altri mondimisteri |
NERUDA
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti.
Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Pablo Ner
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Post n°29 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ilpepevolante
IL MIRACOLO DELLA NEVE Non possediamo veri e propri documenti in cui si descrivono possibili avvistamenti di U.F.O. nel passato, ma solo descrizioni di tipo letterario, poco attendibili non avendo un supporto grafico; tali descrizioni grafiche sono però presenti, seppur non ufficialmente, in diverse tele e dipinti di autori contemporanei all'evento. Una fra queste tele famose è "Il Miracolo Della Neve" del pittore Masolino da Panicale, che rappresenta uno stranissimo evento che vede protagonista Papa Liborno (352-266 A.D.). Sappiamo di vari avvistamenti di strani oggetti volanti tramite testimonianze che avvennero anche nel XV secolo; ne citiamo qui una, quella di uno storico italiano di Forlì, Leone Cobelli: " Eodem millesimo (1487 A.D.) puro di Giugno, di nocte tempo apparve una trave de fuoco. Venne dal monte de Pogiolo a Forlivio in fina a li mura de la Rocca de Ravaldino. Fo poi probicato la matina venente. Poi ancora del bel di apparve un'altra trave de fuoco venire del Monte de Puzolo in fino sopra la piacia: e questo fo palese a tucto el populo forlovesi …". "… Eodem millesimo (1487), d'Augusto. Apparve una matina dui hore inance di una stella granda la quale venia de verso la montagna (Appennini) e andava verso Ravenna, certo parea una pavagliotta (farfalla) che volasse per l'aria. Io la vide… Come li altri. Certo parea come una rota di carro, e durò circa un bon miserere. Alcuni dicono che più di mezza bora prima l'avevano veduta a la montagna…". |
Post n°28 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ilpepevolante
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Post n°27 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ilpepevolante
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Post n°26 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ilpepevolante
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Post n°25 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ilpepevolante
Il calendario maya I Maya (seguiti dagli altri popoli antichi dell'America centrale, quali gli Aztechi e i Toltechi) misuravano il tempo mediante tre calendari: accanto al calendario religioso, chiamato Tzolkin, e a quello civile, chiamato Haab, utilizzavano infatti un sistema per il conteggio nel lungo periodo. LO TZOLKIN Questo calendario si limitava a dare un nome a ogni giorno, creandolo dalla combinazione di un numero (da 1 a 13) con un nome (da un elenco di 20), a sua volta abbinato al numero del giorno (kin) del calendario per il computo degli anni, spiegato di seguito. I 20 nomi erano:
I numeri posti prima del nome corrispondono ai giorni (kin) del calendario di lungo periodo. Combinando i numeri da 1 a 13 con i 20 nomi si otteneva un ciclo di 260 giorni con nomi diversi (13 x 20 =260), come, ad esempio, 1 Etznab, 4 Oc, 10 Akbal. L'associazione tra il numero e il nome rendeva i giorni più o meno "fortunati". L'HAAB Era il calendario civile, come si è detto, ed era formato da 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più 5 giorni detti Uayeb, per un totale di 365 giorni. I giorni di ogni mese erano numerati da 0 a 19; i cinque giorni Uayeb erano considerati particolarmente sfortunati. I nomi dei 18 mesi erano:
IL LUNGO CICLO (LONG COUNT) DEI MAYA Il minimo comune multiplo fra 260 (durata in giorni del calendario sacro) e 365 (durata in giorni del calendario civile) è 18980: ecco perché un periodo di 18980 giorni (circa 52 anni) costituiva per i Maya un ciclo importante, al termine del quale si temeva sempre il rischio di una fine del mondo. Ma per misurare il tempo lungo i secoli occorreva un terzo sistema di datazione, costituito dai seguenti elementi: kin uinal tun katun baktun : 1 baktun = 20 katun = 144000 giorni : 1 katun = 20 tun = 7200 giorni : 1 tun = 18 uinal = 360 giorni : 1 uinal = 20 kin = 20 giorni (giorno)La data era formata da cinque gruppi di cifre, che rappresentavano i cinque elementi come in questo esempio: 7.9.14.12.18 Questa data sta appunto a significare: 7 baktun, 9 katun, 14 tun, 12 uinal e 18 kin. I kin, i tun e i katun erano numerati da 0 a 19, mentre gli uinal andavano da 0 a 17 e i baktun da 1 a 13. Ciò significa che la data presa come esempio corrisponde al giorno n. 1078098 dall'inizio del conteggio: infatti 18 + 12 x 20 + 14 x 18 x 20 + 9 x 20 x 18 x 20 + 7 x 20 x 20 x 18 x 20 = 1078098. Data di partenza è considerata il 13.0.0.0.0 (che equivarrebbe allo 0.0.0.0.0, se il baktun cominciasse da 0 anziché da 1), coincidente con quella conclusiva, oltre la quale il ciclo ricomincia. Un ciclo siffatto ha una durata di 1872000 giorni, cioè circa 5125 anni (1872000 = 13 x 144000). Anche se non vi è certezza assoluta a riguardo, le date più accreditate a corrispondere a quella di partenza sono l'11 o il 13 agosto 3114 a.C. del calendario gregoriano (attenzione: ciò significa il 6 o l'8 settembre 3114 a.C. del calendario giuliano), e quindi quella conclusiva del ciclo (corrispondente al 13.0.0.0.0) dovrebbe cadere il 21 o il 23 dicembre 2012. Dunque la data finale coincide, probabilmente in modo non casuale, con un solstizio d'inverno, che i Maya riuscivano a prevedere poiché probabilmente conoscevano il fenomeno della precessione degli equinozi. |
Post n°24 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ilpepevolante
Paranormale.Com / Una porta sull'ignoto - Parapsicologia, spiritismo, ufologia, fenomeni paranormali Un pi greco gigante Se i «cerchi» nel grano che compaiono ogni estate nei campi inglesi li fanno davvero gli alieni, ora sappiamo che conoscono il «pi greco», quel 3,14 che rappresenta il numero più misterioso della matematica e definisce il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio. Il disegno ritrovato all’inizio di giugno in una coltivazione di orzo a Barbury Castle sembrava uno dei tanti che in questa stagione affollano i campi inglesi e, come al solito, era stato subito fotografato dall’alto da Lucy Pringle, l’instancabile ricercatrice che da più di dieci anni sorvola la campagna alla ricerca di «crop circles». L’immagine della formazione, larga più di 45 metri e ritrovata in una collina dello Wiltshire, è rimasta online nel sito di Lucy (www.lucypringle.co.uk) insieme alle altre apparse in questo mese, e non sembrava nemmeno una delle più belle: una linea a spirale convergente verso il centro, interrotta ogni tanto da inspiegabili scanalature, anch’esse convergenti al centro. C'è voluto un astrofisico in pensione, Mike Reed, per notare che quel disegno all’apparenza banale nascondeva qualcosa di molto più complesso. Bastava completarlo, tracciando i raggi del cerchio in corrispondenza delle scanalature, per evidenziare il messaggio nascosto: il numero 3,141592654, vale a dire esattamente le prime nove cifre del «pi greco», seguite da un 4 invece che da un 3. Il professor Reed ha intuito che il piccolissimo cerchio, che compariva nelle foto a destra del centro della formazione, rappresentava la virgola del «pi greco» ed il resto - per uno studioso a proprio agio con la matematica - è stato abbastanza facile. Tutti ricordiamo che a scuola il «pi greco» ci consentiva di calcolare l'area di un cerchio, ma di tutti i numeri sembra davvero quello venuto da un altro mondo. E' considerato irrazionale, non può essere scritto come quoziente di due interi; è trascendente e non algebrico e quindi è impossibile esprimerlo usando un numero finito di interi. E' un po' complicato da spiegare, ma il «pi greco» ci dice in sostanza perché non è possibile quadrare il cerchio, realizzare cioè con riga e compasso un quadrato della stessa area di un determinato cerchio. Lo Wiltshire è una regione della Gran Bretagna ossessionata dai cerchi fin dall’epoca del suo monumento più famoso e rappresentativo, Stonehenge. Qui, nel 1991, comparve in un altro campo di grano il disegno del frattale di Mandelbrot, nel 1996 il «Julia Set» e nel 1997 i cerchi di Koch, tutte figure molto note ai fisici e ai matematici per la loro estasiante, ripetitiva complessità. Poco lontano, a Milk Hill, venne trovata nel 2001 la madre di tutti i «crop circles», una formazione a spirale con 400 cerchi di varie dimensioni che si estendeva per 90 mila metri quadrati e che è rimasta imbattuta per l’armonia e la bellezza che esprimeva. Tutte queste figure sono state catalogate con pazienza da Lucy Pringle, che negli ultimi anni ha messo insieme (e a disposizione di tutti) il più straordinario e per certi versi inquietante database di un fenomeno che gli scienziati fanno sempre più fatica ad attribuire - per tranquillizzarci - a quattro burloni che di notte tagliano il grano con una falciatrice. Certamente i burloni esistono, e lo hanno anche confessato. Ma le indagini effettuate da numerosi ricercatori sono arrivate alla conclusione che non sono loro gli autori dei disegni più complessi. E molte cose restano inspiegabili quando si osservano le formazioni sul terreno, da vicino. Il grano o l’orzo non sono tagliati, ma piegati a spirale, come se fossero stati abbattuti da un vortice. Gli steli presentano strane malformazioni, l’aria sul campo è spesso ionizzata e a terra si ritrovano microsfere di ferro. Intorno ai «cerchi» non c’è traccia del calpestio di qualcuno che si sia avvicinato per realizzarli e in ogni caso sarebbe davvero impossibile disegnare da terra forme così complicate, al buio e in una sola notte. Le formazioni più belle compaiono ogni estate, a giugno e a luglio, nei luoghi più misteriosi dell’Inghilterra: Avebury, Silbury Hill, Stonehenge, quelli delle civiltà preistoriche che hanno lasciato grandi cavalli disegnati sulle alture, innalzato colline per i loro morti e trasportato non si sa come - megaliti per centinaia di chilometri per realizzare circoli di pietra di cui ancora oggi non capiamo lo scopo. Il mistero continua, e la nuova stagione dei «cerchi» nel grano è appena all'inizio.
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Post n°23 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ilpepevolante
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Post n°20 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ilpepevolante
Le Naiadi erano le ninfe delle fonti (pegee o creniadi), dei fiumi (potameidi), dei ruscelli, dei laghi (limnadi), delle acque stagnanti (sempre limnadi), delle cascate. Avevano poteri guaritori e profetici. Seguivano il corteo di Bacco accanto ai satiri e questi ultimi spesso le rincorrevano nei boschi per giacere con loro. Gentili ma schive si nascondevano agli occhi degli uomini e potevano essere vendicative nei confronti di quegli umani che tentavano di costringerle a cedere i loro favori. Erano esseri immortali. |
Post n°19 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ilpepevolante
In un angolo austero, i giocatori muovono i pezzi lenti. La scacchiera fino all'alba li tiene nella lizza severa in cui si odian due colori. In essa i loro magici rigori irradiano le forme: l'omerica torre, l'agile cavallo, l'armata regina, il re tardo, l'alfiere obliquo e pedine aggressive. Anche se i giocatori se ne andranno, anche se il tempo li avrà consumati, certo è che il rito non avrà mai fine Nell'Oriente si è accesa questa guerra di cui tutta al terra è anfiteatro. Questo è un gioco infinito, come l'altro |
Post n°14 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ilpepevolante
E’ buio. Molto buio. Tutto attorno a me. Mi avvolge nel silenzio. Niente rumori, ne’ odori, ne’ sapori. Dietro di me un muro. Sotto i miei piedi un pavimento. Passo una mano lungo il mio corpo. Indosso un vestito, il mio preferito. Lo so. Poi lo scorgo: un tenue rettangolo fosforescente davanti a me in lontananza. Inizio a camminare verso quella flebile luce. Lentamente. Mi avvicino. E’ una soglia. Non riesco a vedere cosa ci sia oltre. Muovo un passo, poi un altro. Potrebbe esserci un intero mondo al di là di quella porta, oppure il nulla. Non so quale delle due opzioni sia preferibile. La mia mente si mette in moto e immagina le possibilità oltre la soglia. Potrei rimanere qui a sognare la realtà oltre quel passaggio, oppure potrei oltrepassare la porta e scoprire di persona cosa esiste al di là di essa. Non ha molta importanza. Che io attraversi la soglia o che rimanga qui a sognare di attraversarla, la mia avventura è comunque iniziata... |
Inviato da: piropenn
il 20/12/2008 alle 13:39
Inviato da: suor_job
il 18/12/2008 alle 18:43
Inviato da: el.topo
il 18/12/2008 alle 17:07
Inviato da: jobandthecity
il 18/12/2008 alle 15:10
Inviato da: globuli.rossi
il 18/12/2008 alle 15:07