Ufo Ricerche

SPAZIO: Su Marte scorre acqua o sabbia?


Un paio d’anni fa aveva fatto notevole scalpore la scoperta, grazie al confronto con immagini del 1999, di alcune nuove formazioni su Marte. Tutto lasciava supporre che quelle scanalature potessero essere il risultato dell’erosione compiuta da rigagnoli d’acqua, prova incontrovertibile che, persino negli ultimi anni, sulla superficie del pianeta rosso potesse scorrere acqua in quantità sufficiente da lasciare una chiara impronta del suo flusso.Jon D. Pelletier (University of Arizona) e i suoi collaboratori, però, volevano avere la certezza assoluta che quelle tracce fossero imputabili allo scorrere di acqua liquida. Erano insomma intenzionati a valutare tutte le possibili origini di quei nuovi canaloni, sostenuti anche dal fatto che potevano contare sugli accurati dati topografici derivabili dalle immagini della superficie di Marte acquisite da HiRISE, la fantastica apparecchiatura di ripresa in alta risoluzione a bordo di Mars Reconnaissance Orbiter.Applicando a quelle situazioni topografiche i fondamenti della fisica dei fluidi, Pelletier e collaboratori hanno provato a ricostruire come si dovesse comportare un flusso di acqua liquida e quale, invece, potesse essere il comportamento di una valanga di detriti sabbiosi. Sembrava quasi un lavoro dall’esito scontato, ma il confronto tra il risultato ottenuto dalle simulazioni e le immagini della superficie di Marte ha proprio spiazzato i ricercatori. “A vincere la sfida è stato il flusso di sabbia - commenta Pelletier - e questo ci ha sorpreso non poco. Prima di cominciare, infatti, eravamo convinti che avremmo finalmente provato la responsabilità dell’acqua”.Il confronto tra le tracce generate nel corso delle simulazioni e i depositi ramificati presenti sulle immagini ha mostrato come il modello che prevede lo scorrere di materiale sabbioso sia quello che meglio corrisponde alla situazione reale. Anche un occhio inesperto riesce a vedere come le conseguenze di una valanga secca si avvicinino alle strutture marziane molto più di quanto avvenga nel caso di un flusso liquido.Possiamo concludere, dunque, che questo studio mette la parola fine alla speranza di scoprire tracce liquide su Marte? Non proprio. La ricerca, infatti, non esclude che si possa anche ipotizzare un flusso di fango molto denso, contenente tra il 50 e il 60 per cento di sedimenti. Fango, dunque, che avrebbe la consistenza della melassa o di un flusso lavico e i cui depositi, visti dall’alto, assomiglierebbero molto a ciò che lascia dietro di sé una valanga secca.Fonte: Coelum