Creato da cervellone6 il 18/03/2011
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Post n°4 pubblicato il 08 Giugno 2011 da cervellone6
La teoria del Dualismo mente-corpo è una branca della filosofia della mente che afferma che la nostra coscienza non è un prodotto diretto del substrato fisico materiale; ossia non deriva dal nostro cervello visto come organo fisico. I sostenitori di questa posizione, tra cui citiamo in primis il premio Nobel per la medicina (1963) John Eccles, affermano la coscienza sarebbe un prodotto “etereo”, disgiunto dal mondo fisico. I sostenitori di questa teoria affermano quindi che i computer, anche se programmati con i più recenti software ad intelligenza artificiale, non riescono e non riusciranno mai a riprodurre quella funzione della mente umana che è la coscienza di sé. Se la teoria dualistica avesse un riscontro da un punto di vista scientifico molte delle attuali teorie della fisica sarebbero da rivedere ripartendo da zero e possibilità teoriche come quella del Mind Uploading (trasferimento della coscienza umana in un elaboratore elettronico) da abbandonare del tutto. La teoria dualistica trova grande sostegno nelle caste delle religioni poiché con essa si può spiegare l’esistenza dell’anima. Per costoro non solo l’anima è disgiunta dal corpo fisico ma è anche immortale, nel senso che anche se il corpo muore essa può continuare a vivere. La mente è dunque eterna; da qui discende la venerazione che i religiosi hanno dei defunti e che può proseguire per decenni dopo la loro morte fisica. John Eccles afferma che facoltà come la “coscienza di sé” non possono trovare spiegazione come semplice interazione tra neuroni in una corteccia cerebrale. In conseguenza di ciò ipotizza l’esistenza di una “mente autocosciente”: entità in grado di influire sui diversi blocchi funzionali formati dai neuroni, e nello stesso tempo di subire l’influenza dell’attività di questi. La “mente autocosciente” sarebbe costantemente impegnata nella lettura selettiva di ciò che avviene nei diversi centri cerebrali selezionando questi centri in base alla propria attenzione e ai propri interessi e integrando tale selezione per realizzare istante per istante l’unità dell’esperienza cosciente. Secondo Eccles, le influenze della mente autocosciente sui centri cerebrali sarebbero di entità estremamente debole, tanto da non poter essere rivelate mediante gli strumenti diagnostica attuali. Tali influenze agirebbero attraverso parti submicroscopiche costituenti i neuroni nelle quali si verificherebbero fenomeni quantistici in grado di mettere in comunicazione i due domini, quello materiale e quello immateriale. Eccles però non fornisce nessuna spiegazione relativamente a questi “fenomeni” riparandosi dietro il paravento secondo il quale i fenomeni della meccanica quantistica sono "difficili da indagare".
Le NDE a sostegno della teoria del Dualismo mente-corpo A sostegno di queste ipotesi i sostenitori del Dualismo mente-corpo riportano l’esempio delle NDE (Near-death experiences – Esperienze di quasi-morte). Per quanto riguarda l'aspetto parapsicologico, non vogliamo nemmeno accennarlo su un sito come questo che, da sempre, riporta solo dati scientifici. C’è tuttavia da notare che vi sono delle evidenze da parte di scienziati e ricercatori che hanno presentato della documentazione medica relativa a casi di persone rianimate che “non potevano sapere” cosa stesse per accadere attorno a loro e che invece riferiscono dei chiari particolari visivo/auditivi dell’ambiente circostante quando il loro cervello in quegli istanti era sicuramente disattivo (Elettro-Encefalo-Gramma piatto). Il sito http://www.iands.org è il principale media sull'argomento si tengono regolarmente svariate conferenze mediche nel mondo su questo fenomeno. Inoltre il fenomeno NDE sembra essere trans-culturale, nel senso che si verifica con le stesse modalità su persone di nazionalità, religione, età biologica e credenze personali del tutto diversificate. In particolare lo stralcio di testo che segue (in colore blu) è una replica del ricercatore Pim Van Lommel ad un articolo di Michael Shermer (realizzatore della Sheptic Enciclopedia) che contestava le evidenze mediche delle NDE. Lommel è un ricercatore che ha portato la più ampia casistica sulle NDE. Egli afferma: “La nostra indagine è stata condotta su 344 sopravvissuti ad arresti cardiaci per studiare la frequenza, la causa ed il contenuto delle loro NDE. Una NDE è la testimonianza delle impressioni vissute durante uno speciale stato di consapevolezza, che comprende elementi specifici come un'OBE (Out of Body Experience = esperienza fuori dal corpo), sensazioni piacevoli, la visione di un tunnel, di una luce, di parenti defunti, ed eventualmente una revisione della propria vita. Nella nostra indagine 282 pazienti (82%) non conservavano alcun ricordo relativo al periodo di incoscienza, mentre 62 pazienti (18%) riferirono di aver avuto una NDE con tutti gli elementi "classici". Tra i due gruppi non c'era alcuna differenza in relazione alla durata dell'arresto cardiaco o dello stato di incoscienza, all'intubazione, al trattamento medico, alla paura di morire presente prima dell'arresto cardiaco, al sesso, alla religione, al livello di istruzione o a precedenti informazioni sulle NDE. Furono riportate con maggior frequenza NDE in persone di età inferiore ai 60 anni, con più di un ritorno in vita da una crisi cardiopolmonare durante la degenza in ospedale (CPR = Cardiopulmonary Resurrection) e precedenti NDE. Pazienti con problemi di memoria conseguenti a resurrezione cardiopolmonare prolungate e complicate riportarono NDE con minor frequenza.” Da qui si evince subito una prima considerazione: su 344 persone esaminate ben 282 non hanno ricordi di alcun genere una volta rianimate. Si tratta di una percentuale altissima: 82%. Se è vero che i nostri cervelli sono pressochè identici a livello fisico e se la coscienza non risiede nel loro substrato fisico ne segue che ogni persona che si trova sul punto di morire deve avere una NDE! In caso contrario dovremmo ipotizzare che solo una minima parte di noi esseri umani è dotata di una reale coscienza, gli altri sarebbero come degli zombie (o, per essere più precisi, delle “comparse” come quelle che appaiono nel film “Il tredicesimo piano”). Al contrario solo il 18% delle persone in questo esperimento riporta il ricordo di una NDE. Ma continuiamo a leggere cosa scrive Pim Van Lommel: “Noi sappiamo che un paziente colpito da arresto cardiaco diventa inconscio nel giro di pochi secondi, ma come facciamo a sapere che l'elettroencefalogramma (EEG) di questi pazienti è completamente piatto, e come possiamo studiarlo? In seguito all'arresto cardiaco si riscontra il completo arresto della circolazione cerebrale a causa della fibrillazione ventricolare (VF) durante il test di soglia al momento dell'applicazione dei defribillatori interni. Questo completo modello cerebrale ischemico può essere usato per studiare i risultati dell'anossia del cervello. La VF (fibrillazione ventricolare) provoca il completo arresto cardiaco e l'interruzione dell'afflusso di sangue al cervello, con conseguente anossia acuta in tutto il cervello. Il flusso sanguigno dell'arteria cerebrale media, che rappresenta un affidabile indicatore del decorso del flusso sanguigno cerebrale, diminuisce fino a 0 cm/sec immediatamente dopo l'insorgere della VF. Attraverso diversi studi su modelli tanto umani quanto animali, è stato dimostrato che la funzione cerebrale viene gravemente compromessa durante l'arresto cardiaco e che l'attività elettrica sia nella corteccia cerebrale che nelle strutture più profonde del cervello risulta assente dopo un periodo di tempo assai breve. Il monitoraggio dell'attività elettrica della corteccia tramite EEG ha mostrato cambiamenti ischemici che consistono nella diminuzione delle onde veloci di elevata ampiezza e nell'aumento delle onde lente (onde delta), ed in certi casi anche un incremento nell'ampiezza delle onde theta, che progressivamente e definitivamente declinano verso uno stato isoelettrico (senza attività elettrica). Spesso l'iniziale attenuazione delle onde mostrata dall'EEG è il primo segnale dell'ischemia cerebrale: i primi mutamenti ischemici sono evidenziati dall'EEG in media dopo 6,5 secondi dall'arresto circolatorio. Se l'ischemia cerebrale si prolunga, viene sempre monitorato un progresso verso la linea isoelettrica (EEG piatto) entro un periodo che va da 10 a 20 secondi (in media 15 sec.) dall'insorgere dell'arresto cardiaco. In caso di arresto cardiaco prolungato (oltre 37 secondi) l'EEG non indica alcun ritorno di attività cerebrale per un periodo di diversi minuti fino ad ore dopo l'avvenuta ripresa del battito cardiaco, in funzione della durata dell'arresto cardiaco, nonostante venga mantenuta un'adeguata pressione sanguigna durante la fase di ripristino del normale stato circolatorio. Dopo la defribillazione il flusso circolatorio dell'arteria cerebrale media riprende rapidamente entro 1÷5 secondi, indipendentemente dalla durata dell'arresto. Tuttavia la ripresa dell'EEG richiede più tempo, a seconda della durata dell'arresto cardiaco. I segnali dell'EEG indicano un ritardo nella ripresa dell'attività metabolica del cervello, e l'utilizzazione dell'ossigeno cerebrale può risultare inibita per un periodo di tempo considerevole dopo la ripresa della circolazione, per il motivo che l'iniziale eccesso alla riattivazione (iperossia) è seguito da una significativa diminuzione del flusso sanguigno cerebrale. L'anossia provoca perdite di funzioni nel sistema cellulare. Tuttavia, se l'anossia dura solo qualche minuto tale perdita può essere transitoria, mentre un'anossia prolungata causa la morte cellulare con conseguente perdita permanente di alcune funzioni. Durante un episoodio di embolia un piccolo grumo ostruisce il flusso sanguigno in un capillare della corteccia cerebrale, provocando un'anossia in quella parte del cervello con assenza di attività elettrica. Questo comporta la perdita delle funzioni di quella parte della corteccia, e l'insorgere di emiplegia (paralisi di una parte del corpo) o di afasia (perdita della facoltà di parlare o di comprendere le parole). Quando il grumo viene rimosso o dissolto entro alcuni minuti, la funzione corticale perduta viene recuperata. In questo caso si parla di attacco ischemico transitorio (TIA). Ma se il grumo ostruisce il vaso cerebrale per un periodo da alcuni minuti a più di un'ora si avrà la morte di cellule neuronali con permanente perdita di funzioni in quella parte del cervello e conseguente emiplegia o afasia irreversibile, e la diagnosi sarà di accidente cerebrovascolare (CVA). L'anossia transitoria comunque causa una perdita di funzioni transitoria. Nell'arresto cardiaco l'anossia globale del cervello si instaura entro pochi secondi. La tempestiva ed adeguata CPR consente il recupero della perdita funzionale del cervello in quanto previene il definitivo danneggiamento delle cellule cerebrali, che ne causerebbe la morte. Un'anossia di lunga durata, provocata da un'interruzione del flusso sanguigno al cervello per un periodo superiore a 5÷10 minuti, causa un danno irreversibile e la morte di un elevato numero di cellule del cervello. Questo evento viene definito morte cerebrale, ed in tal caso la maggior parte dei pazienti muoiono definitivamente. Nell'infarto miocardico acuto la durata dell'arresto cardiaco (VF) è di solito di 60÷120 secondi all'interno dell'unità di intervento, di 2÷5 minuti nella guardia medica e di oltre 5÷10 minuti in caso di infarto estraospedaliero. Solo durante il test di soglia per l'applicazione dei defribillatori interni o durante le indagini di stimolazione elettrofisiologica la durata dell'arresto cardiaco può essere contenuta entro i 30÷60 secondi. Da questi studi possiamo sapere che nella nostra indagine su pazienti clinicamente morti (VF risultante dall'elettrocardiogramma ECG) nessuna attività elettrica può esser stata possibile nella corteccia del cervello (EEG piatto), ma si sono inoltre instaurate condizioni di abolizione dell'attività del tronco cerebrale testimoniate dalla perdita del riflesso corneale, dalle pupille dilatate e fisse e dalla perdita del riflesso di stimolazione della faringe (gag reflex), eventi riscontrati di norma nei nostri pazienti. Nonostante ciò, i pazienti che hanno avuto una NDE riferiscono di essersi trovati in uno stato di consapevolezza molto chiara nel quale le funzioni cognitive, le emozioni, il senso di identità ed i ricordi fin dalla prima infanzia erano presenti, così come la percezione da una posizione esterna ed al di sopra del loro corpo "morto". Sulla base delle OBE che in alcuni casi sono state riferite e dunque hanno potuto essere verificate, come il caso della protesi dentaria riportato nella nostra indagine, sappiamo che le NDE hanno avuto luogo durante lo stato di incoscienza totale, e non durante i secondi iniziali o terminali di questo periodo. Così dobbiamo concludere che le NDE della nostra indagine si sono verificate durante la perdita funzionale transitoria di tutte le funzioni della corteccia e del tronco cerebrale. È importante ricordare che esiste il ben documentato caso clinico di una paziente con una costante registrazione dell'EEG durante un'operazione di chirurgia cerebrale per la rimozione di un aneurisma cerebrale gigante alla base del cervello: la paziente fu operata con una temperatura corporea ridotta a 10÷15 gradi, in stato di VF e con una macchina cuore-polmone attiva, con tutto il sangue drenato dal cervello, con EEG piatto, con auricolari di stimolo in entrambe le orecchie, con le palbebre chiuse con nastro adesivo (non poteva né udire né vedere, anche inconsciamente quanto stava accadendo attorno a lei). Questa paziente ebbe una NDE con un'OBE, e tutti i dettagli che vide ed udì furono in seguito verificati. C'è una teoria secondo la quale la coscienza può essere sperimentata indipendentemente dal normale stato di coscienza legato al corpo. Un concetto comune della scienza medica asserisce che la coscienza è il prodotto del cervello. Tuttavia tale concetto non è mai stato provato scientificamente. Le ricerche sulle NDE ci spingono ai limiti delle nostre concezioni mediche circa la portata della coscienza umana e le relazioni tra il cervello, la coscienza ed i ricordi. |
Post n°3 pubblicato il 18 Marzo 2011 da cervellone6
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Post n°2 pubblicato il 18 Marzo 2011 da cervellone6
Il caso di Pier Fortunato Zanfretta
Si tratta di un noto caso dell'ufologia riguardante un caso di rapimento alieno di un italiano. Il caso presenta elementi ambigui ma anche elementi interessanti e forse veritieri. Tuttavia, il caso è stato rovinato da una eccessiva spettacolarizzazione e da molti evidenti bugie. In particolare, il caso ha perso credibilità soprattutto dopo che Zanfretta ha iniziato a parlare insistentemente di una scatola fantascientifica che gli alieni gli avrebbero dato, ma che lui non vuole far vedere e dare a nessuno, né tantomeno documentare personalmente le caratteristiche aliene della scatola. Ha fatto delle promesse in merito, tutte regolarmente andate a vuoto. Ecco alcuni alcuni pareri contrastanti degli esperti:
Al tempo dei rapimenti aveva 27 anni ora ne ha 56 (memoria corta?) Insomma non è che ti sei dimenticato una cena con gli amici. Le sue (oramai non più) recenti dichiarazioni su "una cosa che deve succedere a breve" sicuramente sono state la mazzata finale.
- Dov'e' questa scatola? Perché non ce la mostra? Le sue giustificazioni ovviamente ridicole. La risposta la sappiamo tutti semplicemente NON ESISTE, così come tutta la storia è completamente INVENTATA. - E con i testimoni come la mettiamo? Oh si..... i testimoni.... 50? 30? 10? 100?.... ce ne sono tanti.... "peccato" che non hanno visto proprio nulla! - Per il resto è una storia tristissima, un uomo che si rovina la vita con una storia inventata da se stesso, che oggi probabilmente prende coscienza di ciò, è disperato (e per lo più adesso con gli scettici "alle calcagne" non si scherza....), ma non trova la forza di confessare. - Se questi sono i casi di ufologia "seria", non solo Zanfretta è a capolinea, ma tutta l'ufologia.
Zanfretta ne inventa poi una dietro l'altra: ha ripreso la storia della scatola aliena, questa volta parla di cerchi che si illuminano ogni mese, e fregandosene di tutto quello che aveva detto in passato ci ha riprovato fissando per il 2010 una nuova data dove dovrebbe succedere qualcosa... Come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio, Zanfretta è un caso cronico, ma gode dell'appoggio di certi individui perché a quanto pare vende bene nonostante l'evidente infondatezza di tutta la sua storia..
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