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Post n°5 pubblicato il 09 Marzo 2008 da umindaparer
Ho visto mio zio Domenico, fratello di mio padre, non più di 5 – 6 volte nella mia vita; era un uomo silenzioso e taciturno e mi parlava poco del suo passato. Aveva combattuto sul fronte russo ed il suo compito era di raccogliere i cadaveri dalla prima linea e di portarli nelle retrovie per seppellirli inizialmente e poi per sgombrare il campo di battaglia. Si fece a piedi ed in treno tutta la ritirata fino alla provincia di Mantova dove tornò dopo sette anni di servizio militare. Al suo rientro non fu celebrato come un combattente ma per 2 anni non potè uscire di casa per le minacce da parte degli antifascisti; anche successivamente non parlò mai di quella esperienza per paura di ritorsioni. Mio zio non era un fascista, come anche suo fratello Francesco (anche lui mandato a combattere sul fronte russo) e come mio padre riformato per insufficienza toracica con la complicità di una esponente del partito fascista, ma fece quello che gli era stato ordinato: andare a combattere in nome di un ideale che si chiamava Patria. Penso a tutti quegli uomini che da ogni parte d’Italia partirono senza capire nulla di ciò che stava loro succedendo, che combatterono in situazioni svantaggiose e che credevano in una Nazione per la quale hanno spesso donato la vita. La solita maggioranza silenziosa che non discute, non si oppone, non protesta; fa quello che in quel momento gli viene ordinato di fare perché crede che sia la cosa giusta.
Un contadino di nome Egidio che durante il periodo fascista aveva partecipato alla vita politica ed aveva vestito la camicia nera, dopo la guerra visse per 1 anno nel terrore per le continue aggressioni cui venne sottoposto da parte dei partigiani; venivano di notte incappucciati e gli rubavano le poche cose che possedeva. Una notte ad uno degli aggressori cadde il cappuccio e lui riconobbe un compaesano che all’ultimo minuto da fascista si era trasformato in partigiano; Egidio è rimasto per tutta la vita contadino in affitto dignitoso, l’altro divenne possidente terriero ricco e rispettabile.
Negli anni 80 la Pro Loco, di cui anch’io facevo parte, organizzò una mostra fotografica sugli anni passati del paese; nonostante una attenta cernita delle fotografie prestate, in molte di esse erano riconoscibili tanti esponenti del PCI e del PSI che allora facevano dell’antifascismo un vero e proprio credo; si vedevano in giovane età vestiti da balilla da avanguardisti. . Come al solito la verità non sta mai da una parte sola; mi chiedo però se sia stato giusto aggiungere sofferenza a chi aveva già dato tanto, oppure se la vendetta e le ritorsioni non siano state un mezzo per trarre personali vantaggi da quella situazione. Certamente la folle illusione che aveva invaso l’Italia durante il periodo fascista è stata seguita da un periodo oscuro dove sul carro del vincitore sono saliti personaggi che non ne avevano alcun titolo ( molti episodi non sono mai stati chiariti ma qualche denuncia circostanziata inizia ad emergere). La verità non la sapremo mai; sappiamo però l’uso strumentale che le sinistre hanno fatto di quel periodo criminalizzando le vere vittime. Dedico un pensiero a mio zio Domenico , a mio zio Francesco, a tutti coloro che hanno combattuto su tutti i fronti, spesso inconsapevoli delle ragioni; lo facevano perché così era stato loro ordinato come fa un soldato di fronte ad un ordine: obbedisce. A loro un grazie perché se oggi posso scrivere queste cose è dovuto al fatto che la loro storia ha permesso alla mia generazione la comprensione del loro sacrificio .Senza demagogia. |
Post n°4 pubblicato il 07 Marzo 2008 da umindaparer
Negli ultimi tempi abbiamo visto numerosi personaggi poltici o uomini di potere scandalizzarsi per l'uso delle raccomandazioni nei concorsi. Mastella è stato criminalizzato per questo; ma i soloni che hanno gridato allo scandalo sono veramente puri? Il mio parere personale è che non ci sia possibilità di accedere ad un concorso pubblico e talvolta privato senza raccomandazioni. Meglio, tu puoi presentarti ad un concorso senza raccomandazioni ma il tuo curriculum viene cestinato dopo pochi minuti ed il colloquio è una formalità da sbrigare nel minor tempo possibile; chi deve giudicare passa molto del suo tempo a vagliare telefonate, e-mail, lettere di ogni candidato, quando non ha già ben chiaro il nome del candidato vincente. Alla faccia della meritocrazia! Oggi, non potendo ovviamente portare casi che mi riguardano, voglio discutere con voi su ciò che ho potuto notare in RAI e nel mondo dell'informazione in generale. Sono annualmente obbligato a pagare il canone RAI per potere usufriure di un servizio discutibile e con una quantità di pubblicità che poco si discosta dalle reti private ma ho notato alcune cose che volevo sottoporvi. C'era un programma culturale condotto da un giornalista di nome Angela, ma dopo qualche anno lo stesso programma è condotto dal figlio di Angela; forse in famiglia sono dotati di una particolare predisposizione genetica a condurre il programma suddetto e probabilmente esiste un gene apposito che in famiglia si tramandano di generazione in generazione? E' stato fatto un regolare concorso per tale posto oppure il figlio è subentrato al padre per scelta diretta (pilotata)? A tale domanda non avremo mai risposta. La sorella dell'onorevole Buttiglione era conduttrice TV; coincidenza? Il figlio di Barbara Bouchet conduce un programma di cucina su SKY; merito della effetiva preparazione e competenza oppure casualità? Il giornalista delle Iene che ha intervistato il figlio di Mastella è figlio di un dirigente RAI; anche lui ha raggiunto il posto per meriti? L'altro giorno in auto ascoltavo radio 102.5 ed il conduttore stava intervistando Bruno Vespa; ad un certo punto si è rivolto all'interlocutore chiamandolo papà e l'altro di rimando lo chiamava figliuolo; solo allora ho capito il nesso di parentela; anche in questo caso dobbiamo credere alla cabala, alla meritocrazia? Queste situazioni le ho notate io, ma sono certo che voi ne avrete notate altre; senza contare tutti quei posti, incarichi, posizioni che non sono visibili direttamente al pubblico (e qui faccio un appello ai giornalisti seri che invece di proporci i soliti processi e le solite notizie scandalistiche dovrebbero fare il loro vero lavoro: indagare, ricercare, documentare e denunciare situazioni non limpide; sostanzialmente ricercare la verità) In pratica noi paghiamo il canone , tale somma va destinata a mantenere un numero imponenete di persone che lavorano in RAI, ma se noi o uno dei nostri figli volesse per caso farne parte dovrebbe affrontare concorsi pubblici che mi sembrano francamente poco lmpidi |
Post n°3 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da umindaparer
innanzitutto voglio chiarire che sono pienamente d'accordo con le lotte che le donne hanno sostenuto pe raggiungere (o tentare di raggiungere ) la parità dei diritti con il sesso maschile, ma volevo porvi dellle riflessioni in merito. Tali considerazioni mi balzano alla mente tutte le volte che guardo un programma televisivo dove ragazze praticamente svestite ballano, ammiccano, quasi sempre senza proferire una parola. tali vallette o letterine o veline non hanno alcun senso nella trasmissione se non quellodi suscitare un interesse visivo di ammirazione puramente fisica senza esprimere alcun valore intelletivo o cognitivo. Mi risulta che qulache tempo fa in un programma una valletta stava per tutta la trasmissione rinchiusa in una teca di vetro come un animale in gabbia. Penso che le operaie arse vive a new York nel 1907 a cui è stato intitolata la giornata dell'8 marzo sarebbero scandalizzate da questo spettacolo e rimarrebbbero allibite dall'enorme successo di concorsi di bellezza e selezioni per diventare vallette, veline ecc. Noi possiamo fare qualcosa? Certamente sì; abbiamo il telecomando in mano e possiamo spegnere il televisore oppure passare ad un altro canale magari più noioso o meno interessante. Facendo ciò potremmo ridurre l'audience e costringere gli autori a togliere questi ruoli che sviliscono decisamente la figura femminile |
Post n°2 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da umindaparer
Ho 50 anni, sono laureato. Quando frequentavo l'Università di Modena dovevo studiare molto;erano gli anni del post 68 e molti studenti svolgevano attività politica; erano gli anni del 18 politico, delle occupazioni delle Università, delle grandi manifestazioni di piazza. Io, che venivo da un piccolo paese, frequentavo un gruppo di cattolici impegnati, ma presto mi resi conto che mi dovevo impegnare molto nelllo studio in quanto la facoltà era alquanto impegnativa. Allora cominciai a buttarmi sui libri come il ciclista fa durante le corse a tappe e va in fuga. Quando dopo gli anni universitari alzai la testa (avevo guadagnato il 110 e lode) pensavo di essere arrivato tra i primi ed infatti molti miei compagni di corso erano rimasti indietro negli studi, altri si erano ritirati ecc. Pensai anche che tutti quelli che avevano fatto facoltà come il Dams, scienze politiche ecc., o meglio quelli che avevano passato più tempo nelle università occupate o nelle riunioni politiche in generale non li avrei più visti , certamente erano rimasti indietro. Fatto il militare iniziai a cercare il posto di lavoro e me lo conquistai con un concorso pubblico dopo aver frequentato gratuitamente per poter dimostrare il mio valore. |
Post n°1 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da umindaparer
Sono una persona normalissima, ho un lavoro che svolgo seriamente, pago le tasse, non sono assenteista, sono eterosessuale, sposato con figli, non pratico sport estremi, non sono mai apparso in TV o sui giornali, non faccio parte di minoranze associazioni partiti, non frequento persone importanti ecc. ecc. |
Inviato da: noarell
il 03/02/2010 alle 22:42
Inviato da: frater63
il 30/06/2009 alle 16:14
Inviato da: frater63
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