attimi fuggenti

13 gennaio 2009: noi e gibran


"i vostri figli non sono figli vostri.sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,e benché vivano con voi non vi appartengono.potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:essi hanno i loro pensieri.potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:la vita procede e non s'attarda sul passato.voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.l'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco". ...io non amo particolarmente le citazioni, ma alcune, a volte, mi richiamano pensieri e riflessioni. come questa, famosissima, usatissima, di gibran sui figli.volevo dirti, bambino mio, che ogni sera, mentre dormi, io vengo ad ascoltare il tuo respiro, ti accarezzo i capelli arruffati, seguo il tuo profilo con un dito (questa, una volta, la cantava baglioni) e penso che sei una freccia che potrà volare molto in alto e molto lontano, che a volte cadrà, che a volte si stancherà, che poi saprà ripartire con una carica vitale sempre nuova. una freccia che giorno dopo giorno si possa fortificare attraverso questo amore che mi scoppia dentro il cuore.la tua mamma arco