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Oristano - Consigli su Cosa Vedere


Sta trascorrendo la bella stagione tempo, tra Oristano e la penisola del Sinis, di gite su bellissima spiagge  bianche fatte di granuli di quarzo e delimitate da dune e scogliere, tra lagune  abitate da aironi e fenicotteri, tra ruderi di nuraghi e vecchie miniere abbandonate, reperti di archeologia industriale. Anche una passeggiata nel centro di Oristano, però, è una bellissima esperienza, che ci porta alla scoperta del nobile passato di questa città attraverso i suoi monumenti.Come la statua dedicata alla regina Eleonora, al centro dell’omonima piazza, che ricorda la parte più gloriosa di questo passato, che vide la città divenire, intorno all’anno Mille, capoluogo del Giudicato d’Arborea, il più longevo dei quattro regni giudicali sardi. Nel territorio della vicina Cabras, poi, troviamo le preziose rovine del villaggio fenicio di Tharros. Furono proprio loro a fondare l’odierna Oristano, che chiamarono Aristanis, città tra gli stagni.Stagni che, sono i protagonisti del paesaggio diquesta parte di territorio estesa fino alla penisola del Sinis e che costituiscono un ecosistema protetto a livello internazionale per il suo straordinario interesse naturalistico, paradiso del birdwatching, tra germani reali e pernici di mare, cormorani e falchi di palude, aironi e splendidi fenicotteri rosa che popolano l’oasi di Sale Porcus mentre falchi pellegrini e gabbiani reali nidificano sulle imponenti falesie della costa.Molto interessante è la spiaggia Sa Rocca Tunda da cui sono visibili molti fenicotteri. Per maggiori dettagli è possibile vedere questa guida sul sito Migliorispiagge.com.Simbolo di tutti questi luoghi è lo stagno di Cabras, che nel tempo ha influenzato la vita e l’economia del territorioSui suoi terreni alluvionali nascono i vitigni bianchi da cui si produce da tempo immemorabile la vernaccia, vino giallo ambrato, profumato di mandorle. Altra prelibatezza locale è la bottarga, frutto delle uova di muggine, considerata l’oro di Cabras. Prodotto che sembra essere di origine fenicia, anche se il nome deriva dall’arabo, e che per tradizione rappresentava il pasto dei pescatori che trascorrevano lunge giornate in mare. Ora si consuma come antipasto, condita solo con olio d’oliva,  o, grattugiandola, come condimento per la pasta, soprattutto per gli spaghetti.