le labbra a mordere il pomo d’Adamo mentre le tue mani stringono con forza le mie natiche, scorrono sulla schiena, accarezzano il pube, sempre più bagnato. Vorrei conoscere l’arte di una geisha per farti godere come non hai mai goduto. Il bicchiere tra di noi, un po’ di vino cola tra i miei seni e tu lo raccogli, con piccoli baci, nelle tue labbra calde. E le mie le raggiungono, si schiudono in esse, la lingua avida a cercare la tua, mentre il mio bacino segue il suo istinto e lentamente si muove, su di te, sul tuo corpo, sempre più veloce, sempre più assetato. Il mio ventre arde al tuo contatto. Le mani impazienti cercano la cintura, la trovano, lentamente la sfilano e sbottonano i pantaloni fino ad estrarre il tuo membro, turgido, già pronto, umido ed imperlato dai tuoi umori, ed entri in me, in quella piccola caverna calda e stretta, fatta per te, ed io ti sento dilatarti, a riempirmi tutta, ed ascolto il tuo piacere. Vuoi che ti parli, lo so: vuoi vivere ciò che provo, quello che desidero. Ho voglia di fare l’amore con te, perché, in questa unione, mi sento viva, perché quando lo facciamo sono femmina come non sono mai stata, perché ti sento davvero e totalmente dentro di me. Ogni spinta mi sembra l’ultima, quella che non posso più sopportare, ma desidero aspettare te per vedere insieme quella luce che tutto annienta. Dalle mie cosce colano copiosi i nostri umori caldi, sento i nostri profumi, essenze di sesso e passione, che si mescolano e raggiungono il cervello ed esso si svuota di tutte le tensioni, le inquietudini, i pensieri e si eccita, riempiendosi di te. La mia schiena si inarca e tutto scompare. E mi sento bella, mi sento Afrodite confusa con una romantica puttana. E mi sento tua. Mi sveglio ed ho ancora più voglia di te.
Il racconto mi sebra un pò di corsa, ma era un sogno e i sogni sono attimi fuggenti!!
Complimenti :)
Liquido
Fuori sembra piovere ancora, oppure è il residuo che gronda dai tetti.
Son colonna sonora che incanta la notte le gocce o i flussi riganti.
Liquido che culla … e rilassa … ed invita il corpo a sciogliersi in fremiti e languori.
Nelle notti di pioggia è bello coccolarsi sotto le coperte, l’odore incalza i sensi e bagna le labbra del desiderio come una piacevole tortura.
Ti cerco ad occhi chiusi e lo faccio con la bocca.
Dimmi che ti piace il mio corpo e come sabbie mobili assorbilo e fallo tuo.
Te ne faccio dono scoprendo me attraverso te che allunghi i momenti, li strappi e li ripieghi, donando magia all’attesa.
Baciami sulla bocca e cancella con la tue labbra i graffi di passione.
Scova tra le pieghe del cuore le tracce d’inquietudine che lo possiedono e soddisfale.
Ti cerco ad occhi aperti e lo faccio con la bocca.
Aggiusti i capelli che scendono sui seni e confondi i miei desideri.
Sento il tuo odore e percorro con le labbra ogni centimetro del tuo viso.
Indugio sulla linea della tua e ne respiro il fiato, profondo ... eccitato ... acceso.
Passo le mani sul tuo corpo.
Un colore che afferri il desiderio e stringa ?
Che coli gocce di passione densa ?
Rosso … vorrei che il rosso possieda e ansimi e spogli, senza mediocrita', senza insicurezze.
Liquido che anneghi le reticenze e plachi le arsure!
Saremo un corpo solo quando la corsa sarà finita.
Le labbra dietro la nuca sfiorano i lobi ed assaporano gocce preziose.
Senza fermarsi scivolano sul collo, mentre ti muovi invitandomi al passo.
Arrivano sulle spalle, ne mordono i contorni e poi giù sul petto.
Indugiano tra le curve ed il solco che le divide raccogliendo brividi tra le pieghe della pelle.
Risalgo fino ai capezzoli bagnandoli, e ritorno indietro ed ancora su finche l’ansia non prende.
Allora di nuovo sul solco, con le mani stavolta! Senza fermarmi … fino all'ombelico ed ancora più giù, a cercar voce roca, sospiri e provare a fonderli con i miei.
Sei canto intonato ed io il tuo pentagramma.
Scriverai tu le note, prima timide e tiepide poi sempre più ingorde e bagnate e bollenti.
Siamo un corpo solo ora, la corsa è finita.
Posso attraversare il tempo, spogliare il bisogno ed averti nell’unico modo che io conosca.
Regalandoti il mio respiro ed anche l'ultimo battito del mio cuore.
Fuori l’acqua scende copiosa, liquido che scende e bagna ogni cosa.
Più tardi lassù, umida di pioggia nascerà l’ aurora.
Ma lassù l’azzurro e le nuvole non ci sarebbero se non ci fossi tu.
Un saluto a tutti!!! :-)))
Il sogno (erotico) del capitano Kirk
Seriche membra,
alieno il sesso.
Garza bagnata.
/i>
Piaciuto il mio Fanta-Haiku-erotico?
Oh, intendiamoci non vorrei apparire morboso, ma nella sua breve vita la fantascienza ha effettivamente esplorato l'Eros.
Approfonditamente.
Talvolta impersonificando clichè culturali contemporanei, come nel caso del cinema hollywoodiano (e della saga di Star Trek, appunto).
Talvolta ipotizzando con coraggio visioni estreme in opere letterarie di autori come Joseph Philip Farmer ("Gli amanti di Siddo"), Ursula Le Guin ("La mano sinistra delle tenebre"), Brian Aldiss (La lampada del sesso) e molti altri.
Esistono anche in versione italiana delle antologie più o meno illustrate sul "Fantasesso", ma qui vorrei fermarmi, con un invito alla curiosità.
"La luce è la mano sinistra delle tenebre,
E le tenebre la mano destra della luce."
Lunga vita e prosperità
Manfredi Alter
Oh, sto sempre ben attento a confondere il personaggio con l'attore.
Il primo è il prodotto vettoriale di molte forze, dal regista al produttore (e la lista continua) mentre il secondo spesso ne presta solo il volto.
Per alcuni versi James T.Kirk non è nemmeno il miglior capitano tra quelli che si sono succeduti al comando dell'Enterprise, ma certo è il più "significativo".
Attenzione, qui parliamo della prima metà degli anni sessanta, di una serie di fantascienza americana per l'epoca molto innovativa e che inseriva nelle sue trame dei temi piuttosto "caldi" dato il luogo e il periodo.
Proprio in tema di Eros devo ricordarvi che proprio a Star trek si deve il famoso primo bacio tra un maschio bianco e una donna di colore, fino a quel momento mai osato trasmettere in televisione.
Bill "panzone" Shatner è personaggio a suo modo, certo quando era un giovane e sconosciuto attore canadese aveva il suo fascino, mentre ora ha "il suo peso", ma alla fine poco importa.
Kirk è galante, quasi "gigionesco" e ha inaugurato una lunga tradizione di spavaldi ufficiali sempre in cerca di avventure sentimental-erotiche in ogni porto spaziale dove l'Enterprise aveva la ventura di attraccare.
Ah, ultima cosa, il prossimo attore a interpretare Kirk nel XI film trek che uscirà a maggio 2009 sarà Chris Pine.
Alle signore lascio i commenti estetici sulla scelta del regista J.J. Abrams ;-)
Lunga vita etc...
Manfredi Alter
Personalmente trovavo sexy il dottor Spook e questo la dice lunga sulla mia libido!...;-)))))
In effetti quest'ultima affermazione lascia un po' perplessi: il personaggio del signor Spock ha mille sfaccettature, ma è anche noto come i vulcaniani si accendano di desiderio una volta ogni sette anni (è il cosiddetto Ponn Farr) e questo non deporrebbe a favore di un eventuale ascendente sexy.
Peraltro nel corso della ultra trentennale storia di Star Trek ci sono stati anche al tri personaggi vulcaniani "mirabili": mi permetto di citare, una per tutti, quello di T'Pol suggerendo qualche ricerca su Google ai signori maschietti (ma solo con intento culturale, s'intende ;-)
Manfredi Alter
Anzi, adesso che mi ci fai pensare, forse sono una come Hitchcock che si entusiasma per gli uomini (nel caso di Alfred, donne, of course) apparentemente freddi e razionali, ma che poi....WOW!;-))))
Firmato Carpe Kinsey
The end
--- Ancora una volta ---
Un giovane rivolo d'acqua scese dal cubetto di ghiaccio
aggirò la bassa duna sotto l’ombelico di Diana
poi si divise in piccole gocce simili a lacrime
gocce vischiose e inarrestabili irrigarono la sua pelle
candida sotto i peli scuri e arricciati del pube
Diana ebbe un piccolo brivido quando quelle gocce di rugiada
tiepide, scesero fin sulla soglia delle labbra impazienti
Poi si alzò dal letto, ancora una volta, donna disabitata
stancamente pensò a lui, a come sapeva sciogliere il gelo
a quel calore che non bussava alla sua porta da tempo
lo desiderò, fino in fondo, lo avrebbe aspettato
ancora una volta
ciao a tutti, e buon EROS da gianfranco
"Mi compro una bambola gonfiabile perché voglio qualcosa da scoparmi senza doverci per forza parlare. Sulla scatola c'è scritto Bambola dell'amore. La porto a casa e la gonfio. È carina, sexy e innocente. (...) Comincio a parlare alla bambola. Non ho mai avuto voglia di parlare con una donna, ma parlo con la bambola. La chiamo Madge. Avevo una cagna che si chiamava Madge, mi piaceva...."
Si trova facilmente anche su Google, se proprio siete curiosi di sapere come va a finire.... Nic.
Ma che bella fantasia Carpe, il tuo racconto si legge tutto d'un fiato, ed a tratti è veramente piacevole.. ;))
"A primavera, quando l'acqua dei fiumi deriva nelle gore e lungo l'orto sacro delle vergini ai meli cidoni apre il fiore, e altro fiore assale i tralci della vite nel buio delle foglie; in me Eros, che mai alcuna età mi rasserena, come il vento del nord rosso di fulmini, rapido muove: così, torbido spietato arso di demenza, custodisce tenace nella mente tutte le voglie che avevo da ragazzo."
Rileggeva assorta questa poesia di Quasimodo, dondolando sulla sedia che sua suocera le aveva regalato per allattare. Mille ricordi le si intrecciavano nella mente. Confusi. Eros, no davvero, non come il vento del nord rosso di fulmini. Eros l'elemento primordiale, figlio di Arcobaleno e di Libeccio. Colori brillanti tra lacrime di pioggia, vento fresco, umido, portatore di nebbie, gentile, persuasivo. Non così terrificante come fulmini e saette. Una brezza leggera, un sollievo al caldo torrido dell'estate. Il blu intenso del cielo, sfociante nel nero cupo dopo il tramonto, ma non ancora così buio da perdersi. Quell'attimo prima che la luce vada via del tutto. Così ricordava le sensazioni che quell'uomo aveva lasciato indelebili in lei. Quanti anni erano passati? Quaranta, cinquanta forse, non riusciva più a contarli. Era stato prima di sposare suo marito, o almeno credeva. Era stato forse quando pensava non sarebbe più tornato dal fronte. Uno straniero. C'era qualcosa di inquietante nel suo sguardo, occhi infidi di gatto, eppure emanava una tale sensazione di quiete che aveva deciso di affidarglisi. L'aveva aiutata a riportare su per la collina le pesanti ceste del bucato lavato di fresco giù al fiume. Lei lo seguiva, appagandosi del sole estivo più sopportabile senza quel peso. E poi com'era stato? Non ricordava… Aveva posato la cesta vicino quell'albero e l'aveva guardata. A lungo, in silenzio. Lei era rimasta lì, immobile, incapace di azione. Lui le aveva sfiorato le spalle, e poi giù con dita delicate e sapienti, lungo le braccia fino alla vita. Quei brividi, non ricordava altro, non il suo volto, non il suo nome. L'aveva presa lì, sull'erba umida, con baci dolci e intensi, piccole nuove fiammelle accese ogni volta. E così com'era arrivato, così era andato via. Nessuno sembrava sapere nulla di quello straniero, nessun altro ricordava di averlo mai visto o incontrato. Chiuse il libro di poesie. Forse era stato solo un sogno. Forse un desiderio. Il cane, suo unico amico di vecchiaia, corse via spaventato al rumore del libro scivolato a terra. La trovarono così, un sorriso sulle labbra, il suo animale accucciato contro la sedia, il libro incredibilmente aperto su quelle pagine.
P.S. non esistono ricette sicure in letteratura, ma ottimi ingredienti si, e... poi bisogna imparare a sceglierli e cucinarli col cuore
UN BACIO LENTO
“Un bacio ha bisogno di tempo. Deve essere lento...”.
Lo aveva detto all’improvviso, da mille chilometri di distanza. E lei aveva desiderato violentemente la sua bocca, averla, subito. E sfiorarne le labbra, respirarla a fondo e gustarla piano all’inizio... per poi sciogliersi nel suo calore, esplorandone la profondità con curiosità e veemenza, succhiando umori di vita sconosciuta, senza spazio per il respiro, senza tempo per il pensiero... fino a spalancarsi in uno spasimo ed accoglierlo. Tutto.
Era bastata un’altra parola, una sola:
“Vengo”.
Aveva chiuso gli occhi e lui subito le aveva sfiorato il collo con il tocco lieve delle dita. Era dietro di lei, le aveva detto “spostati”, erano scivolati sul divano.
Lo sentiva addosso, inondata, finalmente travolta dal suo odore. Ecco quello che da sempre le mancava: il suo odore. Di sapone antico, di camicia fresca di bucato.
Soltanto che la camicia non l’aveva già più. Era solo pelle nuda. Caldissima. Addosso.
Era sopra di lei e si muoveva, piano. Lei gli sfiorava il collo ora, le mani scivolavano lungo la sua schiena, sfioravano i fianchi morbidi, addolciti dal tempo, dall’età. Lo cercavano.
E lui era pronto e lei non poteva resistere oltre al grido del corpo, che da tanto di quel tempo lo aspettava, impaziente ormai, affamato, ma...
Un sussurro, un comando:
“Aspetta, voglio spogliarti, tutta”.
L’amore deve essere lento... e lui conosceva i tempi dell’amore.
Le aveva aperto il vestito, cominciando a sfiorarle la gola con le labbra, un bacio leggero e subito un altro, più caldo, percorrendo con la lingua i contorni del seno, indugiando e scivolando ancora, più giù, e poi ecco mani e carezze e bocche e pelle confusa e umori e ancora mani a frugare, impazzite, ad aprire, a schiudere un sogno, un lampo, un sospiro, un grido tenuto, un lampo...
Fu il ciabattare strascicato verso la porta del bagno a farla scattare in piedi: aveva pochi secondi per tornare alla sedia, con le spalle alla porta, gli occhi al riparo. Solo pochi secondi, prima che arrivasse roco il richiamo:
“Ancora davanti al computer?”. --------------------------------- Nic.
E quei fianchi morbidi, addolciti dal tempo, non sono simili alle mie manigliette dell'amore?
Scherzo Nic (o elliy per gli amici) sono sempre entusiasta di leggerti, e vedere come un argomento delicato come l'eros, sia reso bello ed eccitante, senza cadere nella volgarità... :))
Appoggiò la coppa sull'eccentrico tavolino in velluto rosso e stranamente percepì il pelo cortissimo del tessuto cedere sotto il peso del bicchiere: il fluido movimento innescò sulla sua pelle un brivido intenso lungo tutta la schiena, bianchissima, flessuosa tra il nero della scollatura indecente. Socchiuse gli occhi, trattenendo ancora un poco il vino a pizzicarle la lingua; inspirò fortemente e i suoi pensieri, per un attimo, furono offuscati dall'acre profumo che aveva riempito la stanza e ora la sua testa. Ovunque enormi candele stavano lentamente sciogliendosi al calore di barcollanti fiammelle, disegnando nell'aria sinuose lingue odorose. I languidi barlumi nascondevano ai loro occhi gli spigoli della mobilia e al suo cuore qualsiasi timore ragionevole o pudicizia ereditata. Lui era lì, al suo fianco, vicino come non lo era mai stato. Avvertiva sul viso la sua eccitazione mentre parlava, respirava, sospirava in attesa di una risposta. Per lei invece, da qualche istante, non c'era più nulla da dire, niente da aggiungere, solo tapparsi la bocca l'uno con le labbra dell'altro. Così, riaperti gli occhi, li richiuse baciandolo.
Ma è una fissa? :))
PS: adesso posso confessarlo, il precedente look del blog, così nero, proprio non mi piaceva.
La mia decisione di non far più parte della Redazione non è ASSOLUTAMENTE da imputarsi a te (ci mancherebbe altro!) e non è stata indicata né da me né da nessuno della Sudetta, sicché non ti sei perso nulla, semplicemente è un post che non esiste.
Sono io che ringrazio te dello scambio di battute e dell'opportunità che mi hai regalato. Grazie, e adesso sono io che mi scuso per il malinteso tra noi. In bocca al lupo!
un abbraccio a tutti e un rinnovato grazie a Renata
Ps: per quanto mi concerne il termine "bastonate" non lo reputo indicato: non sono io ad aver scritto le regole della grammatica italiana. Quando mi sono permessa di farle rispettare è perché ho creduto (e ancora ne sono persuasa) che in un Blog denominato TuttiScrittori debba essere, questo, il principio essenziale. Nel contempo ritengo l'avverbio "professionalmente" poco indicato per l' attuale stato qualitativo del medesimo Blog. Del resto non credo sia il suo obiettivo, almeno al momento.
Ed ora mi fermo qui, se permettete. Non voglio rischiare di andare oltre un dire che potrebbe essere scambiato, giustamente, come inopportuno.
Le congiunzioni, "e", "o", e la preposizione "a", possono richiedere l'aggiunta di una d per legarsi meglio alla parola che segue, quando questa comincia con una vocale. Non è una vera e propria regola, ma è buona norma utilizzare la “d” eufonica soltanto quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa: ad avere, ed essere, od obbligare.
Non dovrebbe essere utilizzata, invece, quando la vocale iniziale della parola seguente è diversa: a una, e altri, o essere. Quindi è corretto l’uso di “ad altri”. Per ora, senza esagerare, mi fermerei qui... salvo ulteriori approfondimenti - e valutazione di eccezioni - se del caso! ciao! Nic.
"Me ne stavo tornando alla scrivania, quando sentii lo stridere di pneumatici sull’asfalto. Scese sbattendo con rabbia la portiera alle sue spalle, guardando ancora nella mia direzione. Fu allora che arrivai io, abbassai il finestrino dalla parte del passeggero.."
va beh, per il resto rimandiamo tutto a domani e vediamo se la nebbia si dirada... ciao e grazie di averci regalato questa nuova versione del nostro Alessandro! Nic.
- nel finale il sogno non sfuma nella realtà, nè vi precipita, ma addirittura, alla fine dell'incontro erotico: "Parcheggiai nel cortile della ditta e corsi a prendere un caffè, sapendo che la stanchezza mi avrebbe aggredito di lì a poco. Dalla finestra tornai a guardarla, ancora..." - è qui che, in particolare, non convince, secondo me. Il susseguirsi delle azioni è troppo reale. Il protagonista dovrebbe ripiombare dietro la sua scrivania - o dietro la finestra - in modo diverso...
Eviterei magari anche di farlo rivestire e farla riaccompagnare compitamente: brusco ritorno alla grigia realtà invece. (può essere l'odore del caffè - ormai freddo - che sale dal bicchiere di plastica a scioglierlo da quelle gambe avvinghiate e a riportarlo indietro? oppure lo stesso caffè che, a causa di un gesto incontrollato, gli cade sui pantaloni? mumble, mumble...)
- e se provassi ad usare l'imperfetto, anzichè il passato remoto? Tipo: mi abbandonaVO nel respiro affannato - Esplodevo dentro di lei, e così via...
Ti va di provare? ciaoo! nic.
Per Gianfranco: leggere "bene" era sottinteso, parendomi ovvio. Altresì, già che ci sono, quoto appieno il tuo intervento. Doveroso quanto il mio. Ciao. R.M.
È pur vero che sappiamo e impariamo e al tempo stesso insegniamo tante cose DA NON FARE e altrettante DA FARE. Io però, come tutti immagino, ho un’opinione personale fortemente motivata e perseguita: la semplice conoscenza e applicazione delle tante cose da fare e non fare, non ci mette al sicuro sullo scrivere bene …e in fondo quello che dice AlessandroF “…per scrivere bene, per dipingere bene o cantare bene, c'è solo una formula: scrivere tanto, dipingere tanto e cantare tanto…” è solo UNA delle tante cose DA FARE.
Non è carino né opportuno fare esempi e nomi, e non ne faccio, ma al giorno d’oggi e perché no anche nel passato, esiste tanta gente che dipinge scrive e canta TANTO anzi TANTISSIMO …ma dipinge scrive e canta malissimo. Quindi, AlessandoF, se tu scrivi bene è perché hai trovato la strada giusta per farlo e perché hai amore e presti attenzione allo “scrivere bene” …non certo perché scrivi tanto! – prova, anzi, provate a farvi un giretto tra i blog letterari e non, tra le radio private che trasmettono canzonette e tra le molteplici fiere ed esposizioni di dipinti …e ve ne renderete conto immediatamente. Ma anche la mia amica R.M. ha tralasciato un piccolo particolare: seppure tra lo scrivere tanto e il leggere tanto sia il secondo ad avere la meglio, non basta, bisogna anche e forse prima di tutto imparare a “leggere bene”. Hasta luego, gianfranco
e poi, per Truman, colpa tua: ti sei distratto :))
bella osservazione quella sulla differenza tra lo scrivere in prima persona o in terza persona. Anzi, è un ottimo esercizio, consigliabile. Ma ne riparleremo a mente fresca, cala la nebbia sulla tastiera... nic.
PS: non si può far niente per trattenere Renata da noi?
sul look del blog, concordo. è tornato all'impostazione originale, più o meno: si è soltanto "sbiancato". Andremo avanti con i lavori e la risistemazione piano piano. Ciao e grazie a te. nic.
Quando si scopre un errore o un atteggiamento poco utile e corretto nella scrittura, non bisogna offendersi, ma piuttosto è il momento per rimboccarci le maniche e riprovarci allo sfinimento, finché non riusciamo a eliminarlo quell'errore.
Ricambio con il medesimo affetto il saluto, a presto, gianfranco