Il Messia

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 I ruoli non possono essere scambiati.Ognuno deve rispettare la sua posizione, come a teatro. Ognuno deve interpretare la sua parte.Il padre dev’essere padre, il nonno dev’essere nonno, la madre dev’essere madre, la nonna dev’essere nonna, la figlia dev’essere figlia, il figlio dev’essere figlio, il fratello dev’essere fratello maggiore o minore, la sorella dev’essere sorella maggiore o minore.La famiglia è come una società reale. Dio è il re dei re. Noi, in qualità di suoi figli, siamo, a nostra volta, di discendenza reale, quindi ci dobbiamo comportare tra noi con modi di corte, considerandoci re, regine, principi e principesse.Così, in una Vera Famiglia, padre e madre sono il re e la regina, i figli sono il popolo, l’ambiente domestico è il territorio nazionale».Dopo queste considerazioni, ci fu un momento di distrazione, quando vedemmo dei cerbiatti abbeverarsi alle acque del ruscello sottostante.Guardai Sonia.Il giorno seguente, andammo nella cittadina a pochi chilometri dal tempio, per delle compere.Per l’occasione, Manuele prese un’auto. Inoltre, indossammo abiti civili.Una volta arrivati, parcheggiammo e c’incamminammo sulla via principale.Entrammo in un supermercato e riempimmo due carrelli di provviste di vario genere, destinate alla cucina.Dopo aver caricato il portabagagli della macchina, andammo in una gelateria e sedemmo a un tavolo fuori.Il sole era il naturale coronamento di un giorno di svago.Rientrammo al tempio.Il giorno seguente, dopo la preghiera e la meditazione, andammo a pescare vicino alla cascata.Regnava la pace, il silenzio, a tratti, rotto dal richiamo di qualche uccello o dal fruscio di un cespuglio che si muoveva al passaggio di qualche animale o dal suono dello scorrere dell’acqua.Eravamo seduti l’uno accanto all’altro, sulla sponda del fiume e gli ami delle canne da pesca erano al centro, dove, i galleggianti colorati, segnalavano la posizione.Era tutto bello, tranquillo.La frescura degli alberi grandi e alti, l’erba verde, i fiori, i pesci che si vedevano sul fondo del fiume. Il cielo era azzurro e sereno; il sole era alto e splendente.Poco più avanti, c’erano dei piccoli mulinelli, creati dallo scorrere dell’acqua, tra alcuni massi.L’ambiente era suggestivo.Francesca sedeva a destra di Manuele, io alla sua sinistra e alla mia sinistra, Sonia.La canna di Sonia fu scossa.Si alzò e, girando la manovella del mulinello, tirò il pesce verso la riva.L’operazione di togliere l’amo e di mettere il pesce nel secchio sulla sponda richiese alcuni minuti, durante i quali tutti ci complimentammo per l’impresa e per il pesce.La canna di Francesca cominciò a oscillare e, tirando la lenza, un pesce arrivò sulla riva, sbattendo la coda e dimenando il corpo.Manuele disse che Francesca era la migliore pescatrice del Mondo. Francesca rise e anche noi.Dopo aver finito di pescare, riprendemmo la via del tempio.Il giorno seguente, andammo a caccia.Arrivammo a cavallo nella valle e li legammo a dei cespugli robusti con le cavezze, prima d’inoltrarci nella boscaglia.Arrivammo nei pressi di una zona pianeggiante che seguiva dalla boscaglia, dove c’era un piccolo stagno.Sedemmo dietro a dei massi.«Qui» disse Francesca «vengono ad abbeverarsi diverse specie di animali e di volatili. Aspettiamo».Una volpe sbucò non si seppe da dove.Francesca fece cenno a Sonia di prepararsi.Col fucile puntato, Sonia premette il grilletto.La volpe scappò veloce, dipingendo un cerchio d’acqua nello stagno e, un secondo colpo partito da Francesca centrò l’animale, prima che entrasse nella boscaglia.Uscimmo dal nascondiglio. Ci avvicinammo.La volpe era riversa sul fianco.Aveva la bocca chiusa, il pelo grigio giallo.Manuele la prese e la portò al nascondiglio.Sedemmo in cerchio.Manuele ci offrì un piccolo bastoncino di cioccolato, che mangiammo.Uno stormo di uccelli grandi e bianchi passò su di noi. Planò sulle acque e si posò.Riprendemmo la caccia.Eravamo uno accanto all’altro.A un cenno di Manuele, sparammo.Gli uccelli si alzarono in volo; una successione di versi, di richiami, uno sbattere di ali, un volare di piume e poi il silenzio, con alcuni che si allontanavano e altri che restavano sulle sponde.In tutto restarono al suolo quattro uccelli.Tornammo al nascondiglio.Un cervo arrivò ad abbeverarsi.Manuele ci chiese di fare silenzio.Prese la mira e sparò, centrandolo.Ci avvicinammo.Era un esemplare bellissimo.Poi Sonia ed io andammo a prendere i cavalli.Assicurammo il cervo su una lettiga tenuta dal cavallo di Manuele e, con tutta la cacciagione, prendemmo la via del tempio.Era quasi il tramonto, il sole stava calando, quando attraversammo la porta del tempio, suscitando la gioia contenuta delle monache addette alla cucina.L’ultimo giorno, verso le dieci del mattino, ci ritrovammo in una grande sala.Eravamo riuniti discepoli e discepole.I discepoli erano sul lato destro, ognuno seduto sul pavimento di legno levigato, terso, con accanto il suo maestro spirituale, e così fino al fondo della sala.Le discepole erano sul lato sinistro, nella stessa posizione, con accanto le loro maestre.Entrammo tutti in uno stato di meditazione, rilassandoci e chiudendo gli occhi.La sala in cui eravamo era a forma circolare.Sui lati, vi erano delle colonne, sulla cui sommità erano poste rappresentazioni scultoree del Vero Uomo e della Vera Donna, in diversi atteggiamenti e situazioni.Dopo un’oretta in questo stato di contemplazione, d’un tratto, apparvero davanti a noi un monaco e una monaca.Indossavano entrambi un lungo abito bianco.Il monaco lo riconobbi: era il maestro che, in diverse occasioni, era apparso nel tempio del Vero Uomo, impartendo insegnamenti silenziosi.La monaca, invece, era la prima volta che la vedevo.Entrambi sembravano avvolti da un’unica aurea, da un corpo di luce che li univa e che si espandeva attorno.S’inchinarono, una di fronte all’altro e poi, insieme, s’inchinarono davanti a noi.Fatto questo, sedettero su un soppalco rialzato, ai cui lati c’erano rose rosse e bianche, gigli, margherite e altri tipi di fiori.Tutti noi, seguendo i maestri, ci alzammo in piedi e c’inchinammo davanti a loro.Tornati nella posizione di meditazione, ci furono lunghi momenti di silenzio che non saprei definire.Sembrava di viaggiare, di volare avvolti da un’energia fantastica, morbida, che non potrei definire in alcun altro modo, se non con la parola amore e che tutto si fondesse in modo protetto, sicuro.Quando riaprimmo gli occhi, mi accorsi che era quasi sera.Erano trascorse molte ore senza che me ne fossi accorto.Fu a questo punto che il monaco si alzò in piedi. «La vostra missione in questo Mondo è costruire vere famiglie».Fece una pausa.«Una vera famiglia è una famiglia con veri genitori, veri marito e moglie, veri fratelli e sorelle, veri figli. Dovete portare il cuore di genitore, di fratellanza, nel Mondo intero.Dovete guardare alle persone del Mondo come vostri fratelli.Dovete guardare agli altri come a una ricchezza ed essere grati a Dio, per il dono di ogni singola vita che apporta al Mondo una vibrazione, un sorriso, un aspetto che diversamente non ci sarebbe, in una perfetta e suprema armonia universale, cosmica.La vostra missione è stabilire fermamente, nella vostra famiglia, le tre posizioni di nonni, che rappresentano il passato, di genitori, che rappresentano il presente, di figli, che rappresentano il futuro.Queste tre generazioni devono vivere insieme. Inoltre, la famiglia deve sacrificarsi per il bene della Nazione, del Mondo».Il monaco sedette.Tutti chiudemmo gli occhi e recitammo il mantra Om.Riprendemmo a meditare.Quando riaprimmo gli occhi, essi non c’erano.Rientrando, quella sera, nella cella, chiesi a Manuele chi era la coppia.Rispose: «Sono un Vero Uomo e una Vera Donna. Sono diventati una Vera Coppia ed hanno realizzato una Vera Famiglia».Il giorno dopo, sulla collina, Manuele ci consegnò dei libri.Disse: «Questi testi contengono gli insegnamenti che avete ricevuto durante questi anni. Ogni giorno, dovete iniziarlo con il loro studio, con la meditazione e la preghiera».Fece un sorriso e disse: «In bocca al lupo».