Il Messia

LA MANCANZA DI FEDE DI GIOVANNI BATTISTA


   Tra i capi ebrei e il popolo del tempo di Gesù, molti avevano estremo ri-spetto per Giovanni Battista e alcuni pensavano anche che fosse il Messia. Se Giovanni avesse annunciato di essere Elia, come Gesù aveva dichiarato, tutti quelli che aspettavano ansiosamente il Messia avrebbero volentieri creduto a una simile testimonianza di Giovanni e sarebbero accorsi a Gesù. Invece, l'ignoranza della provvidenza di Dio, che spinse Giovanni a insistere di non essere Elia, di-venne il motivo principale per cui gli Ebrei non si unirono a Gesù. Giovanni Battista rese testimonianza a Gesù al fiume Giordano: Ben vi battezzo io con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non son degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco - Mt. 3:11 E io non lo conoscevo; ma Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio - Gv. 1:33-34 Giovanni, al quale Dio aveva rivelato direttamente che Gesù era il Messia, rese testimonianza di questa rivelazione. Giovanni aveva detto anche: Io son la voce d'uno che grida nel deserto: Addrizzate la via del Signore - Gv. 1:23 e aveva dichiarato ch'era stato mandato davanti a Cristo (Gv. 3:28). Per-ciò, Giovanni avrebbe dovuto capire da sé di essere il ritorno d'Elia. Anche se non l'avesse capito, Dio gli aveva rivelato che Gesù era il Messia, e perciò Giovanni avrebbe dovuto accettare la testimonianza di Gesù, obbedirgli e proclamare di es-sere Elia. Al contrario, Giovanni ignorò la Volontà di Dio, negò la testimonianza di Gesù che lo riguardava, rimase separato da lui e continuò per la propria strada. Possiamo immaginare il dolore di Gesù, nell'assistere a questi sviluppi, e quello di Dio, nel vedere la situazione di Suo Figlio farsi così difficile. In realtà, Giovanni Battista finì la sua missione nel momento in cui bat-tezzò Gesù e gli rese testimonianza. Quale altra missione avrebbe dovuto prende-re da quel momento in poi? Al tempo della nascita di Giovanni, suo padre Zacca-ria, ripieno dello Spirito Santo, aveva profetizzato che il figlio avrebbe servito il Messia, dicendo: Affine di concederci che ... gli servissimo senza paura, in santità e giustizia, nel suo cospetto, tutti i giorni della nostra vita - Lc. 1:74-75 In questa luce, Giovanni, dopo aver reso testimonianza a Gesù, avrebbe dovuto, più di chiunque altro, servirlo come discepolo, con ardente devozione, tutto il resto della sua vita. Invece, Giovanni lasciò Gesù e continuò a battezzare per proprio conto. Non ci si può meravigliare che gli Ebrei siano rimasti confusi, fino al punto d'immaginare che Giovanni fosse il Messia (Lc. 3:15), come lo furo-no anche i capi religiosi (Gv. 1:19-20). Addirittura, un giorno accadde che un Ebreo che seguiva Gesù disputò con i discepoli di Giovanni Battista su quale maestro stesse amministrando più battesimi (Gv. 3:25-26). Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca - Gv. 3:30 Da quest'affermazione di Giovanni possiamo comprendere come lui sen-tisse dentro di sé di avere un destino separato da quello di Gesù. Se Giovanni e Gesù avessero proceduto insieme verso lo stesso destino, come avrebbe potuto Giovanni declinare mentre Gesù si elevava? In effetti, Giovanni Battista avrebbe dovuto essere il più insigne degli apostoli di Gesù e proclamarne entusiasticamen-te il Vangelo. Invece, a causa della sua cecità, Giovanni non realizzò la sua mis-sione. La sua preziosa vita, destinata ad essere offerta a Gesù, andò sprecata, alla fine, dietro un affare relativamente insignificante (Mc. 6:14-29). Finché la sua mente fu focalizzata su Dio, Giovanni Battista riconobbe Gesù come Messia e gli portò testimonianza, ma più tardi, quando perse l'ispira-zione e ritornò in una dimensione mondana, l'ignoranza ebbe il sopravvento e la fede gli venne a mancare. Incapace di riconoscersi come il ritorno d'Elia, Giovan-ni cominciò a vedere Gesù, specialmente dopo essere stato imprigionato, dalla stessa prospettiva incredula degli altri Ebrei. Tutte le parole e le azioni di Gesù gli apparvero strane e mistificatorie, A un certo punto, Giovanni cercò di trarsi dai suoi dubbi mandando i suoi discepoli a chiedere a Gesù: Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro? - Mt. 11:3 Di fronte a questa domanda di Giovanni, Gesù rispose indignato, con aria di ammonimento: Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono, i morti risuscita-no, e l'Evangelo è annunziato ai poveri. E beato colui che non si sarà scandalizza-to di me! - Mt. 11:4-6 Giovanni Battista era stato scelto per la missione di servire Gesù ancor prima di nascere. Aveva condotto una difficile vita da asceta nel deserto, svolgen-do il compito di preparare la strada alla venuta del Messia. Quando Gesù iniziò il suo ministero pubblico, Dio rivelò l'identità di Gesù a Giovanni, prima che a chiunque altro, e lo ispirò a portargli testimonianza come il Figlio di Dio. Tutta-via, Giovanni non ricevette nel modo giusto la grazia che il Cielo gli aveva dato. Gesù, di fronte all'equivoca domanda di Giovanni, non disse espressamente di es-sere il Messia; ma rispose in modo implicito. Anche se certamente Giovanni Bat-tista doveva aver saputo dei suoi miracoli e portenti, Gesù gli diede una risposta allusiva, ricordandogli le opere che stava compiendo, nella speranza di risvegliar-lo alla sua vera identità. Dobbiamo capire che dicendo "l'Evangelo è annunziato ai poveri" Gesù esprimeva il suo estremo disappunto per la mancanza di fede di Giovanni Battista e dei capi ebrei. Gli Ebrei più preparati, e tra questi in particolare Giovanni Batti-sta, erano i ricchi, benedetti con l'abbondanza dell'amore di Dio. Ma quando que-sti lo rifiutarono, Gesù dovette percorrere le coste della Galilea e la Samaria per cercare chi avrebbe ascoltato il Vangelo tra i "poveri", cioè tra i pescatori ignoran-ti, i collettori di tasse e le prostitute. Non erano loro i discepoli che Gesù avrebbe desiderato trovare. Venuto per stabilire il Regno dei Cieli in terra, Gesù aveva più bisogno di un leader che potesse guidare mille uomini che di mille uomini che avessero se-guito un leader. Non aveva innanzi tutto predicato il Vangelo ai sacerdoti e agli scribi nel Tempio? Ancora ragazzo, Gesù era andato lì a cercare le persone più preparate e capaci. In ogni caso Gesù, come nel racconto della parabola, dovette andare per le strade e i crocicchi a cercare i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi (Lc. 14:16-24), perché gli invitati non erano venuti al banchetto. Di fronte alla miserabile si-tuazione di dover offrire le raffinatezze del suo pranzo agl'indesiderabili scarti della società, Gesù espresse il suo rammarico nelle parole di giudizio: "E beato colui che non si sarà scandalizzato di me!" Nonostante l'ammirazione di cui Gio-vanni godeva a quel tempo, Gesù lo biasimò, dicendo indirettamente che chi si fosse scandalizzato di lui, per quanto grande potesse apparire, non avrebbe ricevu-to la benedizione. Giovanni si scandalizzò, e perciò fallì nella sua missione, che avrebbe dovuto essere quella di servire devotamente Gesù per tutta la vita. Dopo che i discepoli di Giovanni Battista, esaurite le loro domande, se ne furono andati, Gesù sottolineò che Giovanni, pur essendo stato il più grande di tutti i profeti, aveva fallito nella missione affidatagli da Dio: In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Gio-vanni Battista; però, il minimo nel regno dei cieli è maggiore di lui - Mt. 11:11 Tutti quelli che dimorano in cielo sono nati da una donna ed hanno vissuto sulla terra. Si dovrebbe supporre che Giovanni, così com'era stato il più grande tra i nati di donna, avrebbe dovuto essere il più grande anche nel Regno dei Cieli. Perché lì Giovanni dovrebbe essere persino da meno dell'ultimo? Numerosi profe-ti del passato avevano reso testimonianza al Messia indirettamente, nel corso del tempo. Giovanni, invece, aveva avuto la missione di testimoniare al Messia diret-tamente. Dato che testimoniare al Messia è la missione principale dei profeti, Gio-vanni Battista doveva essere sicuramente il più grande di tutti, ma, d'altra parte, in termini di servizio reso al Messia, Giovanni fu certamente il peggiore dei profeti. Nel Regno dei Cieli ogni uomo, per quanto umile, riconoscendo in Gesù il Mes-sia, lo dovrebbe servire con devozione. Ma Giovanni Battista, che era stato chia-mato a servire il Messia più da vicino di chiunque altro, si separò da lui e conti-nuò per la sua strada. Perciò, in termini di devozione a Gesù, Giovanni sarà persi-no da meno dell'ultimo nel Regno dei Cieli. Gesù continuò: Or dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno de' cieli è preso a forza ed i violenti se ne impadroniscono - Mt. 11:12 Giovanni Battista era stato prescelto ancor prima di nascere e aveva con-dotta una difficile vita da asceta nel deserto. Se avesse servito Gesù con cuore sincero, gli sarebbe stata sicuramente riservata la posizione di discepolo principa-le di Gesù. Invece, un "violento" prese quella posizione, a causa del fallimento di Giovanni. Dall'espressione "dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora" possiamo capire che le successive espressioni di Gesù (Mt. 11:16-19) non furono riferite genericamente al popolo, ma specificamente a Giovanni Battista. Gesù concluse: Ma la sapienza è stata giustificata dalle opere sue - Mt. 11:19 Se avesse agito con saggezza e non avesse abbandonato Gesù, Giovanni sarebbe stato ricordato eternamente come uomo giusto. Disgraziatamente, Gio-vanni fu uno stolto e bloccò la strada degli Ebrei verso Gesù, oltre che la sua stra-da personale. Così, siamo arrivati a capire che la ragione principale per cui Gesù dovette morire sulla croce fu il fallimento di Giovanni Battista.