Schiele.Piili.Irocka
...ovvero, quando una cosa a tre non è necessariamente porno.« Messaggio #7 | Una cosa a tre ! » |
Quella sera si era fatta carina. Ma tutto si sentiva, fuorché carina.
Ultimo vespro di quell'estate che sul morire non l'aveva fatta stare bene. Di norma l'avrebbe passato con gli amici ad augurarsi il meglio che potesse loro capitare. Non sarebbe andata così stavolta. Le cose non potevano susseguirsi sempre alla stessa maniera, e lei questo doveva capirlo, sebbene faticasse.
Le aspettative erano delle più deludenti, ma si era detta che tanto valeva tentare per una volta e d'altra parte Lola aveva bisogno di qualcuno accanto a sé. Aveva pensato a quante volte aveva o avrebbe avuto bisogno lei di un amico. Questa era stata l'unica motivazione ad invogliarla ad andare, e quindi a stare male lei al posto di qualcun'altro. E riflettendoci aveva capito, anche se lo sapeva già, che non c'era premio di consolazione nell'immolarsi. Da sempre gli sforzi non venivano retribuiti adeguatamente. Mai. E avrebbe continuato ad essere così. Almeno per quelli come lei.
Lola era versatile. Ecco com'era. Adattabilissima al riflesso degli altri. Era un bene? Un male? Avrebbe dovuto ammirarla per questo? Ecco perché Lola quella sera era riuscita a ridere, malgrado tutto. Malgrado la compagnia. Lei no, invece. Solo sguardi di falsa intesa.
Lola non se ne accorgeva? Non riusciva a vedere quanto quella gente fosse profondamente sconsolata - o forse era lei? Credeva che le volessero bene? Per loro la presenza di Lola era poi tanto indispensabile? Che necessità c'era di urlare per strada, di fare i finti sbronzi, o gli sballati irrefrenabili? Cos'era quello? Ai suoi occhi quelle erano persone talmente aliene da farla nauseare della birra e da farle passar la voglia di condividere anche una sola boccata di joint in loro compagnia.
Voleva piangere e basta. Era inutile continuare a dirsi che le cose in fondo non andavano male. No. Quella serata era la prova di quanto in effetti niente andasse bene o come lei avrebbe voluto. Neanche più il male fisico le faceva paura. Varebbe solo voluto essere come il funambolo di quella canzone che per tutta la sera le era rimbombata in testa. Trovare il suo equilibrio in cielo, aver paura di cadere solo quando a terra. Perennemente innamorato della sua fune.
Lei invece della sua fune non riusciva neanche a scorgere l'altro capo e sotto di essa nessuna rete, né sguardi rivolti verso l'alto.
Ratti Della Sabina - Il Funambolo
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Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 17:28
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il 25/12/2007 alle 23:21
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il 18/12/2007 alle 10:12
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il 12/10/2006 alle 16:33
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il 12/10/2006 alle 14:38