Creato da ilrimino il 19/10/2006

Rimini si racconta

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Indignate del Risorgimento

Post n°11 pubblicato il 22 Novembre 2011 da ilrimino

Un'idea nuova di Risorgimento emerge da quanto la prof. Annamaria Graziosi Ripa scrive su Rimini nel volume "La voce delle donne", curato da J. Bentini (ed. Allemandi): le fonti storiche, solo in parte qui pubblicate per esigenze di spazio, "fanno pensare a una presenza costante ed a una partecipazione quotidiana delle donne di ogni ceto alla piccola storia della città, che si sta intrecciando con la storia della nazione che nasce". L'autrice ha potuto illustrare la vita di due sole figure, suor Maria Elisabetta Renzi (1786-1859) e Maria Boorman Wheeler Ceccarini (1840-1896).
A madre Renzi si deve la fondazione delle Maestre Pie dell'Addolorata (1839), tuttora presenti a livello locale, nazionale (con 32 case) e mondiale (23 centri missionari in America Latina, USA, Africa e Bangladesh). Di lei, beatificata nel 1979, papa Giovanni Paolo II disse: "Elisabetta si accorse, con intuito profetico, che stava sorgendo un'epoca in cui le donne avrebbero assunto nuove responsabilità sociali". Graziosi Ripa ricorda il debutto di madre Renzi nel 1824 a Coriano, dove esiste dal 1818 un "Conservatorio per le ragazze povere". Maria Elisabetta "mette subito a frutto le sue doti preziose, il rigore morale, la capacità organizzativa e la grande generosità di cuore", nel contesto di una grave miseria che affligge la campagna riminese.
Lo stesso contesto caratterizza gli interventi di Maria Boorman Wheeler moglie di Giovanni Ceccarini, medico e patriota la cui famiglia abita a Riccione. Dopo la morte del marito (1888), la signora che era nata a New York dove l'ha conosciuto, si adopera in vari modi per aiutare i poveri e tutta la popolazione: distribuzioni di minestre, un giardino d'infanzia, l'ospedale, l'illuminazione pubblica, ed infine il piccolo porto concedendo al Comune di Rimini un importante prestito senza interessi. Il suo ricordo, scrive Graziosi Ripa, è ancora vivissimo a Riccione: "Donna colta e schiva, intelligente e lungimirante ha lasciato una traccia profonda in una piccola e povera borgata che si sarebbe trasformata in un centro balneare prestigioso".
Anche nell'Ottocento risorgimentale esistono le "indignate" di cui parlano le cronache odierne. Sono ad esempio le ragazze che nel 1831 "portano in trionfo il tricolore" per le strade di Rimini fin sotto il Vescovado, applaudendo il Vescovo Ottavio Zollio che "si affaccia ed acclama alla libertà e alla religione".

 
 
 

Francesco Sberlati, uno storico della Letteratura

Post n°10 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da ilrimino

Francesco Sberlati, nato a Rimini 42 anni fa, è uno studioso di Letteratura italiana. Insegna all'ateneo di Bologna, ha avuto numerose esperienze didattiche negli Usa, nel solco di una tradizione di scambi culturali avviati mezzo secolo fa da Ezio Raimondi.

Di recente ha pubblicato un saggio intitolato "La ragione barocca. Politica e letteratura nell'Italia del Seicento" (ed. Bruno Mondadori).
E' un libro molto importante. S'inserisce nel filone degli studi innovativi sul Barocco aperti dallo stesso Raimondi e continuati a Bologna da Andrea Battistini.

Battistini nel 2000 al Barocco ha dedicato un volume in cui ne esamina "cultura, miti ed immagini".
Battistini definisce il Barocco "una civiltà densa di futuro".
Sberlati sviluppa questo tema con un'analisi che racconta ma che non vuole condensare in formule definitive.
Proprio nel capitolo intitolato alla "civiltà" del Seicento, Sberlati termina il discorso in modo "aperto" parlando dell'"insoluto mistero del Barocco".

Sberlati dimostra tutta la sua capacità critica lungo i vari capitoli, portando il lettore a decifrare in modo originale e convincente autori e questioni ad essi legate.

Sberlati segue proprio la "linea" di Raimondi che definì il Barocco come "anche segno di razionalismo" (1995, "Il colore eloquente").
E sembra proprio che da Raimondi sia mutuato il senso del titolo, "La ragione barocca", per indicare le novità del suo approccio di studioso della nostra letteratura.

Quella "Ragione" che si vuole far nascere soltanto nel 1700, Sberlati la ricerca nel Barocco come segno di un futuro che sta sorgendo, dando così uno scossone alle idee convenzionali su quel secolo di cui racconta anche i fatti più ricchi di conseguenze per tutta la società europea.

 
 
 

Dante, un triangolo cosmico

Post n°9 pubblicato il 07 Luglio 2008 da ilrimino
Foto di ilrimino

Il primo sostantivo che incontriamo nella Commedia è «mezzo». Esso rimanda al versetto di Isaia «In dimidio dierum meorum...» [XXXVIII, 10].
Non interessa qui il problema a cui il termine è solitamente collegato (la lunghezza della vita: Ps. LXXXIX, 10, «dies annorum nostrorum [...] septuaginta anni»), ma il suo aspetto esclusivamente simbolico.
Per tale aspetto, dobbiamo considerare che Dante compie un percorso dal mezzo [da ciò che non è completo, l'uomo nel peccato, e quindi non perfetto] all'intero [Dio, il Tutto].

Questo percorso consta di due parti. Un viaggio 'terrestre' nell'oltretomba ed uno celeste.
Il viaggio 'terrestre' riguarda la voragine dell'Inferno e la montagna del Purgatorio.
Si è soliti dire che la Divina Commedia è un'opera dominata fondamentalmente dal valore allegorico e dalle esemplificazioni strutturali del numero tre. Ma in essa gioca anche questo 'codice binario' del mezzo e dell'intero, di vita e morte, Dante e Virgilio, Teologia e Filosofia, Fede e Ragione (Beatrice e Virgilio), corpo ed anima, ad esempio.

Dante ai primi due oltramondi dedica i primi 34 canti dell'Inferno ed i successivi 33 del Purgatorio.
Quale è il «mezzo» (sempre nel senso di metà) di queste due cantiche?
Sommando il numero dei canti (67), e dividendolo per due, lo si individua nel XXXIV dell'Inferno, canto nella cui metà (al v. 69) si conclude effettivamente il percorso infernale, per ritornare «a riveder le stelle» (v. 139).
Al v. 69 leggiamo infatti: «è da partir, ché tutto avem veduto».
Dobbiamo partire. Ma allegoricamente (ancora una volta), «partire» ci invita a considerare qui il suo significato di «dividere». E quel verso in effetti divide i primi due mondi ultraterreni ma collocati in un orizzonte 'terrestre'.
In questo primo blocco da Inf. I, 1 ad Inf. XXXIV, 69, troviamo una simmetria perfetta (come in altri luoghi danteschi) tra il secondo verso dell'inizio (Inf. I, 2) e penultimo della fine (Inf. XXXIV, 68); tra la «selva oscura» e «la notte» che «risurge».
A metà di tutta la cantica prima, c'è il c. XVIII (Malebolge, divise in dieci parti concentriche), che dà inizio alla seconda parte della cantica dell'Inferno.
Passo al Purgatorio.
La metà di questa cantica è al c. XVII, 70, da dove inizia la spiegazione virgiliana dell'ordinamento morale del Purgatorio medesimo:

«Già eran sovra noi tanto levati
li ultimi raggi che la notte segue,
che le stelle apparivan da più lati» (vv. 70-72).

La terzina anticipa il passaggio dalla notte del peccato alla luce divina, sancito dal verso finale della cantica: «puro e disposto a salire a le stelle» (XXXIII, 145).
Il viaggio 'terrestre' dalla voragine dell'Inferno alla montagna del Purgatorio, lo si può rappresentare graficamente come la base di un triangolo equilatero, il cui vertice è ovviamente 'presieduto' dal sole (Pd, XXXIII, 145, «l'amor che move il sole e l'altre stelle»). E soltanto 'lassù' che si raggiunge la perfezione come anticipa Pd I, 1: «La gloria di colui che tutto move» (altra simmetria interna alla cantica nel verbo «muovere»).


Cerchiamo di costruire le varie parti di questo triangolo dantesco (ACB):
Il lato base AB è dunque occupato dall'Inferno (AD) e dal Purgatorio (DB).
La salita al Paradiso si rappresenta con il lato BC.
All'interno del triangolo ACB occorre distinguere però le varie parti che lo compongono: sono altri tre triangoli corrispondenti ai tre regni (Inferno, Purgatorio e Paradiso), più un triangolo centrale che rappresenta la Terra centro dell'universo astronomico, punto di partenza del racconto di Dante, e luogo che ospita i due primi regni. Complessivamente sono quattro triangoli (due coppie di due: Terra e Cielo, oltre che Inferno e Purgatorio).

Per delineare questi triangoli minori, si opera nel modo seguente.
1. La perpendicolare dal punto D sul lato CB determina il punto E. (Il punto E, come vedremo, è intermedio alla stessa salita.)
2. La perpendicolare dal punto D sul lato AC determina il punto F.
3. Collegando i punti E ed F otteniamo il triangolo centrale FDE ("Terra")
Il punto E, intermedio del percorso del Paradiso, corrisponde al v. 71 del c. XVII, «la cortesia del gran Lombardo», verso autobiografico, direi quasi terrestre perché parla delle esperienze di Dante uomo-poeta e non di Dante personaggio. E questo punto è sulla base FE del triangolo rovesciato della "Terra", cioè anche della vita stessa di Dante.
[A proposito del «gran Lombardo», una curiosità. A metà del primo canto (quello considerato introduttivo) dell'Inferno, troviamo le parole di Virgilio: «e li parenti miei furon lombardi» (v. 68).]

Desidero infine soffermarmi su una simmetria di non secondaria importanza, che potrebbe confermare l'ipotesi di lettura svolta sinora sulla geometria 'nascosta' della Divina Commedia.
La figura del Veltro appare in Inferno, I, 101-102. Il Purgatorio si chiude con l'immagine del DVX («un cinquecento diece e cinque, messo di Dio», XXXIII, 43-44).
La simmetria è data dal fatto che il DUX si trova, nel Pg XXXIII, rispetto alla fine del canto, alla stessa 'distanza' che intercorre tra il Veltro e l'inizio del c. I dell'Inferno (101-102).
Il XXXIII del Pg ha 145 vv. Se calcoliamo 145 meno 102 e meno 101, otteniamo 43 e 44, appunto i versi in cui appare l'immagine del DVX.

 
 
 

Silvio non ricorda

Post n°8 pubblicato il 07 Giugno 2007 da ilrimino

L'on. Silvio Berlusconi ha detto che il governo non può reggersi in Senato con il voto di cittadini che risiedono all'estero e che non pagano le tasse in Italia. Sino a ieri credevo che la legge sul voto degli italiani all'estero l'avesse partorita il suo governo. Ovviamente ero disinformato

Il presidente degli Usa ha messo in dubbio la democraticità del suo collega russo. E pensare che io mi ero fidato dell'on. Berlusconi che aveva garantito: Putin è un vero democratico. Insomma, non ci capisco più niente. Perdipiù dall'Inghilterra arrivano notizie sconvolgenti che troveranno eco e consenso presso il nostro vivace ceto intellettuale degli atei-devoti.

Sul "muso" degli aerei militari non si potranno più disegnare donnine nude (foto sopra), e nelle caserme non debbono essere esposte le classiche immagini pubblicate dai tabloid a consolazione dei militari in armi, con fanciulle a seno nudo (foto sotto). E la Gran Bretagna faro di civiltà e democrazia, che fine sta facendo?

Sulla Stampa di qualche giorno fa ho letto un interessante articolo che riguardava la scuola di Sua Maestà la Regina: sarà vietato agli alunni alzare la mano per dimostrare di saper rispondere alle domande poste dagli insegnati. Bisognerà dialogare con tutti, non far emergere i più bravi. Nessuna preoccupazione, anche in Italia nessun alunno alza la mano, le cronache raccontano che in molti alzano le mani.


Gli inglesi sono sempre più indietro di noi. Nell'anno scolastico 1969-70 nella scuola media dove insegnavo arrivò una stupenda "lettrice" dalla Gran Bretagna. Portava già la minigonna ma suggeriva di usare la frusta come usava ancora al suo Paese con gli alunni indisciplinati. Noi che eravamo più avanti e più reazionari degli inglesi, avevamo gli studenti che usavano non la frusta ma oggetti indubbiamente più pericolosi contro gli stessi insegnanti. Poi arrivarono, in Italia, anche le P38.

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 05 Giugno 2007 da ilrimino


Stamattina mi sono svegliato con un pensierino niente male. Per cui me lo sono raccontato e me lo sono premiato.

Il pensierino. In Usa il potere conosce chi fa le marachelle (vedi scandali finanziari poi puniti severamente), che i giornali raccontano. In Italia, i giornali raccontano ai signori del potere le marachelle che si fanno in giro (servizi segreti deviati, ad esempio) e che gli stessi signori del potere non conoscono. Per cui i nostri politici sono sempre afflitti da una tremenda «ignoranza» delle loro e nostre cose. Sono praticamente al buio, ed i giornali sono odiati anziché apprezzati.

Il premio. Sono andato in centro città, in un forno famoso, a comprare dei biscotti. Pago 6,80 euro, ricevo lo scontrino da 1,20 lasciato lì un precedente cliente. Osservo: io ho pagato di più. Imperturbabile l'addetta alla cassa batte lo scontrino da 6,80.

Morale della favola. In Italia nessuno sa mai niente, come quella cassiera che mi aveva appena dato il resto.

A lei rassomigliano i nostri politici, incassano e danno lo scontrino già battuto per un altro.

Post scriptum. Tra il pensierino ed il premio, avevo ricopiato in bella il modello Unico 2007, con le tasse che pago sulla pensione, e con i rimborsi che debbo chiedere al Fisco per le spese sanitarie sostenute.

A me, il Fisco chiama regolarmente per mostrare tutte le ricevute di medici e farmacie. Vorrei sapere se succede la stessa cosa a chi non batte tutti gli scontrini nel vendere biscotti.


 
 
 

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