gente comune

Mio zio Domenico


Ho visto mio zio Domenico, fratello di mio padre, non più di 5 – 6 volte nella mia vita; era un uomo silenzioso e taciturno e mi parlava poco del suo passato. Aveva combattuto sul fronte russo  ed il suo compito era di raccogliere i cadaveri dalla prima linea e di portarli nelle retrovie per seppellirli inizialmente e poi per sgombrare il campo di battaglia. Si fece a piedi ed in treno tutta la ritirata fino alla provincia di Mantova dove tornò dopo sette anni di servizio militare. Al suo rientro  non fu celebrato come un combattente ma per 2 anni non potè uscire di casa per le minacce da parte degli antifascisti; anche successivamente non parlò mai di quella esperienza per paura di ritorsioni. Mio zio non era un fascista, come anche suo fratello  Francesco (anche lui mandato a combattere sul fronte russo) e come mio padre riformato per insufficienza toracica con la complicità di una esponente del partito fascista, ma fece quello che gli era stato ordinato: andare a combattere in nome di un ideale che si chiamava Patria. Penso a tutti quegli uomini che da ogni parte d’Italia partirono senza capire nulla di ciò che stava loro succedendo, che combatterono in situazioni svantaggiose e che credevano in una Nazione per la quale hanno spesso donato la vita. La solita maggioranza silenziosa che non discute, non si oppone, non protesta; fa quello che in quel momento gli viene ordinato di fare perché crede che sia la cosa giusta. Un contadino di nome Egidio che durante il periodo fascista aveva partecipato alla vita politica ed aveva vestito la camicia nera, dopo la guerra visse per 1 anno nel terrore per  le continue aggressioni cui venne sottoposto da parte dei partigiani; venivano di notte incappucciati e gli rubavano le poche cose che possedeva. Una notte ad uno degli aggressori cadde il cappuccio e lui riconobbe un compaesano che all’ultimo minuto da fascista si era trasformato in partigiano; Egidio è rimasto per tutta la vita contadino in affitto dignitoso, l’altro divenne possidente terriero ricco e rispettabile. Negli anni 80 la Pro Loco, di cui anch’io facevo parte, organizzò una mostra fotografica sugli anni passati del paese; nonostante una attenta cernita delle fotografie prestate, in molte di esse erano riconoscibili tanti esponenti del PCI e del PSI che allora facevano dell’antifascismo un vero e proprio credo; si vedevano  in giovane età vestiti da balilla da avanguardisti..  Come al solito la verità non sta mai da una parte sola; mi chiedo però se sia stato giusto aggiungere sofferenza a chi aveva già dato tanto, oppure se la vendetta e le ritorsioni non siano state un mezzo per trarre personali vantaggi da quella situazione.Certamente la folle illusione che aveva invaso l’Italia durante il periodo fascista è stata seguita da un periodo oscuro dove sul carro del vincitore sono saliti personaggi che non ne avevano alcun titolo ( molti episodi non sono mai stati chiariti ma qualche denuncia circostanziata inizia ad emergere). La verità non la sapremo mai; sappiamo però l’uso strumentale che le sinistre hanno fatto di quel periodo criminalizzando le vere vittime.Dedico un pensiero a mio zio Domenico , a mio zio Francesco, a tutti coloro che hanno combattuto su tutti i fronti, spesso inconsapevoli delle ragioni; lo facevano perché così era stato loro ordinato come fa un soldato di fronte ad un ordine: obbedisce.A loro un grazie perché se oggi posso scrivere queste cose è dovuto al fatto che la loro storia ha permesso alla mia generazione la comprensione del loro sacrificio .Senza demagogia.